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I pirati approdano anche in Svizzera

La nota bandiera sventola anche nella Confederazione wikipedia

Domenica a Zurigo è nato il primo «Partito dei pirati» della Confederazione: l'obiettivo del movimento – che si rifà a quello più celebre presente in Svezia – è rafforzare la protezione della sfera privata in Internet e lottare contro i diritti d'autore.

Il terreno d’azione di questi moderni pirati non è il classico mare, bensì la grande rete mondiale. «È giunto il momento di agire contro chi vuole mettere i cittadini sotto tutela», figura sulla pagina Facebook del neocostituito gruppo.

I pirati svizzeri denunciano segnatamente la «mancanza di sensibilità nei confronti dei valori democratici». A questo proposito, essi considerano le richieste politiche di proibire i videogiochi violenti come «l’inizio di una triste serie di iniziative da parte del parlamento e del governo».

Christian Riesen – uno dei fondatori del movimento in Svizzera – critica anche la piattaforma di controllo informatico della Confederazione: quest’ultima mette all’indice circa 500 siti, prevalentemente a carattere pedopornografico e razzista.

Secondo Riesen «una censura di tipo statale non costituisce la soluzione ideale». Anzi: tale scelta sarebbe addirittura controproducente, poiché i siti in questione beneficiano di maggiore visibilità. A suo parere, sarebbe molto meglio imporre ai gestori dei server di eliminare i contenuti problematici.

Monopoli e brevetti nel mirino

«In Svizzera non esiste un partito che si occupa dei crescenti attacchi alla sfera privata e alla libertà dei cittadini. Questa constatazione ci ha spinti ad agire», spiega Riesen a swissinfo.ch. Di conseguenza, aggiunge il 29enne informatico, il nuovo movimento si rivolge «praticamente a ogni abitante della Confederazione».

Riesen precisa: «La posta in gioco non riguarda soltanto Internet o lo scambio dei file, bensì i diritti fondamentali della persona. Lo Stato, non il cittadino, deve essere trasparente». Tra le priorità del partito figurano la libertà di scambiare musica, giochi, film e programmi informatici, la lotta contro i monopoli e i brevetti così come un allentamento del diritto d’autore.

Nulla contro gli artisti

Christian Riesen puntualizza che il Partito dei pirati non intende nuocere agli artisti: «A nostro parere non sussiste alcun conflitto tra il diritto d’autore e i diritti fondamentali del cittadino. Non vogliamo privare gli artisti del loro reddito». In realtà, aggiunge, il movimento auspica un cambiamento dell’attuale modello d’affari nel settore: «Il diritto d’autore nella sua forma attuale è superato e deve quindi essere cambiato».

Oggigiorno, afferma Riesen, la principale fonte di reddito degli artisti non è costituita dalla vendita dei CD: i concerti e il merchandising sono infatti molto più lucrativi. Pertanto, il diritto d’autore arricchisce soprattutto l’industria musicale, e non gli artisti stessi.

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Visione diversa

La Società svizzera per i diritti degli autori musicale (Suisa) non condivide le argomentazioni di Christian Riesen: «La protezione delle opere frutto dell’intelletto e della creatività costituisce un diritto umano fondamentale», dichiara Martin Wüthrich, portavoce dell’associazione. In quest’ottica, fa notare, il diritto d’autore è tutelato da numerosi accordi internazionali.

Una composizione musicale è protetta fino a settant’anni dopo la morte dell’autore. Secondo Wütrich, questa misura – unitamente alla rendita della Suisa – rappresenta per gli artisti una forma di previdenza pensionistica.

«Danneggiano la collettività»

Anche l’industria musicale critica il Partito dei pirati: «Le loro rivendicazioni non danneggiano soltanto gli interessi dei creatori di opere culturali, ma anche dell’intera collettività», dice Wilfried Haferland in rappresentanza della sezione svizzera della Federazione internazionale dei produttori di fonogrammi.

Secondo Haferland, infatti, se la musica diventasse gratuita, «non vi sarebbe più alcun interesse a realizzarla, e quindi non verrebbe più prodotto nulla a beneficio della società».

Pirati fiduciosi

Il Partito dei pirati non si lascia scoraggiare dalla scarsa considerazione di cui hanno finora beneficiato nella Confederazione. «Penso che otterremo un grande successo in Svizzera e che riusciremo a convincere molte persone», afferma Riesen, confortato nella sua convinzione dal fatto che tre quarti della popolazione elvetica utilizza Internet.

L’esempio svedese aumenta l’ottimismo dei pirati rossocrociati: in occasione delle elezioni europee di giugno, il partito – particolarmente apprezzato dagli elettori compresi tra 18 e 30 anni – ha conquistato un seggio al parlamento europeo, con il 7,1% delle preferenze.

Corinne Buchser, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

The Pirate Bay è un sito internet svedese nato del 2003 come emanazione di un laboratorio d’idee contrario alla nozione di copyright.

Indipendente dal 2004, la piattaforma diventa rapidamente uno dei principali siti che aiuta gli utenti a cercare e scaricare file di tipo BitTorrent, uno dei protocolli più popolari per trasferire contenuti come brani musicali, film e videogiochi. Stando ai dati più recenti, The Pirate Bay conta circa 22 milioni di utenti.

I responsabili di Pirate Bay sono stati condannati il 17 aprile a un anno di prigione. Il tribunale – accogliendo la richiesta dell’accusa – ha condannato il sito a versare 30 milioni di corone (2,7 milioni di euro) di danni e interessi all’industria del disco, del cinema e dei videogiochi.

Secondo i giudici, i responsabili sapevano che il sito era utilizzato come ausilio per scopi illegali, ma non ha fatto nulla per impedirlo. Di conseguenza, essi sono stati ritenuti «complici nella messa a disposizione di file illegali».

Il Partito dei pirati esiste anche in Germania, Danimarca, Finlandia, Francia, Austria, Pologna, Spagna e Svizzera.

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