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I radicali optano per l’apertura all’Europa

Per il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, i bilaterali non minacciano l'dentità svizzera. Keystone

Il Partito liberale radicale dice sì senza esitazioni a Schengen e Dublino e all'estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi UE.

Riuniti sabato a Soletta, i delegati del partito hanno seguito le raccomandazioni del consigliere federale Hans-Rudolf Merz, che ha invitato la Svizzera a non isolarsi dall’Europa.

Il Partito liberale radicale (PLR) si schiera quasi all’unanimità in favore degli accordi di Schengen e Dublino, e per l’estensione della libera circolazione delle persone ai dieci nuovi stati dell’UE, oggetti contro cui è stato lanciato il referendum e che con ogni probabilità saranno sottoposti a votazione popolare.

Un sì senza esitazioni

Riuniti in assemblea a Soletta, i delegati hanno chiaramente seguito le indicazioni degli ambienti economici, distanziandosi così dall’Unione democratica di centro (UDC), che sette giorni prima aveva dato indicazioni opposte.

Se presso l’UDC i temi in discussione hanno messo in luce l’esistenza di profonde differenze interne, il PLR si è mostrato per una volta molto compatto: il decreto federale per l’estensione della libera circolazione è stato approvato con 253 sì, 1 no e 1 astensione, mentre l’adesione agli spazi di Schengen e Dublino è passata con 219 voti contro 4.

I presenti hanno seguito le indicazioni del mondo economico, secondo cui l’apertura ai mercati dell’est europeo porterà dei benefici alle imprese elvetiche, mentre un suo rifiuto metterebbe in causa anche la prima serie di accordi bilaterali già approvata dal popolo.

Da parte sua l’accordo di Schengen permetterà di avere accesso alla banca dati europea sui ricercati e aumenterà la sicurezza, mentre quello di Dublino avrà come effetto una diminuzione del 20 per cento delle domande d’asilo.

Attacco all’UDC

In attesa di sapere dove avrà luogo l’assemblea che eleggerà all’inizio di marzo la nuova guida del partito – sono in lizza il capogruppo parlamentare Fulvio Pelli e il suo collega consigliere nazionale lucernese Georges Theiler – i lavori a Soletta sono stati aperti dalla presidente ad interim Marianne Kleiner, che ha subito affrontato il problema dell’integrazione europea.

La Svizzera – ha detto – ha un «interesse vitale» a collaborare con l’UE e il partito liberale radicale è fermamente intenzionato ad insistere sulla via bilaterale.

La consigliera nazionale del cantone Appenzello ha stigmatizzato la posizione dell’UDC, rea a suo avviso di costruire un muro attorno al paese: dicendo «no» alla libera circolazione delle persone il partito di Ueli Maurer si è giocato gli ultimi punti di credibilità in materia di politica economica, ha aggiunto Kleiner.

«Abbiamo un interesse vitale a vedere i mercati mondiali aperti ai prodotti svizzeri, a poter reclutare specialisti in altri paesi, a collaborare nella ricerca dei criminali e nella protezione dell’ambiente», ha detto la presidente ad interim.

L’UE è lungi dall’essere perfetta, ma è un mercato di 450 milioni di persone che accoglie il 60% delle esportazioni elvetiche. Secondo Kleiner il no dell’UDC all’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi stati dell’UE è quindi un no all’economia.

Ma la presidente ad interim non ha risparmiato le critiche neppure al Partito socialista (PS), che «reclama a gran voce l’adesione all’Unione europea», ma che non è pronto ad accettare le conseguenze concrete.

«La Svizzera non deve isolarsi»

Praticamente identici i contenuti del discorso del consigliere federale Hans-Rudolf Merz, secondo cui la Svizzera non deve isolarsi. «La storia dimostra che i muri sono controproducenti e che i perdenti sono sempre quelli che li hanno eretti», ha detto il ministro radicale.

A suo avviso i bilaterali bis non minacciano né l’identità elvetica, né la democrazia diretta, né il federalismo o la nostra moneta. Al contrario, portano dei vantaggi. L’UE è in movimento perpetuo: chi si ferma viene distanziato. «Voglio risparmiare alla Svizzera questa triste sorte», ha aggiunto.

L’assemblea ha visto anche il ritorno sulla scena pubblica di Rolf Schweiger, il consigliere agli stati zughese che il 5 novembre scorso aveva rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente radicale, dopo appena sei mesi di attività, perché colpito dalla sindrome del «burn out», l’esaurimento per motivi professionali.

swissinfo e agenzie

L’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone ai dieci nuovi paesi dell’Unione europea è combattuta dalla destra antieuropeista e in particolare dall’Unione democratica di centro e dall’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI).

Contro la libera circolazione si sono schierati anche alcuni settori dell’estrema sinistra, che temono il dumping salariale e sociale.

I due schieramenti hanno lanciato due referendum distinti.

L’UDC, assieme all’ASNI e ad altri partiti di destra ha lanciato un referendum anche contro l’adesione della Svizzera agli accordi di Schengen (sicurezza) e Dublino (asilo).

Il termine per la raccolta delle 50’000 firme necessarie al successo dei referendum scade in entrambi i casi il 31 marzo. Se i referendum riescono, la votazione potrebbe aver luogo il 5 giugno.

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