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I soldati svizzeri in missione all’estero saranno armati

L'invio di truppe svizzere all'estero sarà tuttavia vincolato ad un mandato dell'ONU o dell'OSCE Keystone

Il Consiglio nazionale ha approvato la revisione parziale della legge sull'esercito e sull'amministrazione militare. Sicuro il referendum contro il progetto di armare le truppe svizzere impegnate in missioni di pace all'estero.

Con 107 voti contro 53, il Nazionale si è allineato all’idea che l’invio di truppe svizzere in missioni di pace potrà essere ordinato solo sulla base di un mandato dell’ONU o dell’OSCE. Questa formulazione ha il pregio di limitare chiaramente gli impegni della Svizzera, ha osservato Jean-Claude Vaudroz (PPD/GE) a nome della commissione.

In un primo tempo, il Nazionale aveva previsto che per l’invio di truppe svizzere all’estero per la promozione della pace sarebbe bastato l’accordo degli Stati interessati. Secondo Toni Eberhard (PPD/SZ) la definizione più restrittiva è un chiaro segnale per il rispetto della neutralità in vista della probabile votazione popolare.

Fernand Cuche (Verdi/NE) e Valérie Garbani (PS/NE) avrebbero voluto spingersi oltre. Per loro la legge doveva parlare di «mantenimento» e non di «promozione» della pace. Inoltre avrebbe dovuto escludere esplicitamente l’uso offensivo della forza.

La loro proposta è però stata respinta con 106 voti contro 57. La legge già vieta la partecipazione ad azioni di combattimento destinate a imporre la pace. Il ministro della difesa Adolf Ogi ha ripetuto di non essere assolutamente intenzionato a superare questa disposizione. Tuttavia – ha detto Ogi – «i nostri contributi internazionali sono incompleti se non partecipiamo attivamente al mantenimento della pace». E per il Presidente della Confederazione «attivamente» significa anche garantire la protezione delle proprie truppe.

Interrogato da Barbara Haering (PS/ZH), Adolf Ogi ha detto d’essere disposto a esaminare la possibilità d’istituire una commissione extra-parlamentare chiamata a seguire le missioni armate. «Ma – ha detto Ogi alla deputata zurighese – smettetela di di usare il referendum quale arma di ricatto».

In ogni caso, il referendum è già deciso dalla stessa UDC del Presidente della Confederazione, nonché dall’Azione per una Svizzera indipendente e neutrale (ASIN). Anche Josef Zisyadis (PdL/VD) ha annunciato il sostegno della propria formazione, mentre i Verdi sarebbero tentati di fare altrettanto.

Il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) e altre organizzazioni pacifiste e di sinistra hanno annunciato in un comunicato che nei prossimi giorni formeranno un comitato referendario. La votazione federale dovrebbe intervenire nel primo semestre del 2001.

La legge autorizza le truppe impegnate in missioni internazionali ad armarsi per la propria difesa. Non fissa però il tipo d’armamento. Questa competenza è lasciata al Consiglio federale, che decide sull’armamento necessario di caso in caso.

Il governo avrà anche la competenza d’ordinare le missioni. Per l’invio di oltre 100 militari o per una durata di oltre tre settimane occorrerà l’autorizzazione del parlamento. In casi urgenti, quest’autorizzazione potrà essere data anche in un secondo tempo. Per gli interventi militari minori, il Consiglio federale dovrà prima consultare le commissioni parlamentari di politica estera e di politica di sicurezza.

swissinfo e agenzie

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