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I timori sulla Conferenza di pace in Ucraina arrivano nel Parlamento svizzero 

Collegamento con Zelensky nel Parlamento svizzero.
Volodimir Zelensky davanti al Parlamento svizzero a Berna nel giugno 2023. Keystone / Peter Klaunzer

La Svizzera non ha invitato ufficialmente la Russia alla conferenza di pace prevista sul Bürgenstock. Un errore? Si chiedono alcune personalità politiche nel Parlamento federale. Quanto più la Russia si oppone con veemenza alla conferenza di pace in Ucraina, tanto più l’errore diventa evidente. 

Tutto ebbe inizio il 15 giugno 2023 nel Parlamento svizzero. Volodimir Zelensky si rivolse ai e alle parlamentari tramite un videomessaggio: “Vi invito a organizzare un vertice mondiale sulla pace”. L’invito fu una sorpresa. In quel momento quasi nessuno sapeva come affrontarlo. 

La Svizzera sta assumendo una posizione troppo unilaterale? 

Il desiderio del presidente ucraino si è ora realizzato. Esattamente un anno dopo, il 15 giugno 2024, la Svizzera accoglierà oltre 70 nazioni alla “Conferenza sulla pace in Ucraina”. Le delegazioni discuteranno la questione sul Bürgenstock, un’altura scoscesa nella Svizzera centrale che si affaccia sul Lago dei Quattro Cantoni. 

Il Bürgenstock, Svizzera centrale
Il Bürgenstock si trova nel Canton Nidvaldo, nella Svizzera centrale. Keystone / Urs Flueeler

A 70 chilometri di distanza, nel Parlamento federale a Berna, i e le responsabili della politica estera sono sempre più alla ricerca di risposte a domande fondamentali: la Svizzera sta assumendo una posizione troppo unilaterale? Perché non ha invitato la Russia? E a cosa serve, in definitiva, questa conferenza senza la Russia?

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L’equilibrismo svizzero 

La neutrale Svizzera è stata messa alla prova dalla guerra di aggressione russa in Ucraina fin dall’inizio. Da un lato, ha dovuto posizionarsi, all’interno dell’alleanza degli Stati europei, dalla parte del diritto internazionale, e cioè con l’Occidente. Vi sono state pressioni da parte dell’Unione europea (UE) e degli Stati Uniti 

D’altro canto, il piccolo e ricco Paese ha sempre difeso il suo ruolo speciale di nazione neutrale, citando la sua tradizione di possibile mediatore di pace. Ora la Svizzera può realizzare ed enfatizzare questo ruolo. 

In precedenza, importanti Paesi partner avevano criticato la Svizzera, a volte anche duramente. Una delle accuse era che la nazione delle banche non tracciasse i beni russi, o che proibisse ad altri Paesi di fornire all’Ucraina armi svizzere acquistate decenni fa.  

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Distanza neutrale 

Quanto sia stato delicato l’equilibrio della Svizzera nel conflitto ucraino lo si può vedere nei rapporti del Governo con Volodimir Zelensky stesso. Per non offendere la Russia, un anno fa il Governo elvetico si è astenuto dal partecipare al discorso del capo di Stato ucraino in Parlamento. Ha mantenuto una distanza neutrale e non ha reagito. 

Volodimir Zelensky con Ignazio Cassis
Volodimir Zelensky con il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis in Svizzera, gennaio 2024. con il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis in Svizzera, gennaio 2024. Keystone / Alessandro Della Valle

Sei mesi dopo, però, quando Zelensky ha visitato la Svizzera nel gennaio 2024, il Consiglio federale non aveva solo adottato la sua idea. Se ne era appropriato, anche se era chiaro che Zelensky stava usando questo vertice per promuovere il proprio piano di pace in 10 punti e stava cercando di ottenere il sostegno internazionale. 

Il rimprovero di Lavrov a New York 

Il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis ha capito poco dopo come questo fosse stato accolto a Mosca dal suo omologo russo Sergei Lavrov, mentre i due si trovavano a New York. Nel corso di un incontro durato un’ora, Lavrov ha criticato aspramente la conferenza di pace, definendola unilaterale. 

Sergei Lavrov stringe la mano a Ignazio Cassis
Sergei Lavrov e Ignazio Cassis a New York, gennaio 2024. EDA

La Russia non voleva un invito e non lo avrebbe mai accettato, avrebbe detto Lavrov al ministro degli esteri svizzero, secondo alcune fonti di Palazzo federale, sede del Parlamento e del Governo nazionale, intervistate da SWI swissinfo.ch. Il Consiglio federale ha quindi deciso di non formulare un invito ufficiale, per non irritare ulteriormente la Russia dopo il rimprovero di Lavrov a New York. 

“Senza la Russia, si può lasciar perdere”, afferma sinteticamente Lukas Reimann, esperto di politica estera dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Il suo partito aveva già boicottato il discorso di Zelensky in Parlamento e aveva criticato la conferenza fin dall’inizio. Il collega democentrista Franz Grüter aggiunge: “Questa conferenza sul Bürgenstock non ha nulla a che vedere con i buoni uffici della Svizzera. Se così fosse, entrambe le parti sarebbero coinvolte”. 

“Il punto più basso della politica estera svizzera” 

Grüter vede la conferenza come un punto basso della politica estera svizzera. Dopo tutto, il lavoro di pace e i buoni uffici comportano una “diplomazia della navetta”, colloqui e consultazioni, spiega. Tale procedura richiede tempo e non avviene in pubblico. “Ma questa conferenza è stata annunciata pubblicamente fin dall’inizio e c’era una pressione di tempo. È stata organizzata in modo scorretto”. 

“È chiaro che la Russia ha violato il diritto internazionale e quindi non può imporre alcuna condizione. Ma un invito sarebbe stato dovuto”.

Nicolas Walder, consigliere nazionale dei Verdi

“È davvero un approccio originale da parte del consigliere federale”, afferma Nicolas Walder del partito dei Verdi, “ha annunciato la conferenza senza conoscere i partecipanti”. L’esperto di politica estera dei Verdi considera un errore anche il fatto che la Svizzera non abbia invitato la Russia “formalmente e senza condizioni”. “È chiaro che la Russia ha violato il diritto internazionale e quindi non può imporre alcuna condizione. Ma un invito sarebbe stato dovuto, se non altro per rendere giustizia a coloro che ancora tentennano”. Tuttavia, il consigliere nazionale ecologista è convinto che questa conferenza si inserisca perfettamente nella tradizione delle iniziative di pace svizzere. 

“La Svizzera è sinonimo di pace” 

“La Svizzera è l’unico Paese al mondo che sta facendo qualcosa per la pace”, afferma Laurent Wehrli, politico del Partito liberale radicale (PLR, destra) e presidente della commissione Affari esteri del Consiglio nazionale. “Naturalmente non vi sarà la perfezione”, afferma. “È ovvio che il 15 giugno non ci sarà la pace”. 

Ma in un momento in cui Francia e Germania stanno addirittura legalizzando il bombardamento della Russia con le loro armi, la Svizzera mostra una strada diversa, quella della pace. 

Contro-conferenza sul Bürgenstock 

Nelle ultime settimane, la Russia ha fatto ogni sforzo per dipingere la Conferenza sul Bürgenstock come unilaterale. Ha inoltre sfruttato la sua rinnovata influenza presso le principali economie emergenti per esercitare pressioni affinché si tengano alla larga dalla Svizzera. 

Con successo: Cina e Brasile hanno annunciato l’intenzione di organizzare una propria conferenzaCollegamento esterno, “con una partecipazione paritaria di tutte le parti e una discussione equa di tutti i piani di pace”. 

Poco dopo, i media hanno riportato la notizia che la Cina non parteciperà alla conferenzaCollegamento esterno e che il capo di Stato brasiliano Lula da Silva rifiuterà l’invito della Svizzera. Si tratta di una battuta d’arresto per gli sforzi elvetici di coinvolgere i più importanti Paesi emergenti; il ministro degli esteri Ignazio Cassis si era recato in Cina e in Brasile proprio a questo scopo. 

Cassis stringe la mano a Li Qiang
Ignazio Cassis a Pechino con il primo ministro cinese Li Qiang, febbraio 2024. EDA

È stato comunque un successo per la Russia, come ha detto Sergei Lavrov subito dopo l’incontro con Cassis: “L’unico obiettivo della conferenza è invitare il maggior numero possibile di partecipanti all’evento”. Si punta soprattutto a una foto congiunta in segno di sostegno alla “formula Zelensky”. 

“È strano che la Cina e il Brasile abbiano finora dato il benservito alla conferenza”, afferma Nik Gugger, esperto di politica estera del Partito evangelico svizzero (PEV, centro). Dopo tutto, il Brasile sarebbe molto interessato a un accordo di libero scambio con la Svizzera e anche la Cina vuole rinnovare l’accordo esistente. “È quindi ancora più gradito che l’India voglia venire in Svizzera con una delegazione di alto livello”, aggiunge. 

Secondo l’esperto di politica estera, la diplomazia elvetica cercherà fino alla fine di convincere Russia e Cina a partecipare. 

Zelensky stringe la mano al parlamentare parlamentare Nik Gugger.
Il parlamentare Nik Gugger con Volodimir Zelensky a Berna, nel 2024. Keystone / Alessandro Della Valle

“Naturalmente, avremmo preferito avere i numeri uno di Russia, Cina e Stati Uniti, perché la pace è possibile solo con la Russia”, afferma Elisabeth Schneider-Schneiter, consigliera nazionale del Centro.  In termini di realpolitik, è meglio prendere posizione in questa guerra e tenere la conferenza piuttosto che non parlare affatto di pace, afferma Schneider-Schneiter. Per la deputata, la difesa del diritto internazionale e dei valori occidentali da parte della Svizzera, dopo l’attacco russo, è giusta e naturale. “È in gioco anche la sicurezza della Svizzera”, aggiunge. 

Lobbying con tutti i mezzi 

In questi ultimi giorni prima della Conferenza, la diplomazia svizzera continua a fare pressioni per ottenere il massimo coinvolgimento possibile a livello mondiale. Sta facendo un braccio di ferro con la Russia, che considera ogni cancellazione un successo. Molti in Parlamento considerano l’alto livello di allerta di Mosca come un segnale che dimostra quanto la Conferenza sul Bürgenstock sia importante in questo momento. 

Non è solo la Russia a cercare il proprio tornaconto, facendo ad esempio pressione con le forniture di gas. Anche la Svizzera sta partecipando a questi colloqui con la prospettiva di accordi commerciali o trattati economici, affermano alcuni/e parlamentari con buone connessioni nella diplomazia svizzera. 

Il Sud globale, attore importante  

Anche i Paesi del Sud globale sono al centro di questa azione di lobbying. Fin dall’inizio, la Svizzera ha puntato sulla loro partecipazione e li ha invitati deliberatamente. “È importante che la Svizzera offra a quei Paesi, che per troppo tempo non hanno potuto partecipare a queste conferenze su un piano di parità, l’opportunità di dire la loro”, afferma Sibel Arslan, consigliera nazionale dei Verdi e vicepresidente della Commissione della politica estera. 

La Russia ha tutto l’interesse a espandere la propria influenza nel Sud globale. La politica è convinta che la Svizzera stia dando un contributo per contrastare questa tendenza. 

A cura di Benjamin von Wyl 

Traduzione dal tedesco di Sara Ibrahim. Revisione di Luigi Jorio. 

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