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Il caso Verda-Cuomo approda al Gran Consiglio ticinese

Il vice presidente del Gran Consiglio ticinese, il democristiano Fulvio Pezzati in un'immagine del marzo dello scorso anno Keystone

Sono passati più di tre mesi da quando il defunto presidente del governo ticinese Buffi dichiarava in Gran Consiglio che era stato aperta una inchiesta penale contro alti magistrati. Adesso il Parlamento costituisce una commissione d'inchiesta.

Lunedì l’argomento ritorna quindi in Gran Consiglio dopo un’estate calda che ha cambiato il Ticino. Non solo perché ormai si sa che un giudice, il Presidente del Tribunale penale cantonale Franco Verda, sarà processato per ripetuta violazione del segreto d’ufficio, corruzione passiva e favoreggiamento, in relazione ai suoi rapporti con il presunto contrabbandiere delle sigarette Gerardo Cuomo, ma anche perché si è scoperto tutto una retroscena di comportamenti illeciti, oppure discutibili . Sono finiti in carcere preventivo e stati rilasciati oltre a Verda sua moglie Desirée Rinaldi ed il figlio di Cuomo, Marco. Sono tuttora in carcere il funzionario giurista del Dipartimento istruzione e cultura, Alberto Zoppi, autore di diverse lettere anonime in relazione al caso Cuomo-Verda ed il suo amico-parente-legale Francesco Moretti, che si vantava presso la malavita italiana di avere relazioni preferenziali nell’amministrazione cantonale, per ricevere dei permessi di soggiorno in Ticino. Nel suo studio legale di Lugano gli inquirenti hanno trovato la bellezza di 10 milioni di franchi in contanti. Anche un altro legale, Marcello Quadri, legato professionalmente a Desirée Rinaldi ha visto le mure delle celle pretoriali.

Marcello Quadri non è più oggetto di alcuna procedura penale

In data 20 dicembre 2012, il Ministero pubblico del Canton Ticino ha emesso un decreto di abbandono in merito il procedimento penale per truffa e riciclaggio di denaro nei confronti di Marcello Quadri.

Il Ticino da “Terra di artisti” è forse diventato “Terra di mafiosi” si chiedono in tanti? Il governo, tramite la sua nuova presidente Marina Masoni, ha promesso di trovare tutte le “mele marce”. E così adesso si lavora su diversi livelli per far chiarezza.

La magistratura ha avviato un’ inchiesta per analizzare la situazione dal punto di vista penale. Tre avvocati esterni all’amministrazione sono stati incaricati dal Consiglio di Stato a far luce sulla procedura, che ha permesso al boss italiano Gerardo Cuomo di soggiornare in Ticino per quattro anni dopo la scadenza del permesso di dimora. Devono pur verificare se esistano altri casi analoghi in Ticino. Parallelamente il Gran Consiglio vuole costituire una propria “Commissione d’inchiesta sulle procedure di rilascio dei permessi di dimora e di lavoro”. Questa commissione sarà creata sicuramente lunedì in Gran Consiglio, visto che tutti i gruppi sono d’accordo. Per evitare doppioni con la commissione amministrativa questa commissione parlamentare dovrebbe avere un approccio piuttosto politico alla vicenda.

Il rapporto del giurista cantonale Corti ha già dato qualche spunto per questa inchiesta, visto che parte del dossier Cuomo girava fra l’avvocato Fulvio Pezzati, capogruppo PPD e legale di Cuomo, e l’allora capo dipartimento Alex Pedrazzini, pure PPD. Ed é proprio il PPD a trovarsi maggiormente sotto pressione in relazione alla vicenda. Per lunedì è attesa una dichiarazione in Gran Consiglio di Fulvio Pezzati. Si aspetta la sua rinuncia come vice-presidente del Gran Consiglio, dopo che persino il presidente nazionale del PDC Adalbert Durrer, ha affermato che è impensabile che Pezzati diventi primo cittadino del Cantone. Fatale per l’avvocato e parlamentare di Stabio è stata soprattutto la sua partecipazione, nel maggio 1999, al battesimo della figlia di Cuomo, che ha avuto luogo a Lugano, nonostante un divieto di entrata in Svizzera per Cuomo.

Sarebbe comunque troppo facile interpretare tutta la vicenda solo in una chiave PPD. Zoppi, per esempio, è stato presidente dei giovani liberali. E non si deve dimenticare che in altri scandali troviamo persone di tutti i partiti, cominciando da Giuliano Bignasca con i suoi debiti, oppure la vicenda Cardio centro, che coinvolge in prima persona l’oncologo Tiziano Mocetti (PLR), che nonostante la pressione del suo partito, non ha ancora lasciato il suo seggio in Gran Consiglio.

Anche il PS ha le sue pecore nere. La denuncia di un suo esponente, politicamente attivo a Bellinzona che lavorava alla Società ticinese per la cura dell’alcolismo e fatturava i suoi clienti in proprio, non getta buona luce sui socialisti.

Un certo Ticino, scrisse Saverio Snider recentemente sul “Corriere del Ticino”, negli ultimi anni forse ha perso il senso fra lecito ed illecito. Non tutto ciò che non viola il Codice penale è moralmente opportuno. Perciò, oltre alle singole persone che devono trarre le dovute conseguenze per il loro comportamento, tutta la società ticinese deve interrogarsi.

Gerhard Lob, Lugano

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