Prospettive svizzere in 10 lingue

Il dibattito sulla neutralità infiamma la Svizzera

A metà luglio, Micheline Calmy-Rey aveva stigmatizzato le reazione disproporzionata di Israele contro il Libano (nella foto un quartiere di Beirut) Keystone

L'idea di una candidatura elvetica per un seggio al Consiglio di sicurezza dell'ONU e di inviare truppe svizzere in Libano ha ulteriormente ravvivato il dibattito sulla neutralità.

La destra spara a zero sulla ministra degli esteri socialista Micheline Calmy-Rey e sulla sua «politica estera attiva».

«Non immischiatevi nelle querele straniere!»: questo il consiglio che San Nicolao della Flüe dava ai suoi compatrioti confederati nel 1481. Oggi, la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey la pensa diversamente.

Sostenitrice di una «politica estera attiva», la socialista ginevrina nelle ultime settimane ha dapprima criticato l’intervento israeliano in Libano, poi non ha escluso l’invio di soldati svizzeri nel paese dei cedri e lunedì, infine, ha lanciato l’idea di una candidatura della Svizzera per un seggio al Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Questi episodi sono solo gli ultimi di una lunga serie. Da quando nel 2002 è stata eletta in governo ed ha assunto le redini del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), Micheline Calmy-Rey ha moltiplicato le iniziative diplomatiche: iniziativa di Ginevra (sul conflitto israelo-palestinese), consiglio dei diritti dell’uomo, cristallo della Croce Rossa o ancora indipendenza del Kosovo.

Cambiamento di stile

Per anni contraddistinta da una riservatezza estrema, la politica estera svizzera si è fatta insomma ambiziosa.

«La diplomazia pubblica implica che all’abituale discrezione che contraddistingue la discussione o la negoziazione di accordi tra governi si sostituisca un’informazione aperta sulle nostre posizioni, quale strumento di pressione nei negoziati», dichiarava Micheline Calmy-Rey nel discorso pronunciato 100 giorni dopo il suo insediamento in Governo.

Il cambiamento di stile è però ben lungi dal fare l’unanimità. Dopo le sue dichiarazioni contro Israele, molti l’hanno accusata di non aver rispettato la neutralità. La ministra degli esteri ha risposto sottolineando che la Svizzera, in qualità di Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra, ha il dovere di denunciarne le violazioni. Un atteggiamento approvato anche dall’ex presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa Cornelio Sommaruga.

Contro l’attivismo della ministra degli esteri è insorta in particolare l’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice). Martedì, questo partito ha avanzato le proposte – poi respinte dalla commissione di politica estera della Camera bassa – di impedire l’invio di soldati svizzeri in Libano (ipotesi che mercoledì il governo ha comunque almeno per il momento scartato) e di obbligare DFAE e Governo a consultare le commissioni di politica estera delle due Camere, prima di esprimersi su temi che riguardano la neutralità.

Iniziativa allo studio

Riferendosi all’idea di una candidatura elvetica al Consiglio di sicurezza, uno dei principali esponenti dell’UDC, lo zurighese Christoph Mörgeli, ha dichiarato che ciò sarebbe incompatibile con la neutralità della Svizzera, poiché questo organo decide su guerra e pace.

L’UDC sta del resto valutando di lanciare un’iniziativa popolare per ancorare il rispetto della neutralità nella Costituzione. «In materia di politica estera, la Svizzera deve fare un passo indietro», ha spiegato il presidente del partito Ueli Maurer.

Critiche sono piovute anche dai ranghi del Partito liberale radicale (PLR), che ha puntato il dito contro la «politica degli annunci» di Micheline Calmy-Rey. Secondo il partito della destra vicina all’economia, il governo si preoccupa di questioni di retorica e di stile al posto di pensare agli atti.

Neutralità sì, ma attiva

«Per certe persone, la Svizzera non dovrebbe dire e fare nulla; e io dovrei nascondermi sotto il tavolo. Queste persone hanno una visione statica della neutralità», ha dal canto suo dichiarato Micheline Calmy-Rey in un’intervista alla Basler Zeitung.

«Tacendo e rimanendo passivi – ha aggiunto – non possiamo tutelare i nostri interessi e quindi neanche la nostra sicurezza e il nostro benessere».

«La neutralità rappresenta un grosso vantaggio. I nostri partner internazionali sanno che essendo uno Stato neutrale la Svizzera non ha ‘un’agenda nascosta’».

Intervistato dalla Radio della Svizzera tedesca, l’ambasciatore svizzero all’ONU Peter Maurer stima che non vi sia «nessuna contraddizione» tra l’impegno della Svizzera per la pace o i diritti umani e la neutralità. «Già nel 2003 – ricorda inoltre Maurer – il governo ha detto che un’eventuale partecipazione della Svizzera al Consiglio di sicurezza dovrà essere a un determinato momento considerata».

Una tempesta in un bicchier d’acqua, quindi? «No – sottolinea Maurer – questo dibattito riflette le preoccupazioni su come deve essere interpretato l’impegno della Svizzera nei forum internazionali. Penso sia un buon segno per la cultura politica del nostro paese».

swissinfo, Daniele Mariani

Nel 1515, i confederati sono sconfitti a Marignano. La battaglia segna la fine della politica militare della Confederazione elvetica. Il 20 novembre 1815, la neutralità perpetua della Confederazione è ufficialmente sancita dal Congresso di Vienna.

Nei rapporti internazionali, neutralità significa la non partecipazione a conflitti armati tra Stati. La neutralità svizzera si contraddistingue per tre caratteristiche: è stata scelta liberamente, è permanente ed è armata.

Nel 1993, il governo svizzero ha abbandonato il principio di neutralità “integrale” e ha riconosciuto per la prima volta che esso non si applica alle sanzioni decise dall’ONU, poiché queste non possono essere assimilate ad un conflitto tra Stati.

Questo cambiamento di dottrina è messo alla prova per la prima volta nel 1999. La NATO non riceve l’avallo formale dell’ONU per intervenire in Kosovo. La Svizzera vieta quindi il sorvolo del suo territorio agli aerei della NATO.

Recentemente, dopo le polemiche scoppiate in seguito alle prese di posizione della ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, il governo ha incaricato il Dipartimento degli esteri di elaborare un rapporto sulla neutralità, il quarto in 15 anni.

I più letti
Quinta Svizzera

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR