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Il divieto dell’obbligo di vaccinazione sonoramente bocciato

ago in un braccio
Keystone / Christian Beutler

L'iniziativa "Per la libertà e l'integrità fisica" è stata respinta domenica dal 73,7% degli elettori e degli elettrici, stando ai risultati definitivi.

L’elettorato svizzero era chiamato alle urne questo fine settimana per la quarta volta per una tematica collegata alla pandemia di coronavirus. E per la quarta volta i cittadini e le cittadine hanno seguito le raccomandazioni del Governo e della maggioranza del Parlamento.

Se in occasione della terza votazione, nel giugno del 2023, quasi il 62% degli elettori e delle elettrici aveva rinnovato la fiducia al Consiglio federale per la sua gestione della crisi sanitaria, accettando la legge Covid-19, contro la quale era stato lanciato un referendum, questa volta la proporzione è stata più massiccia.

Il 73,7% dei cittadini e delle cittadine recatisi alle urne ha infatti respinto l’iniziativa popolare denominata “Per la libertà e l’integrità fisica”.

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Il netto “no” popolare è stato accolto con soddisfazione dalla Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità, che ha definito l’iniziativa “inutile” e “disonesta”.

La bocciatura – ha sottolineato l’organo di coordinamento sanitario intercantonale – dimostra che il testo non affrontava un “problema reale”.

Il comitato all’origine dell’iniziativa non si dà dal canto suo per vinto: “Stiamo valutando se lanciarne una nuova”, ha dichiarato a Keystone-ATS Richard Koller. Una possibilità sarebbe quella di formulare il testo in modo più preciso. Una seconda opzione è di lavorare a un’iniziativa parlamentare.

Iniziativa lanciata in piena pandemia

Lanciata nel corso della pandemia in reazione alle restrizioni decise dal Governo, l’iniziativaCollegamento esterno promossa dal Movimento svizzero per la libertà stipulava che “gli interventi nell’integrità fisica o psichica di una persona necessitano del suo consenso”. Il testo precisava anche che “la persona interessata non può essere punita né subire pregiudizi sociali o professionali per aver rifiutato di dare il suo consenso”.

Anche se nel testo dell’iniziativa non si parlava a chiare lettere di vaccinazione, era proprio questa ad essere nel mirino del comitato promotore.

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Quando l’iniziativa era stata lanciata, verso la fine del 2020, non esisteva ancora un vaccino contro la Covid-19. In seguito, quando questo è stato sviluppato, per un certo periodo il Governo ha imposto alcune restrizioni alle persone non vaccinate. In particolare, non potevano entrare in certi locali pubblici, ad esempio i ristoranti, senza presentare un test negativo.

Una situazione intollerabile per una parte della popolazione e per chi ha promosso l’iniziativa. “Né la politica, né l’industria farmaceutica, né le organizzazioni internazionali devono decidere cosa finisce nel nostro corpo”, si legge sul sito del Movimento per la libertà. Un altro argomento accampato da questo movimento – che non fornisce nessuna prova – è che in futuro saranno impiantanti dei chip sottocutanei nella popolazione.

Solo l’UDC sosteneva l’iniziativa

Tra i grandi partiti, solo l’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) sosteneva l’iniziativa.

“Esiste già un diritto alla libertà personale, in particolare per quanto concerne l’integrità fisica e mentale – ha dichiarato nel corso della campagna il consigliere agli Stati UDC Pirmin Schwander. Tuttavia, durante la pandemia questo diritto è stato limitato e violato. Per questo è necessario un complemento alla Costituzione”.

Argomenti che non hanno fatto breccia né in Governo e Parlamento prima, né tra l’elettorato questo fine settimana.

“Già oggi nessuno può essere vaccinato senza il suo consenso”, ha sottolineato il Governo, annotando che il diritto all’integrità fisica e psichica è già sancito dalla Costituzione e può essere “limitato solo per motivi molto importanti e alle condizioni stabilite dalla Costituzione stessa”.

Inoltre, l’iniziativa – sostenevano i contrari – avrebbe comportato probabilmente ricadute anche in altri ambiti, ad esempio per le attività di polizia.

“Se la si prende alla lettera, non si potrebbe più prelevare del DNA su una persona sospetta senza il suo consenso”, aveva rilevato il consigliere nazionale socialista Baptiste Hurni durante i dibattiti.

Obbligo vaccinale non del tutto escluso

In realtà, l’obbligo di vaccinazione non è del tutto escluso in Svizzera. La Legge sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano stipula infatti all’articolo 22Collegamento esterno che “se esiste un pericolo considerevole, i Cantoni possono dichiarare obbligatorie le vaccinazioni di gruppi di popolazione a rischio, di persone particolarmente esposte e di persone che esercitano determinate attività”.

Un passo che durante la pandemia nessuna autorità cantonale aveva intrapreso. Al contrario di alcune istituzioni e aziende.

A Ginevra, ad esempio, da settembre 2021 ad agosto 2022 l’Ospedale universitario aveva imposto l’obbligo vaccinale a tutto il nuovo personale assunto.

La compagnia aerea Swiss aveva da parte sua licenziato 150 membri d’equipaggio che avevano rifiutato il vaccino. Un caso su cui la giustizia svizzera dovrà fare chiarezza. Alcune delle persone licenziate hanno infatti denunciato il loro ex datore di lavoro, asserendo che la misura – seppur contemplata dal contratto collettivo del personale di cabina – era disproporzionata. Il tribunale zurighese competente non si è ancora pronunciato.

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