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Il governo unito in vista del 25 settembre

Ben tre i ministri, Micheline Calmy-Rey, Joseph Deiss e Christoph Blocher (a destra), per il lancio della campagna Keystone

Tre consiglieri federali lanciano la campagna del «sì» per la votazione sull'estensione della libera circolazione delle persone ai 10 nuovi paesi membri dell'UE.

La Svizzera è in grado di affrontare i rischi legati ad una maggiore apertura del mercato del lavoro, assicurano i ministri.

Un rifiuto dell’estensione della libera circolazione delle persone potrebbe far cadere tutti gli accordi bilaterali conclusi finora con l’Unione europea (UE). Temendo «pesanti conseguenze» politiche ed economiche, i consiglieri federali Joseph Deiss, Micheline Calmy-Rey e Christoph Blocher sono scesi lunedì in campo per sostenere il «sì» il 25 settembre prossimo.

Diversamente da altre volte, anche Christoph Blocher non si è trincerato dietro la solita frase «il Consiglio federale vi invita ad accettare l’oggetto in votazione». Il ministro di giustizia e polizia, anche se ha messo in guardia contro un’eccessiva euforia, si è detto convinto «che si debba avere il coraggio di compiere questo passo».

Grazie al rafforzamento delle misure di accompagnamento, «abbiamo i mezzi per lottare contro il dumping salariale», ha dal canto suo sottolineato il ministro dell’economia Joseph Deiss.

Un maggior numero di ispettori controlleranno il rispetto delle condizioni salariali e di lavoro minime. I contratti collettivi di lavoro che fissano dei salari minimi potranno essere resi più facilmente obbligatori.

D’altro canto Joseph Deiss ha sottolineato che l’estensione della libera circolazione delle persone rappresenta un’opportunità per l’economia svizzera.

Le aziende svizzere avranno accesso ad un mercato di circa 75 milioni di potenziali consumatori. La Svizzera può sperare in un aumento del suo PIL dello 0,2-0,5%, con un giro d’affari addizionale di 1-2 miliardi di franchi.

Più opportunità per turismo e agricoltura

Un «sì» il 25 settembre equivale anche ad offrire la possibilità a vari settori, come il turismo o l’agricoltura, di reclutare una manodopera poco qualificata di cui hanno assolutamente bisogno, ha osservato il ministro dell’economia. Quanto agli svizzeri, essi potranno lavorare nei paesi dell’Europa orientale, i cui mercati sono «molto dinamici».


Se il popolo rifiutasse l’estensione della libera circolazione, le conseguenze potrebbero essere pesanti, sia dal punto di vista politico che economico. L’UE non accetterebbe una discriminazione nei confronti di certi paesi membri, ha sottolineato dal canto suo Micheline Calmy-Rey.

A causa della «clausola ghigliottina», ha ricordato la ministra degli esteri, gli altri sei accordi dei bilaterali I diventerebbero lettera morta e il bilaterali II, tra cui Schengen e Dublino, potrebbero essere rimessi in discussione.

In caso di no il 25 settembre, la Svizzera sarebbe dunque obbligata a trovare una nuova intesa con Bruxelles. Senza conoscere né i tempi né i risultati di tali nuovi negoziati.

«E nulla fa pensare che la Svizzera sarebbe in grado di ottenere condizioni più vantaggiose di quelle attuali», ha insistito la responsabile della diplomazia elvetica.


swissinfo e agenzie

Il popolo svizzero si esprimerà il 25 settembre 2005 sull’estensione della libera circolazione.
Nell’ambito del referendum sono infatti state raccolte 92’901 firme valide.

Il 1° maggio 2004, data dell’allargamento dell’Ue, gli accordi bilaterali del 1999 sono stati estesi automaticamente ai nuovi Stati membri, tranne quello sulla libera circolazione delle persone.

Per quest’ultimo è stata quindi concordata una regolamentazione transitoria specifica, volta ad aprire, progressivamente e in modo controllato, il mercato del lavoro svizzero ai nuovi Stati membri dell’Ue.

Le limitazioni (priorità ai lavoratori indigeni, contingentamento, verifica delle condizioni salariali e lavorative) potranno essere mantenute fino al 30 aprile 2011.

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