Il Parlamento si accorda per un congedo maternità
L'Assemblea federale ha trovato un accordo: in futuro le donne lavoratrici avranno 14 settimane di congedo maternità, finanziato con l'Indennità perdita di guadagno.
Escludendo le madri adottive, la camera alta ha eliminato le differenze con l’altra ala del Parlamento. Ma si aspetta il referendum da destra.
La Svizzera avrà forse presto un’assicurazione maternità. Sono quasi 60 anni che la Costituzione ne prevede l’introduzione, ma tutti i progetti presentati nelle scorse legislature, si sono arenati in Parlamento o, alle urne, non hanno trovato il favore del popolo.
Ma se tradizionalmente era la sinistra a difendere la necessità di un sostegno finanziario che permettesse alle lavoratrici di poter conciliare lavoro e maternità, oggi anche in campo borghese si riconosce la necessità di questo strumento.
Negli ultimi anni, la natalità è fortemente scesa e le donne sono sempre più intergrate nel mondo del lavoro, questo impone un ripensamento. Negli ultimi anni il Parlamento ha anche stanziato dei crediti per la creazione di asili nido.
Il progetto finale
Sopprimendo oggi l’ultima divergenza con l’altra ala del Parlamento, il Consiglio degli Stati ha portato a compimento il progetto di un congedo di 14 settimane pagate con le indennità per perdita di guadagno (IPG).
Rinunciando, con 21 voti contro 12, all’inclusione nel progetto delle madri adottive, i senatori hanno però sensibilmente aumentato le probabilità di successo in votazione, evitando lo scacco del 1999.
Il progetto di congedo maternità prevede che, dalla nascita di un figlio, le madri che hanno alle loro spalle almeno cinque mesi di attività lucrativa percepiranno per 14 settimane un’indennità giornaliera equivalente all’80 per cento del loro salario. Escluse sono invece le donne che adottano un bambino. Questa scelta, difesa in una precedente lettura dai rappresentanti dei cantoni, è stata eliminata per togliere all’opposizione un ulteriore argomento.
Indennità per perdita di guadagno
Dopo il fallimento alle urne del ’99, il parlamentare radicale Pierre Triponez era tornato all’attacco con una mozione. La sua proposta prevedeva una versione molto più modesta di assicurazione maternità, finanziata con l’Indennità di perdita di guadagno (IPG). Il progetto che esce ora segue direttamente questo modello e non necessita dunque la costituzione di una struttura per raccogliere e distribuire le rendite.
Attualmente hanno diritto a questo tassello delle assicurazioni obbligatorie, le persone che prestano servizio nell’esercito svizzero – servizio militare femminile, servizio della Croce Rossa e servizi d’aiuto inclusi -, nel servizio civile o nella protezione civile, i partecipanti ai corsi federali e cantonali per monitori di «Gioventù e Sport».
Fissando le aliquote a cui si avrà diritto, i deputati hanno pure deciso di aumentare le indennità delle reclute e delle persone tenute a svolgere servizio nella protezione civile.
Le spese supplementari sono quantificate a 545 milioni di franchi l’anno, di cui 483 a favore delle nuove madri. Il tasso dell’IPG potrebbe dunque venir aumentato: dallo 0,4% del salario lordo, allo 0,5%.
Opposizione
Il compromesso raggiunto giovedì ha raccolto una larga maggioranza parlamentare. Democristiani, radicali e socialisti sostengono ora questo modello.
Unica eccezione fra i partiti di governo: l’Unione democratica di centro (UDC) ha promesso il referendum per affossare questo ulteriore progetto che è ritenuto ancora troppo caro e non desiderato dalla popolazione. L’ultima parola spetterà dunque al popolo.
swissinfo e agenzie
È dal 1945 che la Costituzione federale prevede la creazione di un’assicurazione maternità. Ma il popolo ha più volte rifiutato le leggi d’applicazione. L’ultima volta nel 1999.
Anche questo progetto minimo di cui beneficeranno solo le donne con un lavoro da oltre cinque mesi, dovrà passare alle urne: l’Unione democratica di centro ha già annunciato il referendum.
Per il partito di destra, il finanziamento dell’assicurazione pesa in maniera eccessiva sulle casse pubbliche e il voto del 1999 avrebbe dimostrato che ili popolo non vuole un ulteriore ampliamento del sistema sociale.
L’UDC accetta solamente una compensazione per le otto settimane minime in cui vige il divieto di lavoro per le partorienti.
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