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Il popolo svizzero potrebbe rifiutare l’ampliamento delle autostrade

autostrada vista dall'alto
Il progetto di ampliamento concerne sei tratte, che sarebbero allargate a tre corsie. Keystone / Anthony Anex

A meno di due settimane dalla votazione federale del 24 novembre, la maggioranza dell’elettorato svizzero respingerebbe la proposta di ampliare parte della rete autostradale, stando al secondo sondaggio della SSR. Il “no” è evidente anche tra chi risiede all’estero.  

Il sostegno all’ampliamento della rete autostradale in Svizzera continua a perdere terreno.  

Se un mese fa il progetto era sostenuto da una debole maggioranza, la situazione si è ora ribaltata. Il 51% dell’elettorato è infatti contrario, mentre la proporzione di persone favorevoli è del 47% e il 2% sono indecise, stando al secondo sondaggio della Società svizzera di radiotelevisione SSR, condotto dall’istituto gfs.bern e pubblicato mercoledì. 

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Anche il sostegno tra coloro che vivono all’estero è crollato. Nel primo sondaggio, la diaspora era sorprendentemente molto più favorevole al piano delle autorità per alleviare la congestione del traffico rispetto al popolo svizzero nel suo insieme. Ora la cosiddetta Quinta Svizzera è divisa: la metà è favorevole e l’altra metà è contraria. 

Questa tendenza è più in linea con il comportamento di voto degli svizzeri e delle svizzere all’estero, che tendono a essere più ecologici. “Forse hanno avuto più tempo per informarsi sulla questione”, sostiene la politologa del gfs.bern Martina Mousson, per spiegare il calo del sostegno al progetto di legge tra la Quinta Svizzera. 

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La formazione dell’opinione è più avanzata sull’ampliamento delle autostrade rispetto alle altre questioni sottoposte a votazione. Gli esperti e le esperte di gfs.bern notano una forte polarizzazione: l’elettorato del Partito socialista (PS), dei Verdi e del Partito verde-liberale (PVL, / centro) è contrario al progetto, mentre quello vicino ai partiti di destra è favorevole.  Sono contrari anche coloro che non hanno fiducia nel Governo. 

“È interessante notare che la differenza delle intenzioni di voto tra uomini e donne si è accentuata nel corso della campagna elettorale, osserva Martina Mousson. Una grande maggioranza di donne intende votare ‘no’, mentre la maggioranza degli uomini intende votare ‘sì’”. 

Malgrado un chiaro spostamento dell’opinione verso il “no”, è ancora difficile prevedere quale sarà l’esito del voto. “Dipenderà molto dalla mobilitazione dei sostenitori del progetto adesso che si giunge in dirittura d’arrivo”, afferma Martina Mousson. 

Per il secondo sondaggio in vista delle votazioni federali del 24 novembre 2024, l’istituto gfs.bern ha intervistato 10’358 elettori ed elettrici tra il 28 ottobre e il 7 novembre. Il margine di errore è compreso tra +/-2,8 punti percentuali. 

Maggioranza a favore del finanziamento uniforme delle prestazioni sanitarie

Anche il “sì” al finanziamento uniforme dei servizi sanitari (EFAS) ha perso un po’ di terreno (-7%), ma rimane maggioritario. Il 54% dell’elettorato è ancora favorevole al progetto sostenuto dalla maggioranza del Parlamento e dal Governo, mentre il 37% è contrario. Una percentuale significativa di persone intervistate (9%) è ancora indecisa, probabilmente a causa della complessità del progetto. 

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Il divario tra destra e sinistra si è ampliato: chi sostiene il PS è più chiaramente nel campo del “no” rispetto al primo sondaggio, mentre chi è vicino ai partiti di destra è favorevole alla riforma. 

“Il campo del ‘sì’ ha un leggero vantaggio”, osserva Lukas Golder di gfs.bern. Tuttavia, rimane cauto sull’esito del voto, sottolineando che gli argomenti dei sindacati contro il progetto sembrano avere una forte presa su alcune fasce della popolazione. “Se chi si oppone vuole vincere, dovrà convincere le persone indecise”, riassume. 

Tutto quello che c’è da sapere sulla riforma del finanziamento delle prestazioni sanitarie:

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Incertezza sulle norme più severe in materia di subaffitto 

Anche il sostegno ai due emendamenti alla legge sulla locazione è crollato nel corso della campagna elettorale. 

Tuttavia, secondo il sondaggio della SSR, la maggioranza relativa dell’elettorato (50%) è ancora favorevole a condizioni più severe per il subaffitto, mentre il 47% è contrario e il 3% non ha ancora deciso. 

Il fronte del “no” ha guadagnato nove punti percentuali, mentre quello del “sì” ne ha persi 14. Secondo i politologi e le politologhe dell’istituto gfs.bern, ciò mostra una chiara tendenza verso un rifiuto. La tendenza è simile tra l’elettorato della Quinta Svizzera, anche se questo è più ampiamente favorevole. 

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Chi si oppone vede la riforma come una minaccia per la protezione degli inquilini e ritiene sufficiente le attuali restrizioni sul subaffitto. Chi è favorevole, invece, fa leva sui problemi posti dal subaffitto tramite piattaforme online. 

Per saperne di più sulla revisione del diritto di locazione:

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Verso il “no” alla facilitazione della disdetta del contratto di locazione 

Il quadro è più chiaro per quanto riguarda l’altra revisione della legge sulla locazione, che renderebbe più facile per la persona che affitta rescindere il contratto se vuole utilizzare l’immobile per bisogni personali. 

Il 53% delle persone intervistate intende respingere questa revisione, mentre il 44% è favorevole e il 3% è indeciso. Come nel caso del primo testo, il campo del “no” è chiaramente aumentato con il progredire della campagna.  

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Anche in questo caso, secondo gfs.bern, la riforma viene interpretata come un attacco alla protezione di chi è in affitto. In un Paese in cui gli inquilini e le inquiline rappresentano circa il 60% della popolazione è quindi probabile che la proposta venga respinta il 24 novembre.   

Fiducia nelle autorità ai minimi storici 

Con l’avanzare della campagna elettorale, la percentuale di “no” è aumentata per le quattro questioni sottoposte al voto. Questa tendenza non corrisponde al normale modello di formazione dell’opinione sui progetti delle autorità. 

Secondo Lukas Golder, ciò è indicativo della perdita di fiducia dell’elettorato nei confronti del Governo e del Parlamento. “La fiducia non è mai stata così bassa dal 2018”, afferma il politologo. 

La sfiducia nelle autorità può essere spiegata da diversi fattori, secondo gli specialisti e le specialiste dell’istituto. “Le numerose sconfitte nei referendum federali di quest’anno probabilmente non aiutano”, osserva Lukas Gloder. 

Martina Mousson nota anche che le consigliere e i consiglieri federali hanno partecipato alla campagna in maniera molto discreta. Cita l’esempio del ministro dell’economia Guy Parmelin, che ha sostenuto quasi a malincuore le riforme del diritto di locazione, affermando che inizialmente il Governo non vedeva nessuna ragione per cambiarlo.  

+ Il nostro dibattito sull’ampliamento della rete autostradale (nelle opzioni cliccate sui sottotitoli in italiano):

Articolo a cura di Samuel Jaberg

Traduzione di Daniele Mariani

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