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Il segreto bancario perde pezzi

Keystone

Il principato di Andorra ha annunciato giovedì che abolirà il segreto bancario, il Liechtenstein vuole renderlo molto meno impermeabile e il Belgio rinuncia all'euroritenuta. Il ministro delle finanze svizzero Merz ha ammesso che ora la situazione per la Confederazione si fa più difficile.

La pressione internazionale sul segreto bancario comincia a portare i suoi frutti. Giovedì mattina, il governo del Liechtenstein ha pubblicato una dichiarazione in cui si dice disposto a collaborare non solo in casi di frode fiscale, ma anche di evasione e propone agli Stati interessati di concludere accordi bilaterali, in primis Germania e Gran Bretagna.

Il Principato ha indicato di voler accettare gli standard in materia di trasparenza e di scambio di informazioni prescritti nella convenzione fiscale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Anche se accetta di cooperare, il Liechtenstein non vuole tuttavia rinunciare completamente al segreto bancario. Questo principio non sarà però più invocato quando un cliente si rende colpevole di evasione fiscale.

“Questa dichiarazione ci permette di contribuire a una soluzione comune nell’intento di rendere possibile un’imposizione effettiva nel caso di richieste dall’estero”, ha detto Otmar Hasler, capo del governo uscente, in una conferenza stampa a Vaduz. “Il testo – ha aggiunto – deve anche permettere di considerare l’interesse legittimo dei clienti della nostra piazza finanziaria”.

Rimanere immobili è rischioso

“Certo, vi saranno dei clienti che decideranno per un’altra piazza finanziaria”, ha dichiarato il principe Aloïs, dicendosi però convinto che questi cambiamenti in fin dei conti ne attireranno dei nuovi.

“Allo stato attuale delle cose, sarebbe fatale rimanere immobili e non procedere a nessun cambiamento”, gli ha fatto eco il primo ministro designato Klaus Tschütcher. Il vertice del G20 è infatti ormai alle porte e verosimilmente durante il summit che si svolgerà a Londra il 2 aprile saranno presi dei provvedimenti contro i paesi considerati non cooperativi in materia fiscale

I negoziati per un accordo con la Germania inizieranno già venerdì. Ai clienti sarà offerta la possibilità di appianare la loro situazione con l’erario, probabilmente attraverso un’amnistia fiscale parziale.

In dicembre, il Principato aveva già siglato un’intesa con gli Stati Uniti per lo scambio di informazioni in caso di delitti fiscali e aveva fatto concessioni sul segreto bancario.

Andorra va più in là

Inserito come il Liechtenstein (e come Monaco) sulla lista dei paradisi fiscali, il Principato di Andorra è dal canto suo andato ancora più in là, annunciando di voler abolire il segreto bancario entro novembre 2009.

Il primo ministro, il liberale Abert Pintat, si è impegnato a fare approvare dal governo entro il 15 novembre un progetto in tal senso. Con questa mossa, il piccolo Stato dei Pirenei spera così di essere tolto dalla lista ‘nera’ delle oasi fiscali.

Non appena approvata la legge, il Principato proporrà ai suoi partner, e “prima di tutto alla Francia”, di firmare un accordo bilaterale di scambio di informazioni fiscali. In febbraio, il presidente francese Nicolas Sarkozy (che è anche coprincipe di Andorra) aveva dichiarato di voler “riesaminare le relazioni” che Parigi intrattiene con Andorra e Monaco.

Sempre giovedì, il Belgio ha annunciato da parte sua che dall’anno prossimo rinuncerà alla cosiddetta ‘euroritenuta’ per le persone non residenti che dispongono di un conto bancario. Questo sistema di imposta alla fonte è applicato anche in Austria, in Lussemburgo e in Svizzera.

Il Belgio, che rischiava di ritrovarsi sul banco degli imputati nella riunione del G20, si allineerà così a tutti gli altri paesi europei, che in materia fiscale procedono allo scambio di informazioni.

“Situazione più difficile”

In Svizzera le reazioni a questi annunci sono state all’insegna della prudenza. L’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) e economiesuisse, la federazione mantello delle imprese elvetiche, hanno ribadito la loro opposizione allo scambio automatico di informazioni.

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha ammesso che ora “la situazione potrebbe essere più difficile”.

Il consigliere federale ha affermato di voler analizzare la decisione del governo del Liechtenstein prima di prendere una decisione su un’eventuale introduzione degli standard dell’OCSE.

Domenica, Merz e i suoi omologhi di Lussemburgo e Austria si sono detti pronti ad avviare un “dialogo costruttivo” con la comunità internazionale per ridefinire meglio la frontiera tra frode ed evasione fiscale e per migliorare la lotta contro i delitti fiscali.

Tra le possibilità è stata evocata l’applicazione del modello di convenzione fiscale dell’OCSE, sul modello di quanto fatto giovedì dal Liechtenstein. A più riprese, Merz si è pure detto disposto ad avviare negoziati per estendere anche ad altri Stati, in particolare gli Stati Uniti, l’accordo sulla tassazione del risparmio (euroritenuta). Una strada, questa, che rischia però di essere in salita, poiché l’accordo attualmente in vigore con l’UE dovrà essere rinegoziato e Bruxelles vorrà con ogni probabilità applicare criteri molto più severi.

swissinfo e agenzie

Il segreto bancario è strettamente associato all’immagine della Svizzera. La letteratura e il mondo del cinema sono ricchi di esempi di personaggi senza scrupoli che depositano i loro soldi sporchi nelle casseforti elvetiche.

Il segreto bancario non è però una specificità esclusivamente svizzera; altri paesi dispongono di dispositivi più o meno restrittivi.

Europa. Belgio, Lussemburgo e Austria sono nel mirino della Commissione europea, la quale vorrebbe impedire agli Stati membri di invocare il segreto bancario per rifiutare di fornire informazioni ad un paese terzo che ne fa richiesta.

Principati. L’OCSE considera Andorra e Monaco dei «paradisi fiscali non cooperativi», mentre il Liechtenstein collabora con Bruxelles dal giugno 2008.

Gran Bretagna e Stati Uniti. Il segreto bancario è limitato, ma questi stati dispongono di satelliti (Jersey, Isole Cayman, Isola di Man, Bahamas,…) in cui la regolamentazione è nettamente meno severa.

Asia. Le autorità di Singapore hanno recentemente accennato un passo in direzione del Consiglio d’Europa e dell’OCSE. Per il caso di Hong Kong, la Cina non ha per ora reagito agli appelli dell’UE per una maggiore trasparenza.

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