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Il sistema di Dublino favorirà la Svizzera

Keystone

La Convenzione di Dublino, che in Svizzera entrerà nel vivo a dicembre, agevola i paesi interni all'UE e ostacola quelli alla frontiera. Proprio per questo, funziona soltanto in parte e non fa l'unanimità tra gli Stati membri.

Se tutto procederà secondo i piani, in dicembre la Confederazione sarà integrata definitivamente nello spazio di Schengen e Dublino che include – unitamente ai paesi membri dell’Unione Europea – anche Norvegia e Islanda.

L’obiettivo dell’accordo di Dublino è di ostacolare il cosiddetto “turismo dell’asilo”: un richiedente l’asilo potrà inoltrare domanda in uno solo dei paesi firmatari. In caso di rifiuto, non potrà più tentare la sorte in un altro stato.

Per poter funzionare, questo sistema si basa su due pilastri: una banca dati e la definizione di standard minimi per la concessione dell’asilo. Dal 2003, vengono così registrate nel sistema Eurodac le impronte digitali di tutte le persone sopra i 14 anni che hanno inoltrato una domanda di asilo o che sono entrate illegalmente in un paese.

Grazie a questa misura, è cresciuto il numero di casi scoperti di richieste l’asilo presentate a più riprese: dal 7% nel 2003 a quasi il 17% nel 2005. Una tendenza che dovrebbe naturalmente verificarsi anche in Svizzera, dal momento in cui le autorità avranno accesso al sistema Eurodac.

Ciò significa che se una domanda d’asilo viene respinta in uno degli stati firmatari, la Svizzera può rinviare il richiedente nel paese in cui è transitato per primo e viceversa. Stando all’Ufficio dell’integrazione, dunque, visto che da un punto di vista geografico la Confederazione non è un classico paese di primo asilo, il numero di richiedenti l’asilo dovrebbe diminuire.

Quali vantaggi per la Svizzera?

In pratica, la Svizzera sarà dunque privilegiata nel sistema di Dublino. Il fatto che nella maggioranza dei casi è responsabile il paese in cui il richiedente è transitato per primo, sfavorisce gli stati ai confini meridionale e orientale dell’Unione Europea. La Confederazione dovrebbe dunque trattare soltanto i casi di persone giunte per via aerea o per ricongiungersi col parentado.

Va da sé che Bruxelles ha varato queste disposizioni senza pensare alla Svizzera: la sua posizione privilegiata nel sistema di Dublino è infatti una conseguenza indiretta e tardiva di una decisione precedente dell’Unione Europea. Se la Confederazione potrà effettivamente approfittare di questa sua posizione, dipende prima di tutto dal reale funzionamento dell’accordo.

Nessuno sgravio per la Germania

“Complessivamente, dal 2003 il sistema Eurodac ha funzionato bene”, scrive la Commissione europea a metà 2007 in un rapporto di valutazione. I dati raccolti mostrano tuttavia un quadro ben più complesso. In Lussemburgo e in Islanda i casi trattati sono diminuiti di un quinto nel 2005, mentre nei paesi al confine orientale – come Polonia, Slovacchia, Lituania e Lettonia – dal 10 fino al 19%.

Contrariamente ad ogni aspettativa invece, l’accordo di Dublino non ha portato alcuno sgravio a Germania e Austria. Per quanto concerne gli Stati al confine sud, le procedure di asilo sono senza dubbio aumentate, quasi sempre sotto la soglia 5% e dunque più bassa rispetto alle aspettative.

Questa tendenza è dovuta in gran parte al rilevamento mancante o tardivo delle richieste di asilo e delle entrate illegali. Una prassi criticata aspramente dalla commissione, che non ha però voluto citare i paesi “incriminati”.

Assegnazione di diritto?

I paesi al confine meridionale ritengono profondamente ingiusto doversi sobbarcare l’onere di tutti i clandestini che giungono sul loro territorio via mare. Una critica condivisa anche dal Consiglio europeo per i rifugiati (ECRE). “In questo modo, le regioni di frontiera vengono messe eccessivamente sotto pressione”, ammonisce l’ECRE. “Spesso infatti questi paesi non sono in grado di garantire una protezione e un sostegno idoneo ai richiedenti l’asilo”.

La Commissione europea ha intrapreso un’azione legale contro la Grecia a causa della non conformità delle leggi nazionali al regolamento di Dublino. La Norvegia ha così sospeso tutti gli ordini di riammissione di richiedenti l’asilo verso Atene, perché accusata di violazioni gravi dei diritti dei rifugiati.

Più forte sarà la pressione di Bruxelles sui paesi di frontiera – perché applichino correttamente le normative di Dublino – maggiori saranno le rivendicazioni di questi governi affinché vi sia una più equa distribuzione dei compiti, sia attraverso una chiave di ripartizione dei rifugiati o attraverso una maggiore compensazione finanziaria.

swissinfo, Simon Thönen, Bruxelles
(traduzione e adattamento di Stefania Summermatter)

Il 5 giugno 2005, il popolo svizzero ha approvato l’adesione della Confederazione allo spazio di Schengen e alla convenzione di Dublino, ostacolata da un referendum.

L’accordo di Schengen regola ed agevola la libera circolazione delle persone, grazie in particolare all’abolizione sistematica dei controlli alle frontiere tra gli Stati che lo hanno sottoscritto.

Le polizie e i corpi delle guardie di confine collaborano tra di loro, in particolare grazie al sistema informatico europeo SIS.

I paesi che hanno aderito allo spazio di Schengen hanno pure adottato una regolamentazione comune in materia di visti turistici.

L’accordo di Dublino riguarda invece il diritto d’asilo.

All’interno dell’Unione europea, un richiedente può depositare una sola domanda d’asilo.

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