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Il sistema sanitario deve essere curato, ma qual è il rimedio?

Dipendente della farmacia
Il prezzo elevato dei farmaci venduti in Svizzera è una delle tante voci di spesa che contribuiscono ad appesantire la fattura sanitaria. Christian Beutler / Keystone

Gli svizzeri e le svizzere hanno respinto le ricette del Partito socialista e del Centro per limitare l'aumento dei costi sanitari e l'onere che rappresentano per le famiglie. Tuttavia, alcuni esperti ed esperte ritengono che bisognerà trovare delle soluzioni e ne suggeriscono alcune.

Sia a sinistra che a destra, tutti sono convinti che il sistema sanitario svizzero necessiti di una riforma. Tuttavia, né il Partito socialista (PS) né il Centro sono riusciti a convincere la popolazione con le loro iniziative popolari.

La proposta socialista era di limitare i premi dell’assicurazione malattie al 10% del reddito. Tuttavia, lo spettro dell’aumento delle tasse per finanziare i sussidi aggiuntivi, spesso evocato durante la campagna, ha contribuito a far pendere l’ago della bilancia in favore del no. Quanto all’iniziativa del Centro, era forse troppo vaga per interessare l’elettorato.

Dalla votazione non è quindi scaturita alcuna soluzione. Nei prossimi anni, i costi della sanità continueranno ad aumentare e a mettere a dura prova le finanze delle famiglie più modeste, come abbiamo mostrato in questo articolo.

>> Perché i costi sanitari pesano sempre di più sulle famiglie svizzere?

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La questione dovrebbe quindi rimanere nell’agenda politica. Anche gli esperti e le esperte che abbiamo consultato sono convinti che sarà necessario adottare delle misure e prevedono diversi scenari. “Ci vorranno ancora alcuni anni prima che avvengano dei cambiamenti, ma dovremo agire. Non avremo scelta, perché nessuno è più veramente soddisfatto del sistema”, afferma Stéfanie Monod, docente all’Università di Losanna ed esperta del sistema sanitario svizzero.

Una migliore divisione delle responsabilità

“Ci sarà una marea di iniziative sui costi della sanità”, prevede Monod. Tuttavia, teme che il problema venga affrontato in modo frammentario, mentre è necessaria una riforma di ampio respiro.

A suo avviso, il sistema federalista è superato. “Oggi i Cantoni sono responsabili della sanità. Tuttavia, alcuni aspetti sono regolati a livello federale, in particolare il sistema di assicurazione sanitaria, che determina gran parte dei finanziamenti. Un piccolo Cantone come Appenzello Interno ha quindi le stesse responsabilità in materia di sanità di uno Stato come la Francia”, osserva l’esperta.

Stéfanie Monod è favorevole a una migliore ripartizione delle competenze: “La Confederazione dovrebbe avere maggiori responsabilità”. Ad esempio, la pianificazione ospedaliera e la formazione di chi lavora nel ramo sanitario dovrebbero essere coordinate a livello nazionale. “Al contrario, l’assistenza primaria e il coordinamento delle cure dovrebbero essere di competenza dei Cantoni”, aggiunge.

Sostegno e spese mirati

Jérôme Cosandey, direttore nella Svizzera francese di Avenir Suisse, un think-tank liberale, non condivide questa opinione. Al contrario, ritiene che il federalismo sia un punto di forza per il sistema sanitario. “Ho vissuto a Bombay, una città di oltre 20 milioni di persone. Quando sono tornato in Svizzera, mi sono chiesto se non fosse un lusso incredibile avere 26 cantoni e le loro 26 leggi sanitarie. Poi ho capito che in questo modo potevamo rispondere meglio alle esigenze della popolazione”.

L’esempio è quello dei sussidi concessi alle persone che non sono in grado di pagare i premi dell’assicurazione sanitaria. “Nei cantoni di lingua tedesca, i premi sono generalmente più bassi che nella Svizzera francese, quindi c’è meno bisogno di concedere aiuti. Grazie al federalismo, il sostegno alle famiglie a basso reddito può essere più mirato”, sottolinea.

Per risparmiare, Jérôme Cosandey auspica una maggiore trasparenza sulla qualità dei servizi. A suo avviso, sarebbe meglio concentrarsi su quelli che portano i maggiori benefici per ogni franco investito.

Tuttavia, non è convinto dell’idea, spesso avanzata dagli ambienti liberali, di ridurre la copertura assicurativa obbligatoria. “Il problema non è tanto il catalogo dei servizi, quanto la loro applicazione. Un’operazione all’anca dovrebbe essere coperta dall’assicurazione, questo sembra ovvio, ma è appropriata per un paziente che si trova alla fine della sua vita?”.

Migliorare l’efficienza

Joachim Marti, economista della sanità, ritiene che alcuni aumenti di spesa siano giustificati, perché corrispondono alle priorità della società. “Le persone vogliono essere più sane, hanno aspettative più elevate e la popolazione sta invecchiando. Questo aumenterà i bisogni in futuro”.

Altre spese sono meno giustificate e sono dovute più che altro a una mancanza di efficienza, sottolinea. “Questi sono i costi che dovrebbero essere ridotti. Il Santo Graal è trovare il modo di rallentare la crescita della spesa senza intaccare la qualità dell’assistenza”, spiega Marti. Egli suggerisce una serie di misure concrete. “Un modo sarebbe quello di migliorare la prevenzione, in cui la Svizzera investe poco rispetto ad altri Paesi”, osserva l’esperto. Joachim Marti propone anche un migliore coordinamento delle cure, un controllo più severo dei prezzi dei farmaci e la rinuncia a trattamenti con scarso valore aggiunto.

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Articolo a cura di Samuel Jaberg

Traduzione di Daniele Mariani

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