Il super franco entra nella campagna elettorale
L'apprezzamento del franco ha portato alla ribalta l'economia nella campagna per il rinnovo delle Camere di ottobre. Lo rivela il quinto barometro elettorale della SRG SSR, da cui emerge una tendenziale stabilità delle forze politiche.
Le questioni economico-congiunturali fino a un mese fa non sembravano degne di nota nella campagna per le elezioni federali del 23 ottobre. Ma nel frattempo la crisi dell’euro e del dollaro che ha fatto salire il franco alle stelle ha rimescolato le carte. L’andamento dell’economia svizzera ora preoccupa seriamente l’elettorato.
Certo l’ascesa del franco, non ha avuto l’impatto dirompente della catastrofe di Fukushima sul dibattito politico elvetico, ma ha destato un significativo interesse per questa tematica, precisa Claude Longchamp, direttore dell’istituto gfs.bern, che realizza il barometro elettorale per conto della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR. La crescita di interesse potrebbe essere solo all’inizio.
Il sondaggio, infatti, è stato condotto tra il 25 luglio e il 6 agosto, quando l’impennata del franco era ancora alle prime battute, ha precisato a swissinfo.ch Martina Imfeld, coautrice del barometro. La maggioranza delle interviste sono precedenti al primo intervento, il 3 agosto, della Banca nazionale svizzera (BNS) per contrastare l’apprezzamento del franco. E tutte sono anteriori al secondo, del 10 agosto.
Se la forza del franco dovesse perdurare, le questioni che ruotano attorno a questo problema potrebbero diventare il nuovo grande tema nella fase finale della campagna, ha osservato Longchamp, illustrando i risultati del nuovo barometro elettorale 2011.
La migrazione scavalca l’ambiente
Dopo essere rimaste costantemente il fanalino di coda nei quattro barometri precedenti, le questioni economiche sono ora salite al terzo posto dei “problemi più urgenti che oggi la politica svizzera dovrebbe risolvere”. Sono citati come la prima priorità dal 7% degli intervistati.
La classifica delle priorità è cambiata anche ai vertici della graduatoria. Per la prima volta dopo il disastro nucleare dell’11 marzo in Giappone, la migrazione è tornata in testa, mentre l’ambiente è slittato al secondo posto.
Le questioni legate alla migrazione sono ora citate come il problema più urgente dal 26% degli intervistati, contro il 20% registrato nel rilevamento demoscopico effettuato cinque settimane prima. Al contrario, per l’ambiente questa proporzione è scesa al 16%, contro il precedente 25%. Secondo Longchamp, è il segno tangibile che “si è attutito l’effetto Fukushima”.
Sia l’ambiente sia l’economia sono stati da fattori ciclici. Questi ultimi hanno un influsso di durata limitata sull’opinione pubblica, come già si nota con l’effetto della catastrofe nella centrale nucleare giapponese che sta scemando e quello del super franco che sta lievitando.
Costantemente tematizzate dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), le questioni legate alla migrazione e all’Europa, invece, restano in permanenza fra le priorità dell’elettorato elvetico. Non solo fra quello dell’UDC, dove sono saldamente al primo posto, ma anche fra gli elettorati delle altre formazioni, seppur in ottiche diverse.
La partecipazione non decolla
I cambiamenti nella classifica delle priorità non hanno però modificato la propensione a partecipare alle prossime elezioni federali. Questi temi non mobilitano, ha osservato Claude Longchamp. Esattamente come nell’inchiesta precedente, solo il 46% degli intervistati si è detto intenzionato a votare il 23 ottobre.
Particolarmente scarso è l’interesse dei giovani per il rinnovo del parlamento svizzero. Soltanto il 23% degli intervistati fra i 18 e i 39 anni afferma che voterà di sicuro. La proporzione è del 57% nella fascia fra i 40 e i 64 anni e del 66% in quella dai 65 anni in su.
La polarizzazione non paga più
Globalmente le forze politiche sono rimaste stabili rispetto al sondaggio precedente. Le oscillazioni sono lievi e la graduatoria non cambia. L’UDC resta al primo posto con il 27,4% (-0,1 punti percentuali) e il Partito socialista al secondo con il 18,5% (-0,4). Seguono i due partiti di centro storici – quello liberale radicale (PLR) con il 16,1% (+1,1), quello popolare democratico (PPD) con il 15% (+1,6) –, i Verdi 10,1% (+0,1), i Verdi liberali 4,6% (-0,6), il Partito borghese democratico (PBD, centro, nato nel 2008 da una scissione dell’ala liberale dell’UDC) 2,9% (-0,1).
In confronto alle elezioni di quattro anni fa, perdono terreno il PLR (-1,6 punti percentuali), l’UDC (-1,5) e il PS (-1,0). Sia il PPD sia i Verdi avanzano di 0,5 punti percentuali. I Verdi liberali, fondati nel 2004 a Zurigo e alla loro prima elezione federale nel 2007, realizzano la progressione più consistente, con un aumento di 3,2 punti percentuali.
“La polarizzazione non mobilita più nuovi elettori”: le preferenze di costoro vanno prevalentemente ai due nuovi partiti di centro – ossia Verdi liberali e PBD – e in parte ai Verdi, spiega Longchamp. Se nei due prossimi mesi non subentreranno nuovi eventi che catalizzano l’attenzione dell’elettorato, per il 23 ottobre non si profila alcun terremoto. I due poli – PS e UDC – dovrebbero perdere un po’ di terreno, mentre il centro complessivamente dovrebbe rafforzarsi, ma sarà diviso fra quattro partiti.
Il quinto barometro elettorale della SRG SSR è stato realizzato tra il 25 luglio e il 6 agosto dall’istituto gfs.bern, su un campione rappresentativo di 2005 persone con diritto di voto in tutte le regioni linguistiche del paese. Il margine di errore è del +/-2,2%.
Non sono stati interpellati invece gli svizzeri residenti all’estero, di cui oltre 135’000 sono iscritti nei registri elettorali.
Dall’anno scorso, il Dipartimento federale degli affari esteri non mette infatti più a disposizione degli istituti di ricerche politiche gli indirizzi dei connazionali all’estero, allo scopo di garantire la protezione dei loro dati personali.
Un super franco a fronte di un euro debole, per il 79% degli intervistati porta più svantaggi che vantaggi all’economia elvetica, poiché incide negativamente sulle esportazioni.
D’altra parte, il 59% non ritiene che ciò faccia abbassare i prezzi delle importazioni e delle vacanze all’estero e perciò porti più vantaggi ai consumatori.
Per il 71%, inoltre, fare acquisti all’estero approfittando dell’euro debole, danneggia l’economia svizzera.
Non da ultimo, il 60% considera che il franco forte metta in pericolo posti di lavoro e che le autorità non agiscano abbastanza contro questa minaccia.
Le questioni legate alla migrazione e all’Europa, oltre che fra l’elettorato UDC, sono in prima posizione delle priorità fra gli elettori del PLR e del PPD. Sono al secondo posto fra quelli del PS, dei Verdi liberali e dei Verdi. Tra l’elettorato del PBD, sono al terzo posto delle priorità, mentre al secondo ci sono le questioni ambientali e al primo quelle economiche.
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