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In Cina per consolidare una lunga amicizia

La Cina si prepara alle Olimpiadi 2008, il cui inizio sarà celebrato nello stadio progettato da due architetti svizzeri Keystone

La consigliera federale Micheline Calmy-Rey è partita alla volta della Cina per discutere di relazioni bilaterali e per inaugurare un nuovo consolato elvetico in una delle aree più dinamiche del Paese.

Berna e Pechino intrattengono da parecchi anni una solida collaborazione in vari ambiti. Su un punto però faticano a trovare un terreno d’intesa: i diritti umani.

Dopo l’incontro a Berna, nel mese di febbraio, tra Micheline Calmy-Rey e Li Zhaoxing, la ministra elvetica degli affari esteri ricambia la visita all’omologo cinese.

Dal 26 al 30 ottobre, la consigliera federale visita il Regno di Mezzo per rafforzare i già buoni rapporti tra i due paesi.

A Pechino è previsto un incontro con Li Zhaoxing e il vicepresidente Zeng Qinghong. «Si discuterà di relazioni bilaterali e di questioni attuali di politica regionale», indica a swissinfo Lars Knuchel, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri.

Nella metropoli di Guangzhou (Canton) Calmy-Rey inaugurerà invece il nuovo Consolato generale della Svizzera e incontrerà alti rappresentanti delle autorità locali.

Legami bilaterali

Nonostante una lontananza che non si limita alla sola distanza geografica – basti pensare all’aspetto demografico, economico o ambientale – Svizzera e Cina condividono un proficuo passato di legami bilaterali.

Non solo la Svizzera è stata uno dei primi Stati occidentali ad aver riconosciuto la Repubblica popolare cinese nel 1950, ma è pure stata la prima nazione a concludere una «joint venture» con una ditta locale.

Tramite l’ambasciatore svizzero Pierre-Louis Girard che ne ha guidato le trattative, la Confederazione ha poi partecipato, seppur indirettamente, all’adesione della Cina all’Organizzazione mondiale del Commercio.

Investimenti e turisti

Dopo mezzo secolo di buoni rapporti, Svizzera e Cina sono più che mai concordi nel proseguire sulla via bilaterale. Lo ha affermato anche il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger, quando all’inizio dell’anno ha espresso «la volontà di intensificare ulteriormente i contatti reciproci».

Non potrebbe essere altrimenti. Se da una parte si ammira (con invidia) il boom economico del gigante cinese, dall’altra ci si interessa sempre più al piccolo Stato neutrale in mezzo alle Alpi.

Lo conferma la progressione del flusso commerciale tra i due paesi: dai 4,8 miliardi di franchi del 2003 agli oltre 6 miliardi del 2005. Stessa tendenza per gli investimenti diretti svizzeri in Cina, aumentati del 12% dal 2003 al 2004.

Pechino ringrazia. E ricambia. Due anni fa ha riconosciuto la Svizzera «destinazione turistica approvata», aprendo di fatto le porte elvetiche a milioni di viaggiatori cinesi.

Diritti umani

Tutto bene quindi tra Davide e Golia. Non esattamente: se su economia, finanza, commercio e turismo sono entrambi concordi, le opinioni divergono sui diritti umani ad esempio.

Dall’avvio del dialogo politico sulla questione delle libertà fondamentali nel 1991 sono stati raggiunti interessanti risultati (in materia di giustizia o di sistema carcerario). Ma su alcuni punti il terreno d’intesa è lontano.

La questione tibetana – Pechino occupa militarmente il Tibet dal 1950 – in passato ha rischiato di compromettere la lunga amicizia. Nel marzo 1999, il presidente cinese Jiang Zemin, in visita ufficiale a Berna, era stato accolto sulla piazza federale dai fischi degli esuli tibetani. «Avete perso un buon amico», aveva esclamato in quell’occasione Zemin, rivolgendosi all’allora presidente della Confederazione Ruth Dreifuss.

Il mondo comunque cambia e la Cina pure. Segni di apertura erano stati rivelati dalla stessa Micheline Calmy-Rey, la quale aveva parlato, in riferimento al colloquio sui diritti umani avuto con Li Zhaoxiang otto mesi fa, di un discorso «senza tabù».

swissinfo, Luigi Jorio

La Cina (senza Hong Kong) rappresenta per la Svizzera il maggiore partner commerciale in Asia dopo il Giappone.
Esportazioni elvetiche in Cina: 415 milioni di franchi nel 1990 e 3,1 miliardi di franchi nel 2004.
Importazioni cinesi in Svizzera: 418 milioni nel 1990 e 2,8 miliardi nel 2004.
Investimenti diretti svizzeri in Cina (2004): 203 milioni di dollari.
Circa 300 aziende elvetiche sono presenti sul territorio cinese.

La prima ambasciata elvetica in Cina è stata aperta a Pechino nel 1957.

Dopo il trattato commerciale concluso nel 1974, i due paesi hanno moltiplicato gli accordi economici, culturali e scientifici negli anni Ottanta e Novanta.

In particolare, hanno sottoscritto un accordo per la protezione degli investimenti (1986), la collaborazione scientifica e tecnologica (1989), la doppia imposizione (1990), la protezione dei brevetti (1992) e i fondi di capitali a rischio (1997).

La via bilaterale è stata pure seguita da alcuni comuni svizzeri, che si sono gemellati a città cinesi (Zurigo e Kunming, Lugano e Beihai).

Dopo gli attriti diplomatici emersi nel 1999 a causa della questione tibetana, Svizzera e Cina hanno ristabilito un dialogo politico continuo dalla fine del 2003.

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