In Friuli, ma con la Svizzera nel cuore
Ida Dürst e Rino Borgobello abitano da decenni nei pressi di Udine, ma pensano sempre con affetto e nostalgia alla Svizzera, dove si sono conosciuti e hanno vissuto anni felici.
La famiglia Borgobello ci accoglie calorosamente nell’appartamento di Buja, non lontano da Udine. Appesa alla parete fa bella mostra di sé una bandiera rossocrociata, adornata dalle spille che ricordano gli ultimi incontri in occasione della festa nazionale del 1° agosto.
La signora Ida è infatti presidentessa del Circolo svizzero del Friuli Venezia Giulia (Csvfg), fondato ufficialmente il 23 febbraio 1997 da un gruppo di cittadini elvetici, staccatosi da un’altra associazione della regione. Una volta al mese i membri si ritrovano per una raclette, un’escursione o semplicemente per il piacere di trascorrere una giornata in comune, giocando a carte e chiacchierando.
La signora Ida ci racconta il percorso che l’ha portata a vivere in Italia. «Sono qui da ormai ventinove anni!», risponde. «Dopo esserci conosciuti in Svizzera – dove erano già emigrati i genitori di Rino – e avere abitato in varie zone del paese, ci siamo trasferiti in questa regione, poiché mio marito è friulano».
Due figlie della coppia hanno seguito il medesimo cammino, ma in senso inverso: ora vivono nella Confederazione, mentre il fratello è rimasto nella Penisola. Tutti hanno imparato il tedesco: la madre si è sempre rivolta a loro in questa lingua.
Ritorno in due tappe
«A dire il vero mio marito, che ha frequentato le scuole in Ticino prima di trasferirsi oltre Gottardo, non voleva rientrare in Italia. Poi, però, è arrivato James Schwarzenbach con le sue iniziative contro l’inforestierimento della Svizzera e in seguito Valentin Oehen: ci è quindi sembrato meglio trasferirci a sud», racconta Ida.
Tuttavia, non tutto è filato liscio al primo tentativo: «Siamo partiti da Frauenfeld il 1° aprile del 1976, ovvero poco più di un mese prima del terremoto che ha devastato il Friuli. In settembre ve ne è poi stato un altro. Per questo motivo, abbiamo preferito tornare in Svizzera».
Anche il ritorno in patria non è stato facile. «Ovviamente il posto di lavoro lasciato da Rino era già stato occupato da qualcun altro e non era possibile riaverlo. Di conseguenza, anche perché mio marito ha ricevuto un’offerta come capo officina in una fabbrica friulana, nel 1979 abbiamo traslocato in Italia per la seconda volta e ci siamo stabiliti a Buja», ricorda la signora Borgobello.
I figli prima di tutto
Una volta stabilitisi in Italia, la signora Ida decide di dedicarsi interamente all’educazione dei figli: una scelta di cui non si è mai pentita, anche se ha richiesto sacrifici.
«Ho sempre ritenuto che occuparsi dei bambini dovesse essere la priorità. Quando loro erano a scuola, facevo le pulizie nel nostro condominio e in quello vicino. In caso di malattia dei figli, però, ho sempre disdetto qualsiasi impegno».
«Per me i figli erano più importanti di qualsiasi altra cosa, anche se ciò significa minori entrate finanziarie. Ho sempre ritenuto che, quando i genitori sono spesso assenti, i bambini ne pagano le conseguenze». Le fa eco il marito: «Rispetto all’Italia, in Svizzera c’era una cultura diversa, senza l’assillo di avere a tutti costi una casa e due auto. Io lavoravo, mia moglie restava a casa».
Altri sviluppi
Röstigraben (“Barriera dei rösti”)
Un piccolo «Röstigraben»
Il Circolo svizzero del Friuli accoglie prevalentemente cittadini svizzeri di madrelingua tedesca: una situazione, spiega Ida Borgobello, che rispecchia per certi versi il famoso «Röstigraben» – espressione utilizzata per designare la differenze di mentalità tra svizzera latina e germanofona – tipico della madrepatria.
«A mio parere, soprattutto quando ci si trova all’estero, gli svizzeri sono prima di tutto svizzeri! Il cantone o la regione linguistica di provenienza non hanno alcuna importanza», sottolinea Ida. In realtà, però, la situazione è diversa.
Durante i vari incontri tra espatriati è chiaramente emersa la difficoltà nel trovare una lingua comune: «Per comunicare tra loro, francofoni e germanofoni dovevano ricorrere all’italiano. La mancata comprensione tra i due gruppi linguistici ha poi finito per suscitare un certo malumore, ragion per cui gli svizzeri stanno soprattutto con chi parla il medesimo idioma».
Svizzera patria del calcio
Il paesaggio che si gode dal balcone della famiglia Borgobello è molto bello: colline, prati, boschi. In teoria, osserviamo noi, c’è tutto il necessario per non avvertire troppo la lontananza dalla Confederazione… «Invece la Svizzera mi manca moltissimo!», esclama Ida.
Ma a che cosa si riferisce in particolare? Mentre la padrona di casa riflette, interviene il marito: «Il fatto di poter praticare il calcio», afferma sorridendo. E difatti ci mostra con orgoglio una fotografia autografata che lo ritrae in compagnia di Mario Prosperi – indimenticato portiere della nazionale rossocrociata –, suo occasionale compagno di squadra durante un torneo amatoriale.
Durante la sua permanenza in Svizzera, il signor Rino ha infatti giocato moltissimo nelle squadre regionali e aziendali. Una volta rientrato in Friuli, ha tentato invano di coltivare la sua passione presso una sezione di «veterani», come ve ne sono in Svizzera. Ma senza successo: «A quel momento, non c’era nulla di simile».
Nostalgia svizzera
In quel momento la moglie riprende la parola e sciorina un elenco: «Della Svizzera rimpiango la puntualità, l’organizzazione, la pulizia, l’ordine urbano, la qualità delle piscine e delle piste ciclabili».
Il marito le dà ragione e aggiunge: «Abbiamo vissuto tra due mondi. Quando torniamo in Svizzera, appena varcato il confine, ho l’impressione di respirare, di essere ritornato a casa».
swissinfo, Andrea Clementi, Buja
In Italia risiede la quarta comunità di svizzeri all’estero in ordine di grandezza, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti.
Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, nel 2007 47’953 svizzeri vivevano in Italia. Tra questi, 37’401 possedevano la doppia cittadinanza. 24’495 cittadini elvetici erano registrati presso il consolato di Milano.
Quattro delle 15 scuole svizzere all’estero si trovano in Italia: a Bergamo, Milano, Roma e Catania.
Il Friuli-Venezia Giulia è una regione dell’Italia settentrionale che si affaccia a sud sul Mare Adriatico. Confina a nord con l’Austria e a est con la Slovenia.
La sua superficie complessiva è di 7’844 km2 e gli abitanti sono circa 1,2 milioni. Le province sono quattro: Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine.
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