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In Sudafrica i tifosi svizzeri non saranno lasciati soli

In Sudafrica i tifosi svizzeri rischiano di essere uno sparuto gruppetto

Per accogliere i cittadini elvetici che in giugno si recheranno in Sudafrica, l'ambasciata svizzera a Pretoria ha predisposto un dispositivo speciale. Esso potrebbe però rivelarsi sovradimensionato visto lo scarso successo della prevendita di biglietti.

L’articolo della SonntagsZeitung del sette febbraio scorso ha fatto il giro delle e-mail del Dipartimento federale degli affari esteri. L’inchiesta del domenicale svizzero tedesco aveva rivelato che dei 13’500 biglietti a disposizione dei tifosi elvetici per le prime tre partite della Svizzera, ne erano stati venduti solo 850. Una cifra disastrosa, che però rispecchia la situazione generale. A ormai meno di 100 giorni dal fischio d’inizio dei mondiali, la FIFA ha indicato che vendere i 700’000 biglietti ancora a disposizione (su un totale di tre milioni) si annuncia come “un compito erculeo”.

Eric Amhof, vicecapo missione dell’ambasciata svizzera di Pretoria, ritiene inutile far del catastrofismo in materia di sicurezza. L’ambasciata, che aumenterà i suoi effettivi, sarà preparata per rispondere a ogni imprevisto.

swissinfo.ch: Come vi siete preparati per la Coppa del Mondo?

Eric Amhof: Da quando abbiamo saputo in quali città la squadra rossocrociata disputerà le sue partite, abbiamo riflettuto sul modo migliore per fornire un rapido sostegno ai nostri compatrioti nel caso in cui venissero a trovarsi in una situazione difficile.

Poiché la Svizzera giocherà in tre città diverse, abbiamo optato, come i tedeschi e gli olandesi, per un consolato mobile, nella fattispecie un veicolo. Potremo così essere il più vicino possibile ai nostri concittadini. I tifosi svizzeri possono essere rassicurati: in caso di bisogno saremo presenti.

swissinfo.ch: Finora in Svizzera sono stati venduti pochissimi biglietti. I tifosi sembrano voler disertare il Mondiale. Come tranquillizzarli?

E.A.: Mi sembra che questo disinteresse possa essere spiegato con due fattori. Il prezzo elevato del viaggio e i timori legati alla sicurezza. Per quanto concerne il prezzo, non abbiamo nessuna influenza.

Per quanto riguarda la sicurezza, l’ambasciata partecipa a dei gruppi di lavoro con gli altri paesi qualificati e con le autorità sudafricane. Le cifre della criminalità in Sudafrica sono sicuramente molto alte in confronto internazionale. La Coppa del Mondo rappresenta tuttavia una priorità per il Sudafrica e le autorità fanno il massimo affinché non vi siano incidenti maggiori.

swissinfo.ch: Come valuta le relazioni attuali tra la Svizzera e il Sudafrica?

E.A.: Il 7 dicembre 2009 a Pretoria si è svolta una riunione bilaterale ad alto livello durante la quale abbiamo ancora una volta potuto costatare che le relazioni tra i due paesi sono molto buone. E ciò non solo sul piano commerciale ed economico, ma anche in altri settori.

Recentemente è stata avviata una collaborazione nell’ambito dei diritti dell’uomo, nonché in quello della sicurezza. Il Sudafrica e la Svizzera nutrono grandi ambizioni anche in campo scientifico. Presto un consigliere scientifico dovrebbe occupare un posto al 100% in seno alla nostra ambasciata. Non bisogna poi dimenticare la cultura. Dal 1998 Pro Helvetia dispone di un ufficio a Città del Capo.

swissinfo.ch: Il Sudafrica è confrontato a disparità economiche e sociali molto grandi. La Svizzera come può rendersi utile?

E.A.: Ogni paese ha interesse a svilupparsi per far sì che la sua popolazione non si trovi in situazione di povertà. Il contributo più pragmatico che possiamo dare è legato alla cooperazione economica e scientifica.

Per questa ragione, da qualche anno la cooperazione svizzera, tramite la Segreteria di Stato dell’economia, si concentra sempre di più su progetti direttamente legati all’economia privata. La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), implicata da molto tempo nell’aiuto allo sviluppo, è tuttora attiva in diversi ambiti, ad esempio la governanza, il cambiamento climatico, la formazione professionale, la lotta contro l’AIDS e la cultura.

swissinfo.ch: La Svizzera è stata spesso criticata per aver intrattenuto strette relazioni con il regime dell’apartheid. Questo passato pesa sulle relazioni tra i due paesi?

E.A.: Sfortunatamente si ha tendenza a vedere solo una faccia della medaglia. In un supplemento speciale apparso in sei grandi giornali del paese in occasione dei venti anni della liberazione di Nelson Mandela, l’ex presidente Thabo Mbeki ha menzionato più volte i negoziati segreti svoltisi nel 1989 e nel 1990 in Svizzera. Queste trattative tra l’African National Congress e il governo sudafricano hanno contribuito in maniera determinante alla liberazione di Nelson Mandela. È un aspetto poco conosciuto. Così come poco conosciuto è il sostegno che la DSC ha fornito dal 1986 a organizzazioni non governative attive nell’ambito dei diritti umani.

Bisogna pure ricordare che attualmente è in corso un processo a New York. Delle vittime dell’apartheid chiedono dei risarcimenti ad aziende accusate di aver collaborato col regime sudafricano. Sulla lista degli accusati non figura però nessuna ditta svizzera.

Samuel Jaberg, di ritorno da Pretoria, swissinfo.ch
(traduzione di Daniele Mariani)

Nel 2009 9’035 cittadini svizzeri risiedevano in Sudafrica, stando alle cifre del Dipartimento federale degli affari esteri.

Le importazioni svizzere dal Sudafrica ammontavano a 645 milioni di franchi; il 66% è costituito da platino e altri metalli preziosi.

La Svizzera dal canto suo ha esportato verso il paese africano beni per 775 milioni di franchi, principalmente dei prodotti farmaceutici e chimici, degli strumenti medici e di precisione e delle macchine.

Con un volume d’investimenti pari a 7,5 miliardi di franchi, la Svizzera è il quinto investitore in ordine di importanza in Sudafrica.

Per promuovere i suoi interessi economici e commerciali, la Confederazione ha inaugurato nel 2007 un Swiss Business Hub a Pretoria.

Presente in forze dalla metà degli anni ’90 nel paese, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione ha deciso nel 2004 di ridurre le sue attività e di concentrarsi su settori giudicati prioritari da un punto di vista regionale, in particolare la governanza, la lotta contro l’AIDS, la formazione professionale e la cultura.

Dal 2008, il Sudafrica è uno dei sette paesi prioritari per la Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Tra il 1995 e il 2008, la SECO ha investito 30 milioni di franchi, principalmente per progetti legati all’economia privata.

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