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Incontro al vertice per rilanciare i bilaterali

Prodi e Couchepin a Bruxellex, in occasione della firma dei primi accordi bilaterali nel maggio 2000 Keystone Archive

Couchepin e Prodi a Losanna per rilanciare i bilaterali bis tra Svizzera ed Unione europea. Si spera di concludere le trattative entro l’anno.

Una partita dura, vista l’importanza politica ed economica della posta in gioco.

Incontrando a Losanna Pascal Couchepin, il presidente della Commissione europea Romano Prodi ha parlato di «progressi» nei negoziati bilaterali bis fra la Svizzera e l’Unione europea.

Subito dopo la fine dei colloqui con il presidente della Confederazione, Romano Prodi ha confermato che «un nuovo impulso politico» è stato dato al negoziato, in particolare sugli spinosi dossier della frode e degli accordi di Schengen.

Pascal Couchepin ha da parte sua ribadito il fermo impegno della Svizzera di procedere rapidamente nelle trattative, senza però fissare un termine preciso. Le due parti hanno comunque detto di sperare che una riunione al vertice fra l’UE e la Confederazione possa svolgersi a fine novembre o ai primi di dicembre.

Medaglia d’oro per Prodi

L’incontro tra Prodi e Couchepin ha avuto luogo alla Fondazione Jean Monnet di Dorigny, alla periferia di Losanna. L’ex presidente del Consiglio italiano è stato infatti insignito della medaglia d’oro Jean Monnet.

La Fondazione Monnet, che prende il nome da uno dei padri fondatori dell’Europa, ha voluto rendere omaggio a Prodi, un «uomo di Stato che contribuisce a dotare l’Unione europea di una nuova dimensione geopolitica ed istituzionale al servizio della Pace».

La visita di Prodi è stata anche l’occasione di una dichiarazione comune di fede europea. La dichiarazione ribadisce solennemente il vincolo profondo che unisce l’Europa e la Svizzera alla Fondazione Jean Monnet.

«Questa cerimonia è un grande momento per la Svizzera, per l’Unione europea e per la Fondazione Jean Monnet», ha dichiarato il presidente della Commissione europea. «È un grande momento per la Svizzera perché rappresenta l’essenziale di ciò che la lega all’Unione europea ed è anche un momento importante per l’Unione europea perché nessuno meglio di Jean Monnet incarna tutto ciò che unisce gli europei attraverso tanti secoli di Storia comune».

Sbloccare i bilaterali bis

Couchepin ha approfittato dell’occasione per valutare il «margine di manovra» a disposizione per sbloccare i negoziati. Mercoledì il Consiglio federale aveva dichiarato che «erano in vista delle soluzioni» ma non aveva fornito ulteriori dettagli.

Inizialmente sul tavolo dei negoziati erano presenti dieci dossier. Sette di questi sono dei rimasugli degli accordi bilaterali entrati in vigore il primo giugno 2002. Si tratta dei servizi, delle pensioni, dei prodotti agricoli lavorati, della formazione e della gioventù, dei media, delle statistiche e dell’ambiente.

A questa lista l’UE ha aggiunto la lotta contro la frode e la fiscalità del risparmio. La Svizzera, dal canto suo, ha domandato di essere integrata nello spazio Schengen (sicurezza interna, frontiere) e di aderire alla Convenzione di Dublino (controllo dei flussi migratori).

Berna e Bruxelles hanno rimandato i negoziati sulla liberalizzazione dei servizi, un settore giudicato troppo complicato. A parte questa eccezione, tutto è stato per così dire regolato. Manca solo l’accordo su Schengen e sulla lotta alle frodi fiscali, punti che mettono in pericolo il segreto bancario svizzero.

L’incognita del Consiglio dei ministri

A più riprese, per voce di Prodi, ma anche dell’attuale presidenza italiana, l’UE si è impegnata a cercare un accordo con la Svizzera. La decisione finale però non dipende solo dalla presidenza e dalla Commissione. Il Consiglio dei ministri, in cui sono rappresentati tutti i 15 Stati membri, deve approvare all’unanimità gli accordi su Schengen e la frode.

Nel corso dei suoi recenti viaggi, il Consiglio federale ha quindi cercato l’appoggio delle diverse capitali europee. Germania, Italia e Austria ad esempio hanno assicurato il loro sostegno alla Svizzera. I negoziatori elvetici sperano dunque che gli Stati recalcitranti non si oppongano apertamente ad una conclusione dei bilaterali bis.

Ostacoli

Nonostante le premesse positive, le trattative, che si spera possano essere portate a termine per la fine di novembre, non saranno comunque una passeggiata. La vittoria elettorale dell’Unione democratica di centro ha messo il Consiglio federale sotto pressione. Da parte europea, l’allargamento a 25 membri il primo maggio renderà ancora più difficile trovare un accordo unanime con la Svizzera.

Tutt’altro che indifferenti sono anche le implicazioni economiche delle trattative. L’accordo definitivo sulla fiscalità del risparmio, che per Berna entrerà in vigore solo se l’intero pacchetto dei bilaterali verrà accettato, è richiesto a gran voce dagli ambienti finanziari.

La prospettiva di una rimessa in discussione di questo accordo significherebbe ulteriori incertezze per le grandi banche svizzere. Dal canto suo l’UE non vedrebbe certo di buon occhio il fatto di dover ricominciare a lottare a questo proposito.

swissinfo e agenzie

Romano Prodi, presidente della Commissione europea, è stato insignito venerdì nei pressi di Losanna della Medaglia d’oro Jean Monnet.

Il presidente della Confederazione, Pascal Couchepin, ha approfittato dell’occasione per discutere i punti ancora controversi dei bilaterali bis tra Svizzera ed Unione europea.

L’ostacolo maggiore è rappresentato essenzialmente dagli accordi di Schengen che fissano le modalità della cooperazione giudiziaria tra gli Stati firmatari.

La Svizzera teme che l’assistenza giudiziaria prevista dall’accordo per combattere la frode fiscale possa nuocere al suo segreto bancario.

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