Incontro cordiale, fronti rigidi
La fiscalità delle imprese in Svizzera rimane una spina nel fianco per la Germania. I fronti sono rimasti rigidi dopo un incontro tra i ministri delle finanze Merz e Steinbrück.
I due ministri concordano però sul fatto che la diatriba fiscale non deve guastare i rapporti tra Svizzera e UE. L’incontro è stato «molto cordiale», secondo fonti governative tedesche.
Svizzera e Germania hanno posizioni diverse in materia di fiscalità delle imprese, ma la vertenza in atto fra Berna e Unione europea non deve turbare le buone relazioni fra i due paesi.
Lo hanno affermato all’unisono il consigliere federale Hans-Rudolf Merz e il ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrück, che si sono incontrati martedì a Berlino.
Entrambi i ministri hanno concordato sulla necessità di sfruttare l’attuale buona congiuntura per portare avanti riforme in campo economico e per consolidare le finanze statali.
La Svizzera non capisce
Riguardo al braccio di ferro sulla fiscalità, Merz ha spiegato al suo interlocutore che la Confederazione non capisce completamente la posizione dei Ventisette e che si aspetta quindi chiarimenti da parte della Commissione UE.
«Ho l’impressione che l’UE non sappia sempre esattamente cosa voglia dalla Svizzera», ha precisato il capo del Dipartimento federale delle finanze (DFF) in un incontro con i giornalisti al suo rientro a Berna.
Al suo omologo tedesco Merz ha ripetuto la propria posizione, più volte espressa: l’accordo di libero scambio del 1972, che secondo la commissione UE sarebbe stato violato, non ha nulla a che fare con le questioni fiscali. Non vi è nulla da negoziare, ha ribadito.
Concorrenza fiscale
In precedenza Steinbrück – il cui paese detiene attualmente la presidenza semestrale dell’UE – aveva usato toni più bellicosi: intervistato dal telegiornale della televisione svizzero-tedesca SF a poche ore dall’incontro il ministro aveva accusato la Svizzera di praticare una concorrenza fiscale sleale.
Le agevolazioni sulle imposte promosse dai cantoni elvetici «mirano da attirare imprese tedesche e tolgono quindi posti di lavoro alla Germania», ha affermato il ministro socialista. A suo avviso, Berna farebbe quindi bene ad allinearsi al codice di comportamento dell’UE.
Non essendo membri dell’Unione gli svizzeri non sono però legati a questo impegno, gli ha indirettamente risposto Merz a Berna. Il politico appenzellese ha aggiunto di attendersi che i Ventisette trovino prossimamente un’intesa sul mandato negoziale da affidare alla Commissione UE in vista di colloqui con la Svizzera.
Ma la situazione potrebbe cambiare, e alcuni paesi potrebbero sostenere la Confederazione. «Diversi stati praticano la concorrenza fiscale», ha ricordato Merz. Peraltro anche il responsabile del DFF ha definito «molto conviviale» l’incontro: il prossimo appuntamento dovrebbe tenersi in Svizzera.
swissinfo e agenzie
Secondo la Commissione europea, alcuni regimi fiscali in vigore in certi cantoni elvetici in favore delle imprese costituiscono una forma di aiuto statale incompatibile con il buon funzionamento dell’accordo del 1972.
I privilegi fiscali in questione sono accordati a società che hanno sede in Svizzera, ma che realizzano i propri profitti all’estero.
La Svizzera è convinta che l’accordo bilaterale di libero scambio concluso nel 1972 con l’Ue non si applichi alle agevolazioni fiscali accordate a certe società da alcuni cantoni. Esso si applica soltanto al commercio di alcuni beni (prodotti industriali e prodotti agricoli trasformati).
Berna sostiene che al momento della firma dell’accordo la Svizzera e la Comunità europea non prevedevano di armonizzare le loro legislazioni. Inoltre, le regole di questo accordo non devono essere interpretate alla stessa stregua della regolamentazione interna dell’Ue in ambito di concorrenza, molto più dettagliata.
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