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Israele ha lanciato l’offensiva terrestre

Le ostilità proseguono nella Striscia di Gaza Keystone

Con l'ingresso – avvenuto sabato – delle proprie truppe nella Striscia di Gaza, Israele ha dato il via alla seconda fase dell'operazione «Piombo fuso», inziata lo scorso 27 dicembre. La Svizzera è pronta a fornire il suo contributo umanitario.

Un portavoce di Tsahal ha precisato che l’operazione, la cui durata dovrebbe protrarsi per parecchi giorni, mira a «distruggere l’infrastruttura terroristica di Hamas nelle zone di operazione».

L’esercito intende inoltre «assumere il controllo di alcune zone di lancio di missili utilizzate da Hamas, allo scopo di ridurre in maniera significativa la quantità di razzi sparati contro Israele e contro la sua popolazione civile».

Dal canto suo, Hamas, ha affermato che Israele pagherà a caro prezzo l’operazione terrestre, e che Gaza «si trasformerà in un cimitero» per i suoi soldati. Hamas ha anche avvertito Israele che centinaia di kamikaze sono pronti ad entrare in azione.

Reazioni discordanti

Per quanto concerne l’Unione europea, il portavoce della presidenza di turno – la Repubblica Ceca – ha affermato: «Consideriamo questa mossa come difensiva, non come un’azione offensiva».

Il ministero degli esteri francese ha invece condannato l’azione israeliana, dichiarando che questa escalation militare «complica gli sforzi intrapresi dalla comunità internazionale per ottenere una tregua». Sulla stessa lunghezza d’onda, il ministro degli esteri britannico David Miliband, mentre il suo omologo spagnolo Angel Moratinos ha espresso «solidarietà e sostegno» al presidente palestinese Abu Mazen.

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunitosi d’urgenza, non è riuscito a trovare una soluzione comune. La Libia, unico paese arabo nell’organo, aveva presentato una bozza di risoluzione in cui esprimeva seria preoccupazione per l’inasprimento delle violenze a Gaza e chiedeva a tutte le parti in causa di osservarea una tregua immediata. Gli Stati Uniti hanno tuttavia deciso di bocciare il documento, che non indicava in Hamas un gruppo terroristico reo – secondo Washington – di avere sottratto il potere alla legittima autorità nazionale palestinese guidata dal presidente Abu Mazen.

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha dal canto suo invocato nuovamente la cessazione delle operazioni militari.

Stampa elvetica

Intervistato dai giornali svizzeri SonntagsBlick e Le Matin Dimanche, l’ambasciatore israeliano in Svizzera Ilan Elgar ha dichiarato che l’offensiva di Tsahal terminerà non appena i razzi di Hamas smetteranno di colpire Israele. A suo paere, inoltre, Hamas «ha preso in ostaggio la popolazione della Striscia di Gaza».

Dal canto suo, NZZ am Sonntag rivolge allo Stato ebraico un appello alla moderazione: «Sembra che le autorità israeliane abbiano perduto il loro autocontrollo», scrive il commentatore del foglio zurighese. Inoltre, rammenta, la classe politica israeliana – segnatamente il ministro della difesa Ehud Barak – sono in piena campagna elettorale. Secondo la NZZ am Sonntag, l’offensiva terrestre finirà però per giovare soprattutto ad Hamas.

Situazione critica

La Svizzera è presente da lungo tempo nella regione della Striscia di Gaza, in cui sostiene soprattutto i rifugiati palestinesi e cerca di promuovere programmi di aiuto allo sviluppo. Gli sforzi sul terreno sono coordinati dalla Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (Dsc), che collabora con partner locali e altre organizzazioni internazionali.

«La popolazione non può spostarsi ed è costretta a nascondersi in casa. Le infrastrutture sono gravemente danneggiate e la corrente elettrica spesso interrotta», spiega a swissinfo Toni Frisch, che ricopre la carica di Delegato per l’aiuto umanitario e capo del Corpo svizzero d’aiuto umanitario presso la Dsc.

Frisch aggiunge che gli attacchi israeliani, pur essendo rivolti contro obiettivi strategici, stanno causando importanti danni alla popolazione e all’infrastruttura civile, vista la densità di popolazione della Striscia di Gaza.

Aiuti da ridefinire

In merito alle conseguenze dell’offensiva di Tsahal, Frisch osserva: «La Dsc rivaluta costantemente le sue modalità di lavoro in un contesto che evolve continuamente. A causa dei nuovi combattimenti, vi sarà chiaramente una maggiore necessità di aiuti umanitari».

A fine dicembre la Svizzera aveva già offerto 4 milioni di franchi a sostegno delle organizzazioni umanitarie che operano nella regione, tra cui il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Tale somma si aggiunge ai 12 milioni già versati nel 2008 per l’aiuto alla Palestina.

Una volta terminate le ostilità, conclude Frisch, la Confederazione definirà le priorità dopo aver discusso con i propri partner locali e l’ufficio di cooperazione situato a Gerusalemme est.

swissinfo e agenzie

Il gruppo Hamas, al potere nella Striscia di Gaza, ha recentemente rotto la tregua con Israele ed ha ricominciato a lanciare razzi verso il sud del paese. Le Forze di difesa israeliane hanno replicato con un intenso bombardamento aereo, seguito da un’offensiva terrestre, lanciata sabato.

Dall’inizio dell’operazione «Piombo fuso», lanciata il 27 dicembre, sono deceduti almeno 466 palestinesi, fra cui 77 bambini e 23 donne. I feriti sono invece quasi 2’400.

Il primo bilancio dell’offensiva terrestre fa stato di 30 soldati israeliani feriti, alcuni dei quali in modo grave. Stando ad Hamas, ci sono invece almeno nove morti tra le file di Tsahal. Da parte sua, l’esercito con la stella di Davide afferma di aver ucciso o ferito diverse decine di combattenti islamici sono stati feriti o uccisi.

I militari ebraici sono giunti oramai alle porte della Città di Gaza e hanno occupato ampie zone nel nord della Striscia.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) ha deplorato domenica il crescendo di violenze a Gaza, chiedendo la fine «immediata» delle ostilità. Il Dfae auspica inoltre la riapertura «duratura» dei valichi verso i territori palestinesi, per garantire l’accesso agli aiuti umanitari.

«I lanci di razzi di Hamas e l’azione militare israeliana devono cessare per porre fine alle sofferenze inflitte alla popolazione civile», figura nel comunicato. Il Dfae ha pure protestato contro il divieto di entrare a Gaza imposto a una squadra del Comitato internazionale della Croce Rossa.

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