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Jean-Luc Addor: “Gli svizzeri all’estero meritano di essere meglio rappresentati in Parlamento”

Addor
Il deputato dell'UDC Jean-Luc Addor sostiene la creazione di una circoscrizione dedicata in modo specifico alla Quinta Svizzera per l'elezione del Consiglio nazionale. KEYSTONE/© KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE

Il Consiglio nazionale ha respinto lunedì una mozione del deputato dell'UDC Jean-Luc Addor che chiedeva la creazione di una circoscrizione elettorale per la diaspora. Un'idea difesa anche dall'Organizzazione degli svizzeri all'estero, ma che non riesce a trovare una maggioranza politica.

Anche il Consiglio federale si è opposto alla proposta, sottolineando che l’implementazione necessiterebbe una modifica della Costituzione e rimetterebbe in causa il legame delle persone espatriate con il Cantone d’origine nonché i loro diritti politici a livello cantonale. Per Addor, non è questa la vera ragione delle reticenze.

SWI swissinfo.ch: La sua mozione sulla creazione di una circoscrizione per la diaspora svizzera è stata respinta. Il Parlamento non è pronto a modificare la Costituzione per la cittadinanza residente all’estero?

Jean-Luc Addor: Non voler modificare la Costituzione è un argomento da giurista. Quando non si vuole fare una cosa, si trovano sempre argomenti per non farla. Il vero motivo che ha spinto alcuni colleghi a respingere questa proposta è da cercare altrove. Se si crea una circoscrizione per gli svizzeri all’estero, questi avranno diritto a dei seggi in Parlamento. Alcuni parlamentari temono di perdere il loro posto a favore dei rappresentanti della diaspora.

Più di 800’000 svizzeri vivono all’estero. Questo rappresenta quasi il 10% della popolazione residente. 227’000 di loro sono iscritti sui registri elettorali e desiderano quindi esercitare i loro diritti politici nella Confederazione. Uno svizzero all’estero [il socialista Tim Guldimann] è riuscito a farsi eleggere in Consiglio nazionale nel 2015 ed è stato brevemente in carica. Tuttavia, il resto del tempo queste persone non sono quasi mai rappresentate in Parlamento.

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Perché è importante, secondo lei, che svizzere e svizzeri all’estero siano rappresentati fisicamente in Parlamento?

Perché sono degli svizzeri in tutto e per tutto. Nessuno osa dire che sono dei mezzi svizzeri. La vita li ha semplicemente condotti a espatriare in modo duraturo o provvisorio. Non si dovrebbe cercare una risposta istituzionale alla sfida della loro rappresentanza? È la domanda che mi ponevo, ma il Parlamento risponde “no”. La sua risposta è spietata.

Ciò che mi colpisce è che l’Organizzazione degli svizzeri all’estero non si sia mobilitata. Nessuno vuole muoversi, nessuno vuole fare alcunché. Quindi, si deve concludere che non c’è la volontà.

È abituale vederla difendere i valori svizzeri, le persone svizzere residenti in Svizzera. Con questa mozione, lei difende coloro che hanno lasciato il Paese. Perché?

Appunto, difendo gli svizzeri. Gli svizzeri all’estero sono meno svizzeri di lei e me perché hanno lasciato la loro patria? Siamo felici che difendano gli interessi della Confederazione. I pensionati  che hanno lavorato tutta la vita nel Paese e sono costretti a emigrare perché non riescono più ad arrivare alla fine del mese non sono svizzeri? Meritano di essere meglio rappresentati in Parlamento. Ho dato un esempio ai miei colleghi che temono di perdere la poltrona: alla creazione del Canton Giura, sono state aggiunti due seggi per le riunioni dell’Assemblea nazionale. Perché non aumentare semplicemente gli effettivi dei membri del Consiglio nazionale per fare un piccolo posto agli svizzeri all’estero?

Le persone pensionate svizzere residenti all’estero sono state attaccate dal suo partito durante la campagna per una 13esima rendita dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). Esponenti dell’UDC le hanno definite delle approfittatrici. Lei, quindi, non è d’accordo?

All’assemblea dei delegati dell’UDC sono stato il solo a difendere la 13esima rendita AVS. Invece di stigmatizzare i pensionati svizzeri che hanno lavorato per tutta la vita e che non riescono a vivere decentemente da noi, faremmo meglio a domandarci come fare in modo che non debbano partire.   

Concretamente, cosa cambierebbe con la creazione di una circoscrizione per la Quinta Svizzera?

Nei Parlamenti di alcuni dei Paesi che ci circondano, ci sono dei rappresentanti della circoscrizione estera, ad esempio in Italia e in Francia. È vero che gli eletti non rappresentano tutti i cittadini all’estero, ma almeno c’è una risposta istituzionale alla rappresentanza di queste persone. Qui, abbiamo un intergruppo parlamentare Svizzeri all’estero, di cui faccio parte. Ma i nostri compatrioti all’estero si sentono correttamente rappresentati da noi? Non ne sono sicuro.

Lei ha l’impressione che la diaspora non abbia abbastanza peso politico in seno alla Confederazione?

Penso che sia un tema che meriti una riflessione. Se è questa la loro impressione, queste persone dovrebbero manifestarsi maggiormente durante le prossime elezioni e far passare meglio il loro messaggio, in particolare tramite l’Organizzazione degli svizzeri all’estero.

Ritiene che la lobby della Quinta Svizzera non abbia abbastanza peso?

Obbedisce a una propria logica, ma sono persuaso che risponde alle aspirazioni della maggioranza degli svizzeri all’estero.

I suoi colleghi di partito hanno dimostrato poco sostegno alla sua mozione. Non è riuscito a convincerli?

Non ho avuto successo neanche negli altri gruppi. Pensavo fosse un’idea interessante. Il Parlamento non la vede così. Ora credo che la problematica vada lasciata riposare, per riprenderla in futuro in modo diverso. Quel che mi interessa è sapere cosa pensano gli svizzeri all’estero. Non mi voglio impegnare per loro contro la loro volontà.

L’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) è a favore della creazione di una circoscrizione elettorale per la cittadinanza elvetica residente in un altro Paese. “Avere una rappresentanza diretta in Parlamento costituirebbe un vero valore aggiunto. In più, con una circoscrizione specifica, sarebbe probabilmente più facile introdurre il voto elettronico per la diaspora”, afferma la sua direttrice, Ariane Rustichelli.

In seno all’organizzazione, un gruppo di lavoro sta studiando da diversi anni la possibilità di implementare questa idea. Renderà note le sue conclusioni il prossimo 11 luglio. “Tuttavia, come abbiamo già potuto constatare in passato, il voto del Parlamento mostra che nessuna maggioranza politica si sta formando a favore di una circoscrizione elettorale per la Quinta Svizzera”, aggiunge Rustichelli.

La direttrice dell’OSE ritiene che la paura di spezzare il legame delle persone emigrate con il Cantone di origine, i costi e le difficoltà nel modificare il sistema elettorale sono aspetti che sfavoriscono il progetto. “Non abbiamo avuto contatti con Jean-Luc Addor, ma sosteniamo la sua iniziativa, anche se ha poche possibilità di riuscita”, dice.

A cura di Samuel Jaberg

Traduzione: Zeno Zoccatelli

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