L’aiuto allo sviluppo deve essere più rigoroso
Il Consiglio federale e la ministra degli esteri, Micheline Calmy-Rey, dovrebbero gestire con più efficacia l'aiuto allo sviluppo, che dovrebbe concentrarsi sui paesi più poveri e sull'Africa.
È quanto auspica un rapporto della commissione della gestione del Consiglio degli Stati, presentato lunedì a Berna, che ha analizzato le attività della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).
Il rapporto non critica il modo in cui vengono spesi i soldi, ma consiglia alla DSC di concentrare i propri mezzi finanziari sui paesi più poveri, in particolare in Africa.
Alcune lacune nella condotta strategica da parte della ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey sono state messe in evidenza, come pure una certa opacità nella gestione dei crediti quadro concessi dalla DSC.
La commissione ha stilato il rapporto sulla base di critiche espresse dal controllo parlamentare dell’amministrazione, secondo il quale, la DSC non segue una chiara strategia e impiega i propri mezzi in maniera poco trasparente.
Più concentrazione
Stando alla commissione degli Stati, le attività della DSC corrispondono agli obiettivi e alle priorità fissate dal Consiglio federale e dal parlamento, ma sono lacunose circa la focalizzazione tematica e geografica.
La concentrazione dei mezzi sui programmi prioritari deve essere accentuata, precisa il rapporto, e il governo è anche invitato a definire gli obiettivi in termini di risultati per ogni settore prioritario della DSC.
La commissione auspica anche un riesame dell’insieme degli strumenti della condotta strategica della cooperazione internazionale: inoltre il sistema dei crediti quadro destinati alla cooperazione internazionale andrebbe reso più trasparente e leggibile.
L’autonomia non è messa in discussione
Il rapporto sottolinea come la DSC goda di un’ampia autonomia finanziaria. Ad esempio la firma della responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Micheline Calmy-Rey, necessaria per i crediti da 5 a 20 milioni, è spesso solo una formalità. Di fatto il direttore della DSC gode di un’autonomia finanziaria di 20 milioni di franchi.
La commissione non mette in discussione questa autonomia – necessaria per permettere alla DSC di agire con prontezza – tuttavia vorrebbe che essa venisse controbilanciata da un grado di trasparenza più elevato e da una condotta strategica chiara.
Ebbene, secondo la commissione il ruolo di Micheline Calmy-Rey sembra limitarsi al coordinamento tra i vari attori e a decidere sulle questioni di natura prettamente politica.
La commissione ha dunque depositato due mozioni che incaricano il Consiglio federale di rivedere la base legale su cui poggia la cooperazione internazionale, che data ormai 1976, e di ridefinire, concentrandole, le attività della DSC e del seco, il Segretariato di stato per l’economia.
swissinfo e agenzie
La DSC è il principale attore dell’aiuto pubblico allo sviluppo della Svizzera.
Questo organismo effettua azioni dirette, sostiene programmi di organizzazioni multilaterali e finanzia programmi di opere umanitarie svizzere ed internazionali, in particolare nei settori dello sviluppo, dell’aiuto umanitario (incluso il Corpo svizzero di aiuto umanitario) e della cooperazione con l’Europa dell’Est.
Nel 2005, essa disponeva di 1,3 miliardi di franchi, ossia i due terzi del budget del ministero degli esteri. La DSC impiega circa 650 persone a Berna e all’estero, più 1150 collaboratori locali.
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