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L’America all’appuntamento con la storia

Un'aria di cambiamento soffia sull'America nel giorno del voto Keystone

Il 4 novembre 2008 potrebbe segnare una svolta epocale. L'America elegge il successore di George W. Bush. Se i risultati del voto confermassero i sondaggi, sarebbe eletto il primo presidente nero della storia degli Stati Uniti.

Tutti i rilevamenti demoscopici, infatti, danno nettamente favorito il democratico Barack Obama sul repubblicano John McCain. Nel giorno stesso del voto, un sondaggio della Zogby, condotto fra gli elettori abituali, dà al senatore dell’Illinois ben 11 punti percentuali di vantaggio sul rivale dell’Arizona. L’inchiesta, realizzata telefonicamente, ha un margine di errore del 2,9%.

I due candidati hanno trascorso gli ultimi giorni della campagna attraversando il paese con ritmo frenetico. Il senatore democratico, addolorato per la morte della nonna che gli aveva fatto da mamma, ha chiuso la campagna lunedì in Virginia, nel luogo di una celebre battaglia della Guerra Civile. “Virginia, ho una sola parola per voi: domani! – ha esclamato Obama dal podio, rivolgendosi a una folla di 85mila persone – Tra un giorno cambieremo l’America!”.

Il suo avversario ha programmato un blitz attraverso dieci stati in poco più di 24 ore. Ma quasi tutti sono repubblicani. Nelle ultime battute McCain ha ormai giocato in difesa nel tentativo di bloccare l’avanzata
irresistibile di Obama. “Ce la possiamo ancora fare!”, ha detto il senatore dell’Arizona ai suoi sostenitori durante un comizio notturno nel Nevada, un altro stato repubblicano minacciato.

Benché la campagna sia teoricamente terminata lunedì, entrambi i candidati proseguono la febbrile caccia ai suffragi anche nel giorno del voto. Barack Obama vota in Illinois, poi gioca a basket – una tradizione per lui, ogni volta che si è votato nelle primarie – e ha un ultimo appuntamento con gli elettori in Indiana, prima di tornare ad attendere i risultati a Chicago, dove è prevista la festa elettorale del Grant Park. John McCain vota in Arizona, poi fa comizi in Colorado e New Mexico, prima di rientrare al Biltmore Hotel di Phoenix ad aspettare in risultati.

Operazioni di voto, poi via alle proiezioni

Come tradizione, nei paesini di Dixville Notch e Hart’s Location, nel New Hampshire, che contano poche decine di abitanti, tutti gli elettori hanno votato alla mezzanotte. Barack Obama ha battuto John McCain, rispettivamente con 15 suffragi a 6 e 17 suffragi a 10.

I seggi si sono aperti alle 6 del mattino (mezzogiorno in Svizzera) sulla costa atlantica: in Connecticut, Indiana, New York, parte del Maine, nel Vermont, in New Jersey, Rhode Island e Kentucky. A ruota seguono gli altri Stati.

In Virginia, stato cruciale dell'”election day” si sono verificati i primi intoppi: nella capitale Richmond, oltre 700 macchine elettorali si sono rotte. In alcuni seggi le operazioni di voto si sono così temporaneamente bloccate. Poi ci si è visti costretti a ritornare dall’elettronica alla scheda cartacea.

I primi seggi chiudono alle 19 ora locale – la una di notte di mercoledì in Svizzera – facendo scattare la corsa alle proiezioni e alle speculazioni sul vincitore. I network Usa, dopo i clamorosi errori commessi nelle ultime due elezioni, hanno promesso di essere più prudenti stavolta, preferendo la precisione alla rapidità. Resta da vedere se manterranno la promessa.

Partecipazione da primato

Oltre che per il presidente, negli Stati Uniti martedì si vota per rinnovare il Congresso (tutta la Camera ed un terzo del senato), per 11 governatori su 50 e per una miriade di consultazioni statali e locali.

Le condizioni meteo dovrebbero favorire un’alta affluenza alle urne. Nel Nord-Est la temperatura è mite, sui 15 gradi, mentre nel Midwest dovrebbe fare più caldo del normale per questa stagione. Piove in qualche località dell’Ovest e potrebbe nevicare sulle montagne, ma non abbastanza da impedire agli elettori di recarsi a votare.

Ma in realtà gli americani stanno già votando da tempo: circa 29 milioni di voti anticipati in 30 stati sono già stati consegnati. È prevista in queste elezioni un’affluenza record, quasi sicuramente superiore ai 120 milioni di elettori del 2004. Una partecipazione straordinaria ai seggi per un’elezione che è stata straordinaria in tutte le sue fasi.

Sia Obama sia McCain hanno fatto campagna promettendo il cambiamento. Qualsiasi sia il verdetto dell’elettorato americano, questo voto è dominato dal sogno della speranza, in un momento in cui, non solo gli Stati Uniti, ma tutto il mondo è scosso dalla più grave crisi finanziaria da oltre mezzo secolo.

swissinfo e agenzie

Esprimendo la preferenza per un candidato, gli elettori americani in realtà votano per una lista di cosiddetti “grandi elettori” a lui associato nelle schede.

I voti popolari sono contati Stato per Stato. Ogni Stato ha un determinato numero di delegati, in proporzione alla popolazione.

In diversi Stati, il vincitore dell’elezione ottiene tutti i grandi elettori.

Il candidato che riceve il maggior numero di suffragi popolari non è dunque forzatamente il vincitore delle presidenziali.

È quel che successe nel 2000 ad Al Gore contro George Bush: quest’ultimo ottenne meno voti, ma vinse la corsa con 271 grandi elettori contro i 266 per il democratico.

Il candidato che riesce a far eleggere almeno 270 grandi elettori si aggiudica la poltrona alla Casa Bianca.

Le operazioni di voto sono monitorate da un centinaio di osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

A sorvegliare il buon anadamento dell’elezione presidenziale statunitense vi sono anche due osservatori svizzeri: si tratta dei parlamentari Christian Miesch e Hans Widmer.

I due elvetici devono tenere sotto controllo 10-12 locali di voto nella città di Richmond, in Virginia.

“Ci aspettiamo una partecipazione massiccia”, ha spiegato Miesch. “Abbiamo già notato lunghe code in occasione del voto anticipato”, ha aggiunto il deputato basilese, che era già attivo per l’OSCE nelle presidenziali del 2004, allora nello stato del Nuovo Messico.

Alla fine del 2007 negli Stati Uniti erano registrati 73’978 svizzeri.

Tra costoro, 52’415 hanno la doppia nazionalità.

Il numero degli americani con antenati elvetici è stimato a 1,2 milioni.

La maggior parte degli americani con origini svizzere vive in California, a New York, nell’Ohio, nel Wisconsin e in Pennsylvania.

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