L’assicurazione maternità ancora minacciata
Attesa dal 1945, l’assicurazione per la maternità rischia di rimanere ancora a lungo soltanto un principio iscritto nella Costituzione.
Un referendum contro l’ultimo progetto elaborato dal parlamento è stato lanciato giovedì da rappresentanti dell’UDC e del PLR.
L’assicurazione maternità deve restare di competenza dei partner sociali e non incombere allo Stato.
Sulla base di questa idea, il comitato referendario ha iniziato giovedì la raccolta delle firme per sottoporre al verdetto del popolo il progetto approvato nel settembre scorso dalle Camere federali.
Gli oppositori all’introduzione di un’assicurazione su base statale hanno tempo fino al 22 gennaio per raccogliere le 50’000 firme necessarie.
Lanciato dall’Unione democratica di centro (UDC), il referendum è sostenuto anche da alcuni membri del Partito liberale radicale (PLR).
Numerosi tentativi già falliti
Iscritto nella Costituzione federale dal 1945, il principio di un’assicurazione nazionale per la maternità non è mai stato realizzato in Svizzera.
Decine di proposte sono state respinte dal Parlamento e tre iniziative sono state bocciate dal popolo in votazione federale. L’ultima risale al 1999.
Il testo adottato in settembre dalle Camere federali propone una soluzione relativamente modesta, almeno rispetto ai progetti precedenti. Le prestazioni dell’assicurazione verrebbero versate soltanto per 14 settimane e spetterebbero unicamente alle donne che lavorano.
Il finanziamento delle indennità verrebbe garantito mediante il dispositivo statale che regola le indennità per perdita di guadagno (IPG).
Questa assicurazione è stata istituita dalla Seconda guerra mondiale per compensare i redditi mancanti alle persone che prestano servizio nell’esercito o nella protezione civile.
Costi troppo alti
Il nuovo progetto parlamentare porta soprattutto la firma di Pierre Triponez, consigliere nazionale radicale e direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri.
Ma tra i suoi oppositori figurano anche diversi esponenti dell’ala destra del suo stesso partito, il PLR, oltre che quasi tutti i membri parlamentari dell’UDC.
Da notare che, con pochissime eccezioni, anche le rappresentanti femminili del partito di Blocher sostengono il referendum.
Per gli oppositori al testo parlamentare, la Svizzera non può permettersi “un’ampliamento eccessivo dello Stato sociale”. I costi dell’assicurazione sono stimati a 480 milioni di franchi all’anno.
Competenza dei privati
Per il neoeletto consigliere nazionale radicale Filippo Leutenegger, l’assicurazione per la maternità non rientra nelle competenze della Confederazione. Deve essere invece lasciata nelle mani delle aziende.
Anche Jasmin Hutter, neoeletta consigliera nazionale dell’UDC, si è schierata contro il progetto parlamentare, affermando che la maternità deve rimanere una faccenda privata.
Per l’appena 25enne donna politica, l’assicurazione sarebbe inoltre discriminante, dal momento che le prestazioni verrebbero pagate soltanto alle donne attive professionalmente.
Secondo Rolf Hegetschweiler, consigliere nazionale del PLR, gli obbiettivi dell’articolo costituzionale del 1945 sono già stati soddisfatti da tempo: il Codice delle obbligazioni contempla già alcune disposizioni in materia e l’assicurazione contro le malattie si assume già i costi indiretti della maternità.
Posizione retrograda
Da parte loro, i sindacati hanno criticato immediatamente le argomentazioni del comitato referendario.
A detta di Travail.Suisse, le posizioni dei sostenitori del referendum sono da considerare “retrograde”, tenendo conto anche del fatto che il progetto parlamentare di assicurazione rappresenta soltanto una “soluzione minima” per molte donne.
Per l’Unione sindacale svizzera, oggi la maggior parte delle donne non smettono di lavorare dopo aver avuto un bambino e necessitano quindi di un’assicurazione per la maternità.
swissinfo e agenzie
1945: il principio di un’assicurazione maternità viene iscritto nella Costituzione federale.
1999: un progetto di assicurazione viene bocciato per la terza volta dal popolo in votazione federale.
2003: in settembre le Camere federali approvano un nuovo progetto che prevede indennità per la durata di 14 settimane dopo il parto.
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