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L’esercito svizzero ritira il proprio personale dall’Afghanistan

L'esercito svizzero si ritirerà dall'Afganistan

Il ministro della difesa Samuel Schmid ha annunciato mercoledì che la presenza simbolica della Svizzera in Afghanistan si concluderà il primo marzo 2008.

Il provvedimento è stato motivato con il fatto che in alcune province del paese le operazioni di mantenimento della pace non sono più possibili.

Samuel Schmid, ministro della difesa

Non è possibile aumentare il contingente elvetico in Afghanistan.

La presenza simbolica elvetica composta da due ufficiali superiori impiegati presso la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza della Nato (ISAF) si concluderà il primo marzo 2008. Il ministro della difesa Samuel Schmid ha informato mercoledì il Consiglio federale della misura presa.

L’impegno svizzero in Afghanistan termina poiché in alcune province meridionali del paese asiatico le operazioni di mantenimento della pace si sono gradualmente trasformate in operazioni di repressione dei ribelli, indica una nota del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS).

Anche nelle zone dove gli attacchi dei ribelli sono solo sporadici, il lavoro di ricostruzione non può essere compiuto in maniera efficace a causa delle misure di autodifesa delle truppe.

Nelle regioni dove i talebani si stanno di nuovo rafforzando – si legge nel comunicato – la missione è diventata praticamente impossibile.

Schmid: scelta necessaria

Durante la conferenza stampa, il ministro della difesa Samuel Schmid si è difeso dall’accusa d’aver ceduto ai proclami del suo partito – l’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice) – in vista dell’elezione dell’esecutivo, prevista il 12 dicembre. L’UDC è infatti ostile a qualsiasi impiego dell’esercito all’estero.

Secondo il ministro, la decisione corrisponde unicamente alla necessità di far rispettare la legge: la legislazione elvetica, infatti, autorizza unicamente le operazioni di mantenimento della pace e non quelle di imposizione della pace.

Il consigliere federale ha poi garantito che non si è trattato di una decisione affrettata, bensì una scelta frutto di un’analisi costante della situazione. Il ritiro svizzero dall’Afghanistan, inoltre, non pregiudica la partecipazione alle altre missioni internazionali, come ad esempio in Nepal.

Ricostruire l’Afghanistan

L’ISAF, costituita su mandato del Consiglio di sicurezza dell’ONU nel 2001, è stata essenzialmente incaricata di assicurare la ricostruzione dell’Afghanistan. In generale, lo sforzo principale della missione si concentra in misura crescente nello sviluppo del nuovo esercito afgano.

Lo scorso mese di settembre, le Nazioni Unite hanno prorogato il mandato dei circa 6’500 uomini dell’ISAF fino al 13 ottobre 2008.

Da due a quattro ufficiali svizzeri sono impegnati nel paese asiatico dal febbraio 2004. Attualmente due militi sono attivi a Kunduz in seno a una squadra di ricostruzione (Provincial Reconstruction Team) agli ordini dell’esercito tedesco.

L’impegno di ufficiali svizzeri presso l’ISAF, assunto nell’ambito di un mandato ONU, era stato approvato dalle camere federali nel corso della sessione estiva del 2003.

swissinfo e agenzie

La presenza svizzera in Afghanistan si iscrive nel quadro del Partenariato per la pace, il programma della NATO che riunisce, oltre ai paesi membri del Patto Atlantico, una ventina di altri Stati europei. La Svizzera ha aderito nel 1996.

L’obiettivo principale di questa iniziativa è di cercare assieme delle soluzioni per delle questioni di sicurezza attuali.

Nel 2003 il governo svizzero ha autorizzato il Dipartimento della difesa ad impiegare un massimo di quattro ufficiali nella International Security and Assistance Force (ISAF) in Afghanistan. I loro compiti sono di curare i contatti con le autorità locali ed osservare la situazione.

Nel quadro del Partenariato per la pace, l’esercito svizzero è presente tra l’altro anche in Kosovo, dove prestano servizio circa 220 soldati elvetici.

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