L’Europa dei 27 di fronte a un nuovo “vertice cruciale”
I capi di Stato e di governo dell’Unione europea si ritrovano l’8 e il 9 dicembre a Bruxelles in quello che si preannuncia un vertice decisivo. Scopo dell’incontro: giungere a un accordo per salvare la zona euro, che rischia di sprofondare nella crisi attuale.
Al centro dei colloqui vi è il nuovo trattato europeo voluto da Francia e Germania. L’accordo costringerebbe i 27 Stati membri, o perlomeno quelli della zona euro, ad introdurre il pareggio di bilancio nelle loro costituzioni (“regola d’oro”). I paesi non conformi alle nuove regole verrebbero così automaticamente sanzionati.
Da parte sua, il Consiglio europeo non esclude la possibilità di procedere all’emissione di titoli di debito comuni (eurobond) o di costituire un fondo più cospicuo per salvare i paesi in difficoltà.
Il dibattito sul futuro della moneta unica si svolge in un momento in cui l’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P) ha messo sotto osservazione 15 dei 17 paesi della zona euro (Cipro e Grecia esclusi).
Per valutare la portata del vertice di Bruxelles e dei rischi che corre la zona euro, swissinfo.ch ha intervistato René Schwok, titolare di una cattedra all’Istituto europeo di Ginevra, e il professor Manfred Gärtner, esperto di questioni europee presso l’Università di San Gallo.
swissinfo.ch: L’Europa sta tentando di tornare verso una maggiore rigidità fiscale: Francia e Germania vorrebbero introdurre una “regola d’oro” a tutta la zona euro. È possibile scongiurare il collasso economico con nuove clausole legali?
René Schwok: Le proposte di Nicolas Sarkozy e di Angela Merkel non sono nuove e si situano al di sotto delle aspettative degli osservatori. Queste proposte non prevedono una discussione sul rafforzamento del ruolo della Banca centrale europea (BCE), sull’emissione di eurobond – o di strumenti equivalenti – e neppure sull’attribuzione di nuovi poteri di controllo dei bilanci degli Stati da parte della Commissione europea.
Dal canto suo, la “regola d’oro” è in realtà una copia dei criteri già previsti dal Patto di stabilità, ma con alcuni cambiamenti per quanto concerne la politica delle sanzioni. Attualmente, per applicare delle sanzioni è necessaria una maggioranza qualificata del Consiglio europeo. La proposta di Merkel e Sarkozy prevede invece sanzioni automatiche, che potranno essere levate soltanto dalla maggioranza del Consiglio europeo.
Le proposte vanno nella direzione giusta, ma sono insufficienti per prevenire ulteriori attacchi alla zona euro.
swissinfo.ch: L’Europa “a due velocità”, ventilata già diversi anni fa, sta diventando sempre più una realtà. Si sta pensando a nuovi trattati, in cui non sarebbero inclusi tutti i paesi membri.
R. S.: Merkel e Sarkozy faranno in modo che un eventuale nuovo accordo sia integrato nei trattati esistenti dell’Unione europea. Ad esempio sotto forma di un protocollo destinato unicamente ai 17 paesi della zona euro.
Nella normativa europea si parla in questo caso di cooperazione rafforzata, ovvero di un meccanismo che consente ad alcuni paesi di avanzare su questioni specifiche, senza però coinvolgere la totalità dei membri dell’unione.
swissinfo.ch: Cosa si può dire del futuro di Grecia e Spagna, costrette ad adottare drastici piani di austerità e nel contempo ad assicurare la crescita per uscire dalla crisi?
R. S.: Di sicuro le misure in discussione aumentano il rischio di recessione in paesi come questi. Si tratta però di misure che si estendono su un lungo periodo. La speranza è quindi che favoriscano una ripresa economica a medio termine. È su questo che punta l’asse franco-tedesco.
swissinfo.ch: L’agenzia S&P minaccia di tagliare il rating di 15 dei 17 paesi della zona euro. Un duro colpo per le economie più “fragili”, ma anche per i paesi “salvatori”, ossia la Francia o la Germania …
Manfred Gärtner: S & P ha espresso chiaramente la sua intenzione di accrescere la pressione che già esercita sui politici della zona euro. Questo è uno scandalo in sé, ma dimostra, se ancora vi erano dubbi, che le agenzie di rating hanno una propria agenda politica. È uno schiaffo per coloro che hanno difeso Moody negli ultimi tempi, affermando che rappresenta solo un innocente termometro della situazione. Ed è anche un campanello d’allarme per i politici europei, affinché prendano misure definitive contro la società di rating.
swissinfo.ch: Se S&P metterà in atto la sua minaccia, quali potrebbero essere le implicazioni economiche per l’Europa?
M. G.: Le statistiche indicano che ogni riduzione del rating di un paese fa aumentare di 50 punti base i tassi d’interessi che deve versare sui propri bond. La Germania, ad esempio, dovrebbe pagare 10 miliardi di euro all’anno in più solo per il servizio del debito. Aggiungendo questo importo ad un deficit di 80 miliardi di euro, si arriverà probabilmente ad un ulteriore taglio del suo rating. È una spirale verso il basso che non aiuta di certo i paesi europei ad uscire dai loro problemi. Se teniamo conto inoltre che i governi saranno costretti a tagliare le spese in un orizzonte di recessione, allora si delinea un quadro piuttosto orribile.
swissinfo.ch: Le agenzie di rating sono diventate una sorta di divinità intoccabili. Che cosa suggerisce di fare nella situazione attuale, in cui serve piuttosto un consenso generale per salvare la zona euro?
M. G.: Le agenzie di rating esistono da più di un secolo, ma finora si limitavano a valutare le aziende private. Penso che non dovrebbero occuparsi di valutare anche i titoli di Stato e ancora meno in una situazione come questa. La capacità che hanno acquisito queste agenzie, tutte private, di spingere addirittura uno stato verso la bancarotta, mi sembra estremamente preoccupante.
Si è ormai creata una rete conforme agli interessi di pochi, che sta facendo enormi guadagni con gli alti e bassi della crisi e che sta minacciando l’economia mondiale.
swissinfo.ch: Questo vertice è veramente l’evento “cruciale”, di cui parlano in questi giorni i politici?
R. S.: I primi mesi del 2012 saranno pieni di ‘eventi cruciali’, almeno fino quando l’euro resterà a rischio. Pensiamo a quando il Consiglio europeo dovrà formalizzare le modifiche al suo trattato o ai possibili referendum.
Nell’incontro del 5 dicembre 2011 a Parigi, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno elaborato un documento per «rafforzare l’architettura dell’Ue» e proporre soluzioni immediate alla crisi dell’euro.
Il testo inviato al Consiglio europeo prevede quattro punti principali:
Un nuovo trattato
I 25 Stati membri dell’Ue, o perlomeno i 17 paesi dell’Eurozona, devono introdurre il rispetto del pareggio di bilancio nelle loro costituzioni. Questa “regola d’oro” prevede che il deficit pubblico non può superare il 3% del Pil.
L’introduzione di tale obbligo necessita la ratifica da parte dei parlamenti nazionali.
Sanzioni automatiche
Gli Stati che non rispettano la soglia del 3% saranno automaticamente sanzionati. Soltanto la maggioranza qualificata dell’Eurogruppo può decidere altrimenti.
Settore privato
Il settore privato non dovrà farsi carico delle perdite nel caso di una ristrutturazione del debito sovrano, a differenza di quanto accaduto in Grecia.
Fondo di stabilità europeo
Il fondo creato dal Consiglio europeo nel marzo 2011 dovrebbe essere operativo già dall’anno prossimo (invece che dal 1. gennaio 2013).
Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha pure preparato una serie di proposte per salvare i paesi della zona euro dalla crisi.
Eurobond
L’emissione di titoli da parte della Banca centrale europea dovrebbe permettere di iniettare liquidità agli Stati in difficoltà, come la Grecia e la Spagna, per assorbire i loro debiti. La proposta è combattuta dalla Germania.
FMI
Il Fondo monetario internazionale dovrebbe aumentare le risorse finanziarie disponibili per fornire crediti ai paesi maggiormente colpiti dalla crisi del debito.
Fondo europeo di stabilità finanziaria
Le riserve di questo fondo, che dispone attualmente di 440 miliardi di euro, dovrebbero essere aumentate fino a raggiungere almeno il doppio di questo importo.
Traduzione di Luigi Jorio e Armando Mombelli
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