L’integrazione come impegno contrattuale
Il Partito socialista svizzero (PS), riunito in assemblea a Muttenz, ha approvato il principio del contratto d'integrazione che impegna gli stranieri a studiare il pianeta Svizzera.
Tra le altre decisioni, il sostengo al referendum contro la quinta revisione dell’Assicurazione invalidità e il sì alla creazione di una cassa malati unica.
L’assemblea dei delegati del partito socialista (PS) a Muttenz è stata teatro di accese discussioni. La dirigenza del partito l’ha spuntata per quanto riguarda il documento sull’integrazione che è stato approvato con poche modifiche. È stata sconfessata, invece, in merito al referendum contro la quinta revisione dell’Assicurazione invalidità (AI) che chiedeva di respingere. L’assemblea, con 82 voti contro 69, ha infatti deciso di sostenere il referendum.
Nessuna sorpresa, invece, per quanto riguarda l’iniziativa popolare «per una cassa malati unica e sociale». Ai cittadini che andranno a votare il 7 marzo prossimo, i delegati del PS consigliano all’unanimità di votare sì.
Integrazione e impegno
Il documento sull’integrazione prevede l’obbligo per i migranti di sottoscrivere un contratto con il quale s’impegnano a studiare una lingua nazionale e gli usi e costumi svizzeri. Inoltre, chiede che gli imam intenzionati a lavorare in Svizzera vengano obbligati a frequentare le università elvetiche.
Le 13 misure previste dal documento dovrebbero favorire l’integrazione degli stranieri in Svizzera. Il PS punta in particolare al miglioramento dell’offerta per quanto riguarda gli asili nido e altre strutture simili.
Nonostante sia stato accettato a larga maggioranza, il contratto di integrazione ha dato adito a diverse critiche. Le sezioni di Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Ticino hanno chiesto lo stralcio puro e semplice dell’invito fatto agli emigranti di sottoscrivere un contratto di questo genere. Il contratto, è stato argomentato da più parti, equivale ad una misura coercitiva e discrimina i migranti extraeuropei, i soli a doverlo firmare. Anche tra manager inglesi o francesi, o tra gli stessi svizzeri – ha argomentato la delegata di Ginevra Valérie Boillat – potrebbero essere rilevate lacune nell’integrazione.
Altro tema che ha dato adito a lunghe discussioni è stato il divieto del velo islamico per gli insegnanti. I delegati si sono messi d’accordo su una formulazione di compromesso secondo la quale il PS è contro l’ostentazione di tutti i simboli religiosi apparenti. Quasi all’unanimità i delegati si sono detti contro la dispensa per motivi religiosi da certe lezioni scolastiche.
Tra i punti del documento figura il lancio di una sorta di «Piano Marshall» per eliminare le discriminazioni cui sono vittime i giovani stranieri sul mercato del lavoro. Altro punto forte del testo è la concessione agli stranieri del diritto di voto e di eleggibilità a livello comunale.
No alla revisione dell’assicurazione invalidità
Sconfitta per quanto riguarda il contratto d’integrazione, la sezione ginevrina del PS è però riuscita – a sorpresa – ad imporre la sua visione in merito alla quinta revisione dell’AI: è una riforma fatta a spese dei disabili e va combattuta con l’arma del referendum.
Finora il comitato contrario alla revisione ha raccolto 15mila firme e ha tempo fino al 25 gennaio per racimolare le altre 35mila.
Le donne socialiste temono in particolare che la revisione conduca allo smantellamento dell’AI. «Il numero di rendite potrebbe diminuire del 30% col rischio che persone che soffrono di problemi psichici vengano escluse», ha affermato la delegata di Ginevra Marie Roth-Bernasconi.
Inutile è stato il tentativo del presidente del partito, Hans-Jürg Fehr, che ha cercato di convincere i delegati della necessità di riformare l’AI. Se non si assicura adesso il finanziamento dell’AI, ha detto Fehr, i debiti di questa assicurazione sociale saliranno alle stelle. «Ogni freno danneggia l’AI e rafforza i nostri avversari».
Inoltre, ha aggiunto Fehr, nemmeno i sindacati e le associazioni dei disabili hanno sostenuto il referendum.
Altri sviluppi
Referendum
L’ironia di Leuenberger
L’assemblea è stata aperta con un discorso del consigliere federale socialista Moritz Leuenberger. Le parole del presidente della Confederazione, sottilmente ironiche, sono state salutate da molti applausi. Anche guidare le sedute del Consiglio federale, ha detto sorridendo Leuenberger, è un lavoro d’integrazione.
Il ministro socialista si è però fatto serio parlando dell’integrazione dei migranti. L’integrazione, ha detto Leuenberger, è la base per una convivenza pacifica e giusta e «corrisponde all’immagine che abbiamo di una società solidale».
Dal canto suo, Hans Jürg Fehr ha invitato i compagni di partito a prepararsi per le elezioni parlamentari del prossimo autunno. Per vincere, ha detto il presidente del PS, sono necessarie due cose: «Dobbiamo metterci in vetrina e dobbiamo mettere alla sbarra l’Unione democratica di centro». L’UDC (destra nazionalconservatrice), al contrario dei socialisti, non sarebbe interessata alla soluzione dei problemi.
Il PS, ha concluso Fehr, vuole convincere l’elettorato soprattutto puntando sulla politica sociale e familiare. L’obiettivo è quello di diventare il più forte partito del paese.
swissinfo e agenzie
Fondato nel 1888, il PSS è rimasto all’opposizione per diversi decenni.
Nel 1943, un suo esponente è entrato per la prima volta in Governo. Stabilmente in Consiglio federale dal 1959, dove siedono due suoi rappresentanti, il PSS gioca comunque spesso il ruolo di opposizione nei confronti degli altri tre partiti di Governo.
In parlamento, oggi i socialisti sono la seconda forza politica dietro alla destra nazionalconservatrice dell’Unione democratica di centro. Nelle elezioni parlamentari del 2003, il PSS ha conquistato il 23,3% dei voti (aveva il 23,5% nel 1967 e il 21,8% nel 1995).
Alla fine del 2003, il PSS contava 37’000 membri. La frazione socialista per la legislatura 2003-2007 è composta di 52 consiglieri nazionali (su 200), 9 consiglieri agli Stati (su 46) e 2 membri del governo (su 7).
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