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L’ombra dei tagli su formazione e ricerca

I ricercatori sono preoccupati per le misure di risparmio annunciate Keystone

I ricercatori svizzeri sono preoccupati per la gigantesca manovra di risparmio proposta dal governo. La qualità dell'insegnamento e della ricerca sarebbe in pericolo.

Il Parlamento è chiamato in una sessione straordinaria a definire i dettagli e le dimensioni effettive dei tagli.

Ancora nello scorso novembre il Consiglio federale aveva sostenuto un credito per la ricerca, l’istruzione e la tecnologia di 17,3 miliardi. Il credito supplementare doveva coprire le falle per quattro anni, dal 2004 al 2007.

Rispetto al piano finanziario del 2003, era dunque prevista una crescita del 6%. Quattro gli ambiti che avrebbero beneficiato dei crediti supplementari: ristrutturazione della formazione, rafforzamento della ricerca, promozione dell’innovazione, rafforzamento della collaborazione fra atenei all’interno del paese e a livello internazionale.

Battaglie di bilancio

La retromarcia del governo in nome del risparmio era stata fermata una prima volta in sede di commissione parlamentare. Ma alla seconda lettura, in nome della necessaria dieta delle finanze, la prima fetta di 480 milioni è stata congelata.

Con la manovra da 3,4 miliardi di franchi, presentata la settimana scorsa, la crescita dovrebbe venir limitata al 4% annuo. La prima camera, il Consiglio nazionale, si è però opposta martedì al programma di tagli, preferendo il progetto iniziale. Solo la destra più convinta ha seguito il governo, mentre gli ambienti economici hanno confermato la fiducia allo sviluppo dei cervelli.

Ma la seconda lettura al Consiglio degli Stati potrebbe rimescolare le carte in tavola e assecondare il governo. Come la promozione della formazione, la stabilità finanziaria delle casse pubbliche ha un ruolo importante anche nella campagna per le elezioni di ottobre.

Le reazioni degli scienziati

Gottfried Schatz, presidente del Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia, teme che i soldi risparmiati porteranno ad un deficit di nuove leve nella ricerca: «Con questa politica si sprecano i talenti».

Sconcertato dal pacchetto di risparmio è invece il professore del Politecnico di Losanna e consigliere nazionale Jaques Neirynck: «Una crescita limitata al 4% è inaccettabile».

«Se il Consiglio federale vuole spendere meno, deve anche precisare dove vuole effettuare i tagli. Con un bilancio ridotto non è possibile realizzare il progetto come è stato formulato l’anno scorso», ha precisato a swissinfo Neirynck.

Competitività a rischio

I ricercatori svizzeri contavano ancora l’anno scorso con il 10% di crescita annuale dei fondi per la ricerca. Con le parole della presidente del Fondo nazionale di ricerca, Heidi Diggelmann, una cifra necessaria, «perché la Svizzera possa rimanere competitiva in questo campo».

Xavier Comptesse di Avenir Suisse, un «think-tank» vicino all’economia privata, si dice sorpreso dalle misure di risparmio: «Per un anno intero abbiamo sentito dalle bocche dei politici che la formazione e la ricerca sono una priorità per il paese e che dunque hanno diritto a più risorse».

Se si trascurano formazione e ricerca, afferma ancora Comptesse, la Svizzera deve importare forze qualificate dall’estero. «Altrimenti le aziende come Novartis trasporteranno i loro centri di ricerca all’estero».

In perdita di punti

Nel quadro occidentale dell’OSCE, la Svizzera detiene ancora un ottimo posto nella promozione della ricerca e dello sviluppo. Di più spendono solo gli USA, Svezia e Finlandia. Dopo la Svizzera seguono il Giappone e, con ampio distacco, Germania e Francia.

Malgrado la buona posizione internazionale, gli scienziati sono preoccupati. Gli interlocutori che hanno parlato a swissinfo si dicono convinti che si sta perdendo terreno rispetto agli altri paesi. Soprattutto verso gli USA e i paesi scandinavi.

Inoltre l’Unione europea ha lanciato un nuovo piano per rafforzare il settore: dall’1,9% si passerebbe al 3% del Pil della nuova Europa dei 25.

Il manager di Novartis e consigliere nazionale radicale Johannes Randegger afferma per concludere: «Dobbiamo dare un segnale forte ai giovani». Insomma, solo se la politica sosterrà la ricerca ci sarà un futuro in Svizzera per i ricercatori.

E forse è il caso di ricordarlo: Novartis ha deciso l’anno scorso di trasportare un suo centro di ricerca dalla Svizzera al Massachussetts, dunque negli USA:

swissinfo, Jean-Michel Berthoud
(traduzione: Daniele Papacella)

Secondo la statistica ufficiale la Svizzera spendeva 8,3 miliardi di franchi nel 1989, Nel 2000 erano già 10,7 miliardi.

Dunque la formazione dispone del 5,5% del Prodotto interno lordo. La ricerca e lo sviluppo dispongono di 2,1 miliardi dalla Confederazione e 725 milioni dai cantoni.

Meno di quanto spendono Francia e Austria, ma più della Germania e degli Stati Uniti. Primeggia la Svezia con un 7,7% per Pil.

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