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L’ombra della liberalizzazione sull’agricoltura

Quale futuro per i piccoli contadini in un mercato liberalizzato? Keystone

L'Unione svizzera dei contadini ha consegnato una risoluzione al commissario Harbinson. Le ultime proposte per l'apertura dei mercati segnerebbero la fine dell'agricoltura elvetica.

In attesa del prossimo round di trattative in Messico, un accordo internazionale sembra ancora lontano.

«Il caso è serio, ne va della sopravvivenza dell’agricoltura svizzera», afferma Hasjörg Walter, presidente dell’Unione svizzera dei contadini, uscendo dalla Sede dell’Organizzazione mondiale del commercio di Ginevra. Una liberalizzazione indiscriminata – come quella desiderata dagli Stati Uniti e dal gruppo Cairns che gravita attorno alla superpotenza – «porterebbe alla fine dell’agricoltura in molti paesi, non solo di quella svizzera».

Per ribadire la posizione elvetica, già difesa dall’ambasciatore Luzius Wasescha nelle ultime tornate degli accordi di Doha, i rappresentanti di categoria hanno voluto incontrare personalmente il responsabile del dossier agricoltura dell’OMC, Stuard Harbinson. Consegnando una serie di risoluzioni, i contadini sperano di aver aperto una breccia per una soluzione che tenga conto delle varie funzioni dell’agricoltura e delle caratteristiche nazionali.

«Siamo stati ascoltati, anche se non ci facciamo delle illusioni», afferma Walter con tono sommesso a swissinfo. Al centro c’è l’inserimento nei trattati del principio della «multifunzionalità».

La parola magica «multifunzionalità»

La Confederazione, come le associazioni di categoria hanno rinunciato ad una «lex helvetica» che escluda l’agricoltura locale dalle regole del commercio internazionale: «Una soluzione particolare per l’agricoltura svizzera non è pensabile», sentenzia Walter. Per equità non ci si può autoescludere quando in altri settori, come i servizi, si chiede l’apertura dei mercati.

Dunque la lotta procede ora sui concetti di fondo. «Abbiamo ribadito che nella produzione alimentare devono essere considerati anche gli standard sociali, la qualità e i fattori ambientali. Per questo ogni paese deve disporre di un margine di manovra», spiega Walter.

Apportando al dibattito il concetto di «multifunzionalità», i contadini svizzeri auspicano un riconoscimento dei diversi compiti dell’agricoltura: la cura del paesaggio, il contributo allo sviluppo sostenibile, la garanzia della qualità della produzione o l’approvvigionamento nazionale. Compiti che potrebbero essere sostenuti da sovvenzioni indirette, come avviene già oggi in Svizzera per i contadini di montagna.

Queste posizioni sono già note da tempo, tanto che nei documenti dell’Unione europea si parla già di «formula svizzera». E i «multifunzionalisti» si sono già moltiplicati: oltre all’Unione europea, anche paesi come il Giappone e la Norvegia hanno annunciato di preferire una soluzione di questo tipo, rispetto ad un abbattimento unilaterale dei dazi doganali.

Esito aperto

Ma la settimana scorsa un rapporto intermedio del commissario Harbinson ha ripreso le posizioni più vicine al massimalismo statunitense. Per questo, nel nuovo arrembaggio di lunedì, i contadini svizzeri hanno lanciato un ultimo argomento: ci vuole un trattamento uguale dei vari dossier.

L’ottavo punto della dichiarazione consegnata lunedì, esorta candidamente l’OMC a migliorare la coordinazione fra i vari dossier in cantiere. Una condanna implicita al protezionismo USA verso la propria produzione industriale? «È chiaro – conclude Walter – ci vuole un equilibrio per tutti i paesi fra il dare e l’avere. In tutti i dossier».

Il 31 marzo il commissario Stuart Harbinson dovrebbe presentare una proposta definitiva sul commercio agricolo. Nei prossimi mesi ci si chinerà sugli altri dossier sensibili, come la concorrenza e gli investimenti, prima del prossimo incontro ministeriale di settembre a Cancun, in Messico.

I contadini antiglobal si sono già dati appuntamento per sabato 29 marzo davanti alla sede dell’OMC a Ginevra. Vogliono far sentire la loro voce. Le vie del commercio globale, dunque, rimangono ancora cosparse di ostacoli e dubbi.

swissinfo, Daniele Papacella

Lunedì 24 marzo l’Unione dei contadini svizzeri ha consegnato un documento al responsabile del dossier agricoltura dell’OMC, Stuard Harbinson.

In otto punti, i rappresentanti dei contadini affermano che l’agricoltura svizzera non potrà sopravvivere ad una liberalizzazione che si sommi alla riforma agricola già in corso.

Dichiarazione di provenienza e protezione dei consumatori vanno potenziati. Inoltre ci si aspetta un sostegno alla qualità e non solo alla quantità.

I contadini svizzeri chiedono che tutti i fattori, legati ad un’equa apertura dei mercati, vengano contemplati (dal clima alle conseguenze sociali, passando per i diversi sistemi di tassazione e sussidio).

L’OMC propone un abbassamento dei dazi per i prodotti agricoli del 60%
La proposta è sostenuta dal gruppo «Cairns» (USA, Canada, Argentina, Australia, alcuni paesi asiatici)
L’Unione europea non vuole andare oltre il 36%
La Svizzera promuove un riconoscimento della «multifunzionalità» dell’agricoltura (cura del paesaggio, sicurezza alimentare, protezione dell’ambiente, allevamento rispettoso degli animali)

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