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L’UBS sta affossando il segreto bancario

Reuters

Con gli errori commessi negli ultimi anni, la grande banca ha messo in pericolo il segreto bancario svizzero, osserva la stampa elvetica. Dopo l'offensiva lanciata dagli Stati uniti contro questa istituzione nazionale, vi sono da attendere ora ulteriori pressioni da parte dei paesi europei.

“Per decenni, i cosiddetti ‘denigratori’ della Svizzera di ogni colore politico – dall’esponente della vecchia sinistra Jean Ziegler al banchiere privato Hans J. Bär – avevano cercato di attaccare una delle istituzioni nazionali più sacre. Ma nessuno era riuscito a scuotere veramente le fondamenta del segreto bancario”, ricorda il Tages Anzeiger.

“Ed ora, proprio l’UBS è riuscita a fare ciò che i più grandi nemici del segreto bancario non sono stati in grado di compiere. Marcel Ospel, l’ex presidente del consiglio di amministrazione della banca, rischia di diventare un eroe per i più ferventi critici del segreto bancario”, ironizza il quotidiano zurighese.

“I rappresentanti dell’UBS credevano veramente di poter agire impunemente quali complici di truffatori fiscali”, prosegue il Tages Anzeiger. “Negli ultimi anni le banche svizzere hanno intrapreso grandi sforzi per tener lontano dalle loro casseforti il denaro sporco. Per quanto riguarda invece i delitti fiscali hanno chiuso sistematicamente gli occhi, facendo valere l’incomprensibile distinzione tra evasione fiscale e frode fiscale”.

Pratiche illegali

“La cosa più problematica dal profilo legale è che la banca ha aiutato sistematicamente i suoi clienti a frodare il fisco americano”, sottolinea anche la Berner Zeitung. “E, in quest’ambito, l’UBS non può neppure appellarsi all’astuta distinzione tra evasione e frode fiscale”.

Nel caso dei dati bancari trasmessi agli Stati uniti, le pratiche della banca elvetica erano semplicemente illegali, sia dinnanzi alla legge americana che a quella svizzera”, prosegue il giornale bernese, secondo il quale questa faccenda arrecherà “non pochi danni alla piazza finanziaria nazionale”.

Bandiera bianca

“Quando la superpotenza americana comincia a piazzare la sua artiglieria pesante, la Svizzera può solo mettere da parte il suo orgoglio, issare bandiera bianca e trasmettere informazioni bancarie agli Stati uniti”, rileva la Neue Luzerner Zeitung.

“Possiamo essere scioccati per la mancanza di tatto mostrata dalle autorità americane ogni qual volta sono in gioco interessi nazionali. E possiamo anche rimproverare al governo svizzero e all’Autorità federale di vigilanza di non mostrare maggiore solidità. Ma la responsabilità centrale di quanto è successo spetta senza dubbio all’UBS”, aggiunge il foglio lucernese.

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Segreto bancario

Questo contenuto è stato pubblicato al Il segreto bancario svizzero – sancito in particolare dalle disposizioni del Codice civile sulla sfera privata, dalla legislazione in materia di protezione dei dati e dalle legge sulle banche – garantisce la confidenzialità delle informazioni ai clienti delle banche elvetiche nei confronti dei privati e delle amministrazioni. Ci sono tuttavia dei limiti al segreto bancario:…

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Un ricatto

“L’accordo raggiunto con gli Stati uniti indebolisce il segreto bancario svizzero”, ritiene il Bund. “Il Consiglio federale e l’Autorità federale di vigilanza non possono nascondere il fatto che vi è stato un vero e proprio ricatto. La multa minacciata dalle autorità americane sarebbe stata così salata da provocare il fallimento dell’UBS, già duramente provata dalla crisi finanziaria”.

“Il cedimento della Confederazione nei confronti degli Stati uniti spingerà altri paesi – come la Germania, la Francia o la Gran Bretagna – a rafforzare le pressioni sul segreto bancario elvetico. Questa istituzione non crollerà tra un anno, ma vi è da chiedersi se riuscirà a sopravvivere 10 anni”, osserva il giornale bernese.

Pressioni schiaccianti

Anche le Temps intravede nuove minacce nei confronti del segreto bancario: “Le pressioni erano forti, in futuro diventeranno schiaccianti. Le dichiarazioni formulate nelle ultime settimane da Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno già dimostrato i limiti delle tradizionali amicizie: le carte saranno rimescolate in base ai rapporti di forza. E la Svizzera, con questo accordo con gli Stati uniti, ha appena ammesso la debolezza della sua posizione”.

“Ancora una volta gli errori dell’UBS costringono la Svizzera a cambiare d’epoca”, rileva ancora il quotidiano romando. “Dopo essere state costrette a finanziare il salvataggio della grande banca, ora le autorità devono sacrificare, in nome della propria sopravvivenza, il segreto bancario. Un’istituzione che non era negoziabile, a detta dell’ex ministro delle finanze Kaspar Villiger, e che andava considerata al sicuro per almeno 15 anni, secondo quanto affermato nel 2004 dal presidente dell’Associazione svizzera dei banchieri”.

Ostaggi della banca

“L’UBS ci ha messi veramente in una ‘bella situazione’. Non contenta di attingere a piene mani alle casse federali per colmare le sue perdite, ora sta cercando di affondare il segreto bancario”, commenta con ironia anche La Liberté. “La faccenda è seria, dal momento che il segreto bancario intrattiene con gli svizzeri una relazione di amore che non è mai stata smentita negli ultimi decenni. Nel 1984, ad esempio, tre quarti degli svizzeri avevano respinto un’iniziativa popolare che chiedeva di limitare questa istituzione nazionale”.

“La Svizzera ha evitato una crisi istituzionale, ma la sua piazza finanziaria non esce di certo rafforzata da questa faccenda”, afferma il giornale friborghese, per il quale “l’UBS ha ormai preso una tale importanza in Svizzera, da farci diventare tutti ostaggi della grande banca”.

Un enorme falla

“È inutile girarci attorno”, sostiene La Regione. “La falla che si è aperta nella barriera del segreto bancario è enorme. Le rassicurazioni giunte giovedì dalla capitale federale sono già vecchie. Ne è la prova la nuova denuncia presentata dal Dipartimento americano di giustizia con la quale si chiede a un tribunale di obbligare Ubs a consegnare i nomi di altri 52 mila clienti statunitensi offshore, cioè titolari di un conto all’estero che, stando sempre all’accusa, avrebbero frodato il fisco nordamericano”.

“Si accettano scommesse che anche in questo caso Ubs, consigliata dalla Finma e benedetta dal Consiglio federale, cederà”, prosegue il foglio ticinese. *È solo una questione di tempo, di mesi. Come si dice, quando una signora perde la prima volta la sua virtù, l’ha persa per sempre e nulla la riporterà agli antichi splendori”.

swissinfo, Armando Mombelli

Il caso UBS fa seguito alle rivelazioni dell’ex amministratore patrimoniale della banca Bradley Birkenfeld.

Nel giugno 2008 il dipendente di UBS si è dichiarato colpevole di fronte a una corte federale della Florida, riconoscendo di aver incitato i suoi clienti a ingannare il fisco americano, nascondendo fino a 200 milioni di dollari (circa 208 milioni di franchi) in Svizzera e Liechtenstein.

In seguito, la banca ha riconosciuto i fatti davanti al Senato. L’UBS si è quindi impegnata a chiudere 19’000 conti di cittadini americani gestiti dalla Svizzera e ha deciso di cessare di offrire questo genere di conti.

Nella vicenda si attende anche una sentenza del Tribunale amministrativo federale, presso il quale clienti dell’UBS hanno presentato ricorso contro la divulgazione della loro identità alle autorità americane nell’ambito dell’assistenza giudiziaria.

Il Senato americano terrà un’udienza speciale dedicata all’UBS martedì 24 febbraio.

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