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L’UDC attacca duramente la propria ministra

Keystone

L'Unione democratica di centro esige le dimissioni dal partito e dal governo della propria ministra Eveline Widmer-Schlumpf, eletta a sorpresa lo scorso dicembre al posto di Christoph Blocher.

Durante gli ultimi giorni, il partito ha chiesto con insistenza a Widmer-Schlumpf di farsi da parte: la ministra avrebbe anteposto il proprio interesse personale al bene dell’Udc (destra-nazional conservatrice), tradendo in questo modo la fiducia nei suoi confronti.

Da un documentario diffuso dalla televisione svizzerotedesca, risulterebbe infatti che Widmer-Schumpf non avrebbe rispettato la volontà del partito e avrebbe collaborato con gli avversari politici per raggiungere il suo scopo.

Il presidente dell’Udc Toni Brunner non ha quindi usato mezzi termini per chiedere le dimissioni della «traditrice» Eveline Widmer-Schlumpf. I 530 delegati del partito, riuniti sabato scorso, non hanno né discusso né votato in merito alla prospettiva di escludere dalla formazione la consigliera federale grigionese.

Tuttavia, quando Toni Brunner ha riferito ai presenti la decisione del comitato centrale di richiedere – per Eveline Widmer-Schlumpf – l’espulsione dal partito e l’abbandono della carica di ministro della giustizia, i presenti hanno salutato le sue parole con un applauso compatto.

Se la ministra dovesse decidere di non ritirarsi, la direzione del partito intende radiare l’intera sezione grigionese, che sarebbe poi ricostituita facendo capo a politici fedeli alla linea.

A livello elettorale, l’Udc continua frattanto a riscuotere consensi: durante lo scorso finesettimana, il partito si è chiaramente imposto alle votazioni cantonali di Uri e Turgovia, com’era stato il caso in precedenza a Svitto e San Gallo.

Samuel Schmid si distanzia

Samuel Schmid, l’altro ministro Udc in seno all’esecutivo, non condivide la linea adottata dal suo partito: «Condanno queste pratiche contrarie alla nostra cultura politica», ha dichiarato il consigliere federale in un’intervista alla radio svizzerotedesca. Chi formula certe richieste dovrebbe riflettere in merito alle conseguenze sulla società, ha sottolineato il ministro bernese.

Il presidente Brunner ha immediatamente replicato a tali affermazioni criticando Schmid, reo di non avere preso sufficientemente le difese del collega Christoph Blocher, al momento dell’esclusione di quest’ultimo dall’esecutivo.

Lo stesso Brunner – nel quadro di un’intervista pubblicata dal Tages-Anzeiger – ha inoltre dichiarato che l’Udc potrebbe riproporre l’elezione popolare dei membri dell’esecutivo. A suo parere, la soluzione migliore sarebbe quella di far nominare a ciascun partito i propri rappresentanti.

Gli ex ministri contro l’Udc

L’ex consigliere federale radicale Rudolf Friedrich ritiene il comportamento dell’Udc insostenibile dal profilo della democrazia; inoltre, secondo lui da tale modo d’agire risulta un totale disprezzo nei confronti del parlamento. Arnold Koller, ex ministro popolare democratico, si è così espresso in un’intervista al giornale Sonntag: «Quello che l’Udc sta facendo ora non è mai accaduto prima nella storia svizzera».

Secondo il socialista Otto Stich, la crociata democentrista contro Eveline Widmer-Schlumpf ricorda il periodo nazista in Germania. A suo giudizio, l’Udc farebbe meglio a rinfrescarsi la memoria in materia di democrazia o, in alternativa, scegliere un’altra forma statale.

Donne in piazza

La consigliera nazionale Udc Ursula Haller ha protestato vivamente contro gli attacchi condotti dal proprio partito, condivisi peraltro dalla maggioranza delle sue colleghe.

Eveline Widmer-Schlumpf ha però ricevuto ampio sostegno dal resto dello scacchiere politico: socialisti, verdi e «Donne Ppd» hanno annunciato la loro adesione a una manifestazione di sostegno alla ministra della giustizia, organizzata per venerdì pomeriggio a Berna dalla federazione delle società femminili svizzere «Alliance F».

L’associazione intende inoltre lanciare un messaggio alla popolazione: «È incredibile constatare a qual punto in questo paese le donne in politica siano trattate senza alcuna decenza né il minimo rispetto», ha denunciato la sua presidente Rosmarie Zapfl.

Anche il presidente del governo grigionese Stefan Engler si è detto indignato per il trattamento riservato alla ministra: giovedì avrà luogo una manifestazione di sostegno a Felsberg, comune d’origine di Widmer-Schlumpf.

Stampa scettica

A livello di commenti giornalistici, la strategia dell’Udc è oggetto di molteplici critiche. Lo storico Hans Ulrich, interpellato dal Blick, afferma: «È ormai evidente che non si tratta di un partito democratico». A suo parere, l’Udc pensa e agisce in maniera autoritaria, ma ricerca nel contempo il consenso popolare.

«Con la sua violenza verbale, il partito cerca in primo luogo di guadagnare voti e di riscaldare il clima politico. Questo modo d’agire rispecchia peraltro il livello della direzione del partito», aggiunge Jost.

La Neue Zürcher Zeitung, dal canto suo, osserva: «Fintanto che il dibattito politico è caratterizzato dalla rabbia e dal rancore verso le persone, le riforme utili per il paese restano lettera morta».

Secondo il Tages Anzeiger, l’Udc e il suo presidente Toni Brunner tentano di demonizzare l’attuale governo per potersi profilare come salvatori della patria. Il quotidiano zurighese rileva che il partito non rispetta né lo stato di diritto né le istituzioni, non facendosi scrupoli nella scelta dei mezzi.

Atteggiamento rischioso

Sul Corriere del Ticino, Moreno Bernasconi osserva: «Il partito sta radicalizzando la propria intolleranza verso le correnti minoritarie e moderate dell’Udc (di cui Widmer Schlumpf è un’esponente come altri nei Grigioni, a Berna e altrove)».

A suo parere, i rischi legati a questo orientamento sono elevati: «Ostracizzando una consigliera federale eletta democraticamente dal parlamento e le voci diverse da quelle maggioritarie ma comunque radicate nella storia del partito, l’Udc rischia di imboccare una via che ha connotazioni estremiste».

swissinfo, Etienne Strebel
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Nel dicembre scorso, il parlamento ha confermato solo 6 dei 7 membri del governo uscenti, eleggendo Eveline Widmer-Schlumpf al posto di Christoph Blocher.

L’Udc, il partito di Blocher, non sentendosi più rappresentata dai suoi due ministri (oltre a Widmer Schlumpf, in governo siede il ministro della difesa Samuel Schmid) ha annunciato di voler passare all’opposizione, esigendo le dimissioni della consigliera federale grigionese. Quest’ultima ha infatti deciso di non rispettare le direttive del partito, in base alle quali avrebbe dovuto rifiutare l’elezione.

La ministra della giustizia, figlia dell’ex consigliere federale Leon, nasce il 16 marzo 1956 a Felsberg (Grigioni).

Dopo gli studi in diritto a Zurigo, nel 1981 ritorna nel suo cantone d’origine, dove consegue la patente di avvocato e notaio. Nel 1990 ottiene il dottorato presso l’Università di Zurigo. Dal 1987 al 1998 lavora a titolo indipendente come avvocato e notaio. Il 15 marzo 1998 è eletta nel governo grigionese, in cui dirige il Dipartimento delle finanze e dei Comuni. Nel 2001 e nel 2005 ricopre la carica di presidente del governo.

Il 12 dicembre 2007 Eveline Widmer-Schlumpf è eletta in Consiglio federale, nel quale entra in carica il 1° gennaio 2008. Eveline Widmer-Schlumpf è sposata e madre di tre figli.

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