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L’UDC si avvia verso una maggiore spaccatura

Keystone

Dopo una serie di successi elettorali, l'Unione democratica di centro (UDC) rischia un'emorragia interna: numerosi esponenti dell'ala liberale dei Grigioni e di Berna, tra cui il consigliere federale Samuel Schmid, intendono voltare le spalle al maggiore partito svizzero.

“Per me questo è un giorno triste. Rappresento l’UDC da 23 anni, non è quindi un passo facile quello che sto per compiere con i miei colleghi. Ma l’esclusione della sezione grigionese dal partito costituisce un fatto che non possiamo accettare: sono stati chiaramente superati dei limiti e non vi è più alcuna possibilità di un ritorno”, così la consigliera nazionale Ursula Haller ha riassunto il suo stato d’animo durante la conferenza stampa tenuta lunedì a Berna da quattro esponenti “dissidenti” del partito che incarna la destra nazionalista.

L’ala liberale dell’UDC del canton Berna, che in passato aveva evidenziato a più riprese una certa mancanza di grinta, questa volta sembra decisa a fare sul serio. Trentasette rappresentanti della sezione bernese – tra cui il consigliere federale Samuel Schmid, tre membri del parlamento svizzero, un ministro cantonale e oltre una decina di parlamentari cantonali – hanno annunciato la ferma volontà di rompere i ponti con il partito nazionale.

Un gesto di solidarietà nei confronti della sezione grigionese, esclusa domenica dall’UDC svizzera – e, nel contempo, di rifiuto della linea dura seguita da anni dai vertici nazionali del partito. “La decisione adottata domenica dalla dirigenza nazionale dell’UDC è un modo indegno di fare politica”, ha dichiarato Ursula Haller.

Il caso Widmer-Schlumpf

All’interno dell’UDC si starebbe quindi concretizzando una spaccatura, che si preannunciava dal 12 dicembre scorso, dopo il sorprendente risultato dell’elezione dei 7 membri del governo per la nuova legislatura. In quell’occasione, la maggioranza del parlamento aveva deciso di non riconfermare in carica il ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher, che aveva guidato l’UDC verso una serie ininterrotta di successi elettorali dall’inizio degli anni ’90.

Al suo posto, l’assemblea federale aveva scelto la ministra grigionese Eveline Widmer-Schlumpf, pure appartenente all’UDC, ma considerata più moderata rispetto al suo predecessore. Questa scelta – sostenuta soprattutto dai parlamentari del Partito socialista, del Partito popolare democratico e dei Verdi – non era stata digerita dal vertici dell’UDC.

L’UDC svizzera aveva così proclamato di non voler più riconoscere i suoi due rappresentanti in Consiglio federale – Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schmid – accusati di aver tradito gli interessi del partito, accettando la loro elezione dopo la bocciatura di Christoph Blocher. Il maggiore partito svizzero, rappresentato in governo dal 1937, ha inoltre deciso di passare all’opposizione.

Rottura con la sezione grigionese

Una strategia di opposizione che si è, tra l’altro, espressa negli ultimi mesi in una serie di attacchi personali nei confronti della neoeletta Eveline Widmer-Schlumpf. Dal momento che la nuova ministra di giustizia e polizia si è rifiutata di uscire dal suo partito, la dirigenza nazionale dell’UDC ha chiesto alla sezione grigionese di espellere la sua rappresentante. Senza successo, però.

I vertici dell’UDC Svizzera hanno così optato per una soluzione ancora più drastica: domenica hanno infatti ufficializzato l’esclusione di tutta la sezione grigionese del partito. In risposta a questo gesto, nemmeno 24 ore dopo l’ala moderata dell’UDC del canton Grigioni ha annunciato la convocazione di un congresso straordinario dei delegati per dare vita ad un nuovo partito cantonale. A questa nuova formazione politica, di tendenza liberale, potrebbe aderire anche Eveline Widmer-Schlumpf.

I membri dissidenti dell’UDC grigionese sono convinti che il loro esempio farà scuola in altri cantoni. “Abbiamo ricevuto molti segnali incoraggianti da parte di diversi esponenti di altri cantoni che intendono lasciare l’UDC per unirsi al nostro nuovo partito”, ha affermato lunedì Urs Bleiker, presidente ad interim dell’UDC grigionese.

Solidarietà dei bernesi

Segnali concreti sono giunti finora soltanto dalla sezione bernese dell’UDC, che già da alcuni anni, assieme a quella grigionese, si è distanziata a più riprese dalle linea dura promossa dal partito nazionale.

“Ci siamo regolarmente consultati nelle ultime settimane con i nostri colleghi dell’UDC grigionese. Come loro, ci opponiamo alla via dittatoriale seguita dalla dirigenza nazionale e vogliamo creare un nuovo partito, fondato sulla tradizione liberale e borghese dell’UDC”, ha dichiarato lunedì Lorenz Hess, membro del parlamento bernese.

I 37 rappresentanti dell’ala liberale hanno sottoscritto una risoluzione in cui chiedono alla sezione cantonale di staccarsi dal partito nazionale. A tale scopo dovrebbero raccogliere il sostegno di almeno due terzi dei delegati cantonali. Dal momento che questo obbiettivo sarà difficilmente raggiungibile, i dissidenti prevedono, quale soluzione alternativa, la creazione di un nuovo partito, che potrebbe ricongiungersi sul piano nazionale con quello dei colleghi liberali dell’UDC grigionese.

Crisi interna senza precedenti

Anche il consigliere federale Samuel Schmid figura tra i firmatari della risoluzione. Una situazione quasi paradossale: mentre la collega Eveline Widmer-Schlumpf si è schierata finora contro la sua estromissione dal partito, il ministro della difesa, della protezione della popolazione e dello sport preferisce voltare definitivamente le spalle all’UDC.

La direzione nazionale dello schieramento di destra ha reagito in toni distesi alla decisione del ministro bernese: “Schmid è membro del Consiglio federale, ma non è un rappresentante dell’UDC. Quale partito di opposizione, non abbiamo rappresentanti in governo”, ha dichiarato il portavoce dell’UDC svizzera Alain Hauert.

Nonostante queste dichiarazioni, il maggiore partito svizzero si ritrova confrontato alla sua più grande crisi degli ultimi decenni. Dopo aver praticamente raddoppiato il suo elettorato tra il 1995 e il 2007, l’UDC rischia ora di subire un’emorragia interna, che potrebbe far perderle membri e voti anche in altri cantoni. Secondo Lorenz Hess, anche l’ala liberale delle sezioni di Zugo e Glarona starebbero progettando passi analoghi a quelli intrapresi dai colleghi bernesi e grigionesi.

swissinfo, Armando Mombelli

Risultati nel Consiglio nazionale 1995, 1999 e 2003 e 2007:

Unione democratica di centro: 14,9%, 22,5%, 26,7%, 29,0%

Partito socialista: 21,8%, 22,5%, 23,3%, 19,5%

Partito liberale radicale: 20,2%, 19,9%, 17,3%, 15,6%

Partito popolare democratico: 17,0%, 15,8%, 14,4%, 14,6%

Partito ecologista svizzero: 5,0%, 5,0%, 7,4%, 9,6%.

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