L’UE negativa sul rapporto Europa 2006 della Svizzera
Il parlamento europeo si dice deluso del rapporto pubblicato a fine giugno dal governo svizzero.
Il rammarico di Strasburgo: il Consiglio federale ha presentato un’analisi approfondita della situazione passata e attuale, ma non indica la via da seguire in futuro.
Il parlamento europeo è deluso del rapporto pubblicato a fine giugno dal Consiglio federale in cui si afferma che la via degli accordi bilaterali con l’Ue costituisce al momento la migliore opzione.
Il rammarico dell’UE è stato espresso dalla deputata liberale britannica Diana Wallis, presidente del comitato dell’europarlamento che si occupa delle relazioni con la Svizzera.
Il rapporto, se considerato come base di discussione, dà peraltro adito a confusione, in quanto illustra varianti di avvicinamento all’Europa che sono inverosimili e che non corrispondono alle aspettative dell’UE.
Illusioni
L’idea di allargare lo Spazio economico europeo (SEE) è ad esempio illusoria, secondo la Wallis: i paesi disposti ad aderirvi dovrebbero infatti essere nel contempo pronti all’adesione all’UE, dato che i criteri economici di ammissione sarebbero gli stessi.
Rimanendo fuori dall’Unione, non avrebbero però voce in capitolo nel processo decisionale a Bruxelles. Grazie agli accordi bilaterali, la Svizzera si trova peraltro in migliore posizione rispetto ad altri paesi SEE quali Islanda e Norvegia, afferma la presidente del comitato europarlamentare.
Il rapporto del Consiglio federale sembra indicare che la Confederazione vuole proseguire su questa via, ma l’auspicio – secondo la Wallis – è che il documento possa contribuire a rilanciare il dibattito sull’adesione. Il tema sarà probabilmente affrontato già la settimana prossima, quando è previsto a Bruxelles un incontro tra una delegazione parlamentare svizzera ed europea.
Questioni giuridiche
Di rapporti bilaterali, e in particolare di libera circolazione delle persone, si è occupato giovedì anche il Comitato misto Svizzera- UE, stando al quale l’applicazione delle intese negoziate non presenta al momento punti di frizione, anche se già oggi si può prevedere che sul più lungo periodo si verificheranno crescenti divergenze dal profilo giuridico.
Il diritto europeo, a differenza dell’accordo bilaterale, è infatti evolutivo e il Comitato misto, riunitosi a Bruxelles, ha preso atto di questa realtà, ha detto il capo della delegazione svizzera Dieter Grossen, vice direttore dell’Ufficio federale della Migrazione.
Il Comitato, in fatto di libera circolazione, ha constatato che gli accordi funzionano globalmente bene, anche se adeguamenti potrebbero rivelarsi necessari relativamente ai tempi di riconoscimento dei diplomi professionali, che in Svizzera risultano più lunghi rispetto all’Europa.
Imposizione alla fonte e musei
Nella riunione odierna la delegazione europea ha criticato, giudicandola discriminante, l’imposizione alla fonte alla quale sono sottoposti taluni lavoratori dell’UE che operano in Svizzera.
La delegazione elvetica ha dal canto suo biasimato quella che ha definito una pratica illecita dei musei italiani, che vendono biglietti d’entrata a prezzo differenziato a seconda se i visitatori sono cittadini europei o svizzeri.
Miliardo di coesione
In altro ambito, ma sempre giovedì, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, ha dichiarato che un “no” popolare al contributo svizzero di un miliardo di franchi in favore dei paesi dell’est verrebbe recepito molto negativamente in Europa. Barroso si appresta a ricevere, lunedì, la visita del presidente della Confederazione Moritz Leuenberger.
Proprio giovedì è stato annunciato che è riuscita la raccolta di firme per indire un referendum contro il “miliardo di coesione”, promosso dallUDC (destra dura) e dalla Lega dei Ticinesi.
swissinfo e agenzie
1972: La Svizzera e la Comunità europea firmano un accordo di libero scambio.
1992: Berna deposita una domanda d’adesione all’Unione europea. Nello stesso anno il popolo rifiuta in votazione di entrare nello Spazio economico europeo.
2002: Entrata in vigore del primo pacchetto di accordi bilaterali conclusi con l’Unione europea.
2004: Berna e Bruxelles firmano il secondo pacchetto di accordi bilaterali.
Le relazioni tra la Svizzera e l’Ue si basano su due pacchetti di accordi bilaterali. Per consentire un migliore funzionamento di questi accordi, che contengono temi molto disparati, si è tornati a parlare di “accordo-quadro”.
Nel 2006 questo modello di funzionamento potrebbe essere approfondito. Ma prima di riprendere negoziati sulla sostanza, l’Ue chiede alla Svizzera di definire meglio il tipo di relazione bilaterale a lungo termine che intende perseguire.
Il governo ha ora appena pubblicato l’atteso rapporto sulle relazioni tra la Svizzera e l’Ue, che conferma la predilezione elvetica per la via bilaterale. La domanda d’adesione, per ora congelata, non viene comunque ritirata.
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