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L’Ue sulla via dello scambio automatico di dati fiscali

I ministri delle finanze dell'Ue hanno trovato un accordo sulla cooperazione amministrativa in ambito fiscale. Reuters

Gli Stati membri dell'Unione europea (Ue) si sono accordati per rafforzare la cooperazione amministrativa in ambito fiscale. Per l'Associazione dei banchieri svizzeri, l'adesione della Svizzera allo scambio automatico delle informazioni rimane impensabile.

Bruxelles affina le proprie armi nella lotta ai crimini fiscali. Con l’adozione della bozza di direttiva da parte dei ministri delle finanze dei 27 paesi membri dell’Ue, si sono gettate le basi per uno scambio automatico d’informazioni per alcune categorie di reddito.

«È un passo in avanti fondamentale nella lotta contro l’evasione e la frode fiscale», ha affermato martedì il commissario Ue alla fiscalità Algirdas Semeta.

«La Svizzera – ha reagito James Nason, portavoce dell’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) – riconosce l’importanza della cooperazione internazionale in ambito fiscale ed è un partner affidabile nella lotta alla frode fiscale e ad altri crimini finanziari».

«Tuttavia – ha puntualizzato a swissinfo.ch – la Svizzera continua ad opporsi ad ogni sistema di scambio automatico delle informazioni: la richiesta di assistenza deve essere giustificata e deve concernere individui ben definiti».

L’ASB ha poi fatto notare che l’accordo regola innanzitutto i rapporti interni tra i paesi membri dell’Ue. Non dovrebbe dunque avere un impatto sui negoziati fiscali in corso tra Berna e alcuni paesi europei, in particolare la Germania e la Gran Bretagna.

La “scusa” del segreto bancario non basta

La nuova direttiva europea sulla «cooperazione amministrativa nel settore della fiscalità» si articola su due assi.

Dalla sua entrata in vigore nel 2013, la legge imporrà l’applicazione degli standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sullo scambio d’informazioni tra le amministrazioni fiscali dei 27 Stati membri.

Due anni più tardi, lo scambio d’informazioni dovrà avvenire automaticamente per cinque categorie di reddito: salari, pensioni, prodotti assicurativi sulla vita, proprietà immobiliare e gettoni di presenza.

Con la nuova norma, che deve ancora ottenere la luce verde del Parlamento europeo, gli Stati membri non potranno inoltre più nascondersi dietro il segreto bancario per rifiutarsi di fornire informazioni, ha sottolineato Semeta.

Nel testo è infatti indicato che uno Stato membro non può rifiutarsi di collaborare sulla sola base che l’informazione concernente un contribuente è detenuta da una banca o da un istituto finanziario.

La fine delle intese bilaterali?

L’accordo è stato accolto positivamente anche dal Lussemburgo, che assieme all’Austria figura tra i partigiani del segreto bancario. «Lo scambio automatico non concerne né i redditi del risparmio, né i dati bancari», ha precisato il ministro delle finanze lussemburghese, Luc Frieden, stimando che verrà mantenuta la protezione della sfera privata.

Frieden si è detto in particolare soddisfatto dell’inclusione nell’intesa di alcuni aspetti «importanti». Tra questi: il divieto di procedere alle cosiddette “fishing expeditions”, ovvero le ricerche generalizzate di informazioni su contribuenti senza disporre di indizi, e la non retroattività delle procedure (la richiesta di informazioni non potrà avvenire sui periodi antecedenti il primo gennaio 2011).

Inoltre, ha rammentato, «soltanto le informazioni disponibili per le autorità fiscali» dovranno essere trasmesse a un paese terzo.

Anche per l’Italia, che per bocca del ministro Giulio Tremonti aveva criticato gli accordi che Berna sta negoziando con la Germania e la Gran Bretagna, ha reagito favorevolmente all’accordo dei 27. «Questo porrà fine ai tentativi di concludere degli accordi bilaterali», ha detto Tremonti, contraddicendo così gli auspici dell’ASB.

L’obiettivo non cambia

Per l’analista Jean Russotto, avvocato che rappresenta gli interessi della piazza finanziaria Svizzera a Bruxelles, «l’Ue non ha modificato la sua posizione sullo scambio automatico d’informazioni».

«Ha optato per un approccio progressivo e in questo contesto possiamo dire che l’Austria e il Lussemburgo sono riusciti a contenere il cammino verso l’automatismo, a guadagnare un po’ di tempo».

L’obiettivo rimane però lo stesso: lo scambio automatico d’informazioni, aggiunge l’esperto in questioni bilaterali. «I 27 hanno finalmente deciso un certo numero di standard europei ambiziosi. Con la stessa perseveranza, la Commissione tenterà di esportare questi criteri ai paesi terzi».

Febbraio 2009: Berna autorizza l’UBS a trasmettere agli Stati Uniti l’identità di 255 clienti che la banca ha aiutato a evadere il fisco, in violazione della legge sul segreto bancario.

Marzo 2009: nel mirino dell’OCSE, Berna decide di allentare il segreto bancario adottando gli standard in materia di scambio d’informazioni.

Aprile 2009: il G20 inserisce la Svizzera nella lista grigia dei paradisi fiscali disposti a fare degli sforzi per migliorare lo scambio di informazioni.

Agosto 2009: Svizzera e Stati Uniti trovano un accordo su UBS. Gli americani non pretendono più di ottenere i dettagli di 52’000 detentori di conti bancari. Viene offerta un’assistenza amministrativa per 4’450 conti.

Settembre 2009: dopo aver firmato dodici convenzioni contro la doppia imposizione (CDI) secondo i criteri dell’OCSE, la Svizzera viene stralciata dalla lista grigia.

Novembre 2009: il governo propone al parlamento di sottoporre le nuove CDI a referendum facoltativo. L’Ue rimanda al 2010 un progetto di accordo sulla fiscalità del risparmio che implica lo scambio automatico d’informazioni.

Posizione ufficiale: La Svizzera si oppone allo scambio automatico. L’assistenza amministrativa è accordata caso per caso, in risposta a richieste concrete e giustificate. Lo scambio d’informazioni è limitato alle imposte considerate nelle relative CDI.

Traduzione e adattamento dal francese di Luigi Jorio

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