La campagna più cara della storia
Non soltanto i partiti nazionali, ma anche quelli cantonali e i singoli candidati spendono cifre importanti per la lotta elettorale. Secondo le stime, i milioni investiti sono circa 50.
La novità di quest’anno è che i costi stessi della campagna sono diventati un tema di discussione. Delle spese in continuo aumento che preoccupano i politologi.
I candidati alle imminenti elezioni federali sono sorridenti sempre e ovunque, sui manifesti e nei giornali, da Basilea a Chiasso, da Ginevra al lago di Costanza. Gli osservatori politici sono concordi: mai finora è stato investito così tanto denaro per la campagna. Secondo le stime più modeste, la somma impiegata si situa attorno ai 50 milioni di franchi.
Soltanto per gli annunci pubblicitari nei giornali, Publicitas indica che sono stati utilizzati oltre 20 milioni di franchi. La crescita rispetto al 2003 ammonta a circa un terzo. Anche la Società svizzera di affissione approfitta del momento favorevole, ma non rende note indicazioni precise.
L’UDC usa l’artiglieria pesante
La pubblicità elettorale dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice) è particolarmente visibile. Ciò non stupisce, visti gli importanti mezzi impiegati: il 40% degli annunci apparsi nei giornali e nelle riviste sono stati pagati dal partito.
Il presidente dell’UDC, Ueli Maurer, fa tuttavia notare che il budget del partito a livello nazionale ammonta a soli 5 milioni di franchi. Questa cifra, se confrontata a quelle dichiarate dagli altri partiti nazionali, situa ad ogni modo l’UDC al primo posto.
Secondo i dati forniti dalle segreterie, i socialisti hanno investito 1,2 milioni di franchi, i popolari democratici 1,5 milioni e i liberali radicali 1,6. In confronto, la somma di denaro impiegata dai Verdi appare irrisoria: 70’000 franchi, di cui 20’000 sotto forma di donazione.
Il peso dei partiti cantonali
La situazione dei Verdi mostra inoltre che il peso del budget nazionale per la campagna è relativo: la sezione ecologista del canton Vaud dispone ad esempio di circa 200’000 franchi. Casi simili si riscontrano pure presso gli altri partiti: la sezione zurighese dei socialisti può contare su 900’000 franchi da destinare alla campagna, ossia una cifra quasi uguale al budget del partito nazionale.
In uno studio pubblicato nel 2001, i politologi Andreas Ladner e Michael Brändle avevano calcolato che i 120 partiti cantonali potevano disporre, sull’arco di un anno, di un budget complessivo pari a 27,7 milioni. Una cifra che nel frattempo è sicuramente aumentata in misura considerevole.
A ciò si aggiungono i fondi utilizzati dai candidati stessi per le campagne di promozione e i comitati di sostegno: tali contributi possono raggiungere i 300’000 franchi per persona.
Oggetto di discussione
«Ancora più interessante degli importi assoluti impiegati per la campagna, è il fatto che i costi stessi e la provenienza dei fondi siano diventati un tema della lotta elettorale», sottolinea il politologo Oscar Mazzoleni.
Ad esempio, il Partito socialista ha stimato che in realtà il budget elettorale dell’UDC ammonta a ben 15 milioni di franchi. Il presidente democentrista Maurer ha smentito questa supposizione.
Sempre secondo i socialisti, l’UDC sarebbe inoltre sponsorizzata da vari sostenitori, tra cui il ministro Christoph Blocher, con doni dell’ordine di vari milioni. «Ciò è assurdo», replica il portavoce del partito Roman Jäggi, secondo il quale la maggior parte (90%) delle donazioni proviene da persone legate alle piccole e medie imprese, a cui preme che Christoph Blocher sia rieletto in Governo.
La crescita non si fermerà
L’importante aumento delle spese legate alla campagna elettorale inquieta pure il giurista Tiziano Balmelli, docente all’Università di Friburgo ed esperto in materia di finanziamento ai partiti e alle campagne elettorali. «Vi sarà sempre maggiore disuguaglianza e aumentarà la pressione per reperire nuovi fondi: ciò costituisce un pericolo per la democrazia», sottolinea.
Balmelli non si attende grandi miglioramenti nemmeno dalla trasparenza, caldeggiata da più parti, sul finanziamento delle campagne elettorali. L’esperto rammenta infatti che scandali legati a questa tematica si sono verificati anche in paesi quali Stati Uniti e Germania, che dispongono di normative più rigide.
Da vari anni, Tiziano Balmelli ribadisce la necessità di limitare i mezzi finanziari. A questo proposito, il Parlamento del cantone Vaud ha recentemente approvato una mozione in tal senso. Il giurista ticinese non si fa tuttavia particolari illusioni: «Non vi è nessuna lobby a favore del contenimento dei costi elettorali».
Gerhard Lob
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)
In Svizzera, lo Stato non finanzia i partiti politici. Buona parte dei fondi proviene da membri e donatori.
I grandi partiti borghesi mantengono il segreto in merito ai nomi: «Se rivelassimo la loro identità, numerosi sostenitori interromperebbero i loro versamenti», sottolinea il portavoce dell’UDC Roman Jäggi.
I partiti sono inoltre sponsorizzati dai loro stessi rappresentanti. Per esempio, entrambi i ministri socialisti Micheline Calmy-Rey e Moritz Leuenberger contribuiscono con un importo situato tra 15’000 e 20’000 franchi, afferma il segretario generale Thomas Christen.
Anche la ministra popolare democratica Doris Leuthard versa al proprio partito 12’000 franchi.
L’economia elvetica sostiene a sua volta i partiti politici, mantenendo però il più stretto riserbo in merito a cifre e beneficiari.
Con qualche eccezione: l’assicurazione Mobiliare ammette di versare 10’000 franchi l’anno a ogni partito di Governo, al fine di rafforzare le istituzioni svizzere.
Il mantenimento e il sostegno al sistema politico svizzero di milizia è importante pure per la banca UBS, che a sua volta sostiene finanziariamente i partiti politici. Ma senza fornire alcun dettaglio.
Medesima riservatezza anche da parte di economiesuisse, principale associazione mantello dell’economia elvetica. Secondo il portavoce Roberto Colonnello, il sostegno puramente economico ai partiti sarebbe tuttavia assai marginale: «Siamo organizzati per settori economici e aiutiamo i partiti borghesi con offerte formative, per esempio in materia di comunicazione».
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