“La Cina è sempre interessata alla Svizzera”
La consigliera federale Micheline Calmy-Rey ha tracciato un bilancio "molto positivo" del suo viaggio in Cina, dove ha incontrato esponenti del governo e inaugurato un nuovo consolato svizzero.
I due paesi hanno firmato un protocollo d’intesa nel campo della formazione superiore ed hanno confermato la volontà di intensificare la collaborazione in diversi ambiti.
L’obiettivo della seconda visita in Cina della ministra degli affari esteri era di consolidare un legame che dura oramai da oltre 50 anni. E così è stato.
Durante i cinque giorni trascorsi tra Pechino e Canton, Micheline Calmy-Rey ha potuto constatare di persona la disponibilità delle autorità cinesi a proseguire sulla via bilaterale.
“Sono molto soddisfatta della visita. Ho avuto la conferma che la Cina è sempre interessata alla Svizzera”, ha indicato a swissinfo la consigliera federale.
Visita proficua
Che i rapporti tra i due paesi sono più che buoni lo ha confermato il documento sulla collaborazione nella politica dell’insegnamento superiore firmato venerdì a Pechino.
L’accordo prevede incontri tra delegazioni degli istituti di formazione di Svizzera e Cina e una nuova regolamentazione per l’ottenimento di borse di studio.
Anche sul fronte economico – come ci spiega Massimo Baggi, responsabile delle relazioni bilaterali con Asia e Oceania presso il Segretariato di Stato dell’economia – la visita cinese è stata proficua.”Sono molto soddisfatto siccome ho notato molto dinamismo”.
“Gli accordi a livello bilaterale e multilaterale con la Cina funzionano bene. In futuro vogliamo comunque far fronte ai nuovi bisogni, come una migliore protezione della proprietà intellettuale”, rileva Baggi, membro della delegazione.
Consolato a Canton
Nella provincia del Guangdong – la regione trainante dell’economia cinese – è stata inaugurata una nuova rappresentanza elvetica, la quarta dopo quella di Pechino, Shanghai e Hong Kong.
“Con il consolato generale di Canton (Guangzhou) intendiamo rafforzare la presenza di una Svizzera moderna in una regione tecnologicamente avanzata”, ha commentato Calmy-Rey.
La ministra elvetica non nasconde che le sarebbe piaciuto avvicinare ulteriormente i due paesi, firmando un protocollo d’intesa che abbraccia diversi settori (commercio, diritti umani, protezione dell’ambiente, tecnologia,…).
Contrariamente a quanto apparso domenica sulla “SonntagsZeitung”, non intende tuttavia agire di propria iniziativa.
“Non è vero che volevo ad ogni costo sottoscrivere un documento quadro con la Cina senza il consenso del Consiglio federale. D’altronde, la firma di un accordo in questo senso non rientrava negli obiettivi del mio viaggio”, ha spiegato.
Diritti umani
Interrogata sulle richieste della comunità tibetana in Svizzera – la quale aveva sollecitato la ministra a sensibilizzare i dirigenti cinesi sulla questione tibetana – Calmy Rey si è voluta rassicurante.
“I tibetani in Svizzera possono stare tranquilli. Ad ogni occasione parlo della loro condizione, siccome con i cinesi posso affrontare anche i temi più sensibili”, ha detto a swissinfo.
Da quando Berna e Pechino hanno iniziato un dialogo sui diritti umani (1991), i risultati a livello concreto sembrano però limitati.
La causa risiede forse nell’approccio poco deciso della Svizzera. O magari nell’evoluzione della Cina, che cresce in fretta, ma cambia lentamente.
swissinfo, Luigi Jorio, Canton
La Svizzera è stata tra i primi paesi occidentali a riconoscere la Repubblica popolare cinese nel gennaio del 1950.
Il primo dirigente cinese a visitare la Svizzera è stato il premier Zhou Enlai nel 1954.
Nel 1996, Jean-Pascal Delamuraz è invece stato il primo consigliere federale a recarsi nel Regno di Mezzo.
L’incontro a Berna tra i due presidenti Ruth Dreifuss e Jiang Zemin (marzo 1999) aveva raggelato le relazioni diplomatiche, dopo che Zemin fu accolto sulla piazza federale dai fischi degli esuli tibetani.
Le visite reciproche sono riprese pochi mesi dopo, con i viaggi ministeriali di Adolf Ogi, Pascal Couchepin, Samuel Schmid, Joseph Deiss e Micheline Calmy-Rey.
La presenza della delegazione svizzera a Canton (Guangzhou) è coincisa con l’inaugurazione di una mostra dedicata al design elvetico.
L’esposizione al Museo d’Arte del Guangdong presenta una serie di oggetti dalla linea moderna e dai colori vivaci. Il tutto rigorosamente “Made in Switzerland”, come i tipici coltellini da tasca o gli orologi da polso.
Swiss Design Now, curata dal direttore della Scuola cantonale di Arte di Losanna Pierre Keller, è stata allestita dapprima a Shanghai (2005) e poi a Pechino (settembre 2006).
Alla fine dell’anno prossimo approderà anche in Svizzera.
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