La concorrenza fiscale tra i cantoni va frenata?
Con l'iniziativa popolare "Per imposte eque", in votazione il 28 novembre, il Partito socialista vuole contrastare gli eccessi della concorrenza fiscale, che favorirebbero soltanto una minoranza di ricchi. Per il governo e i partiti borghesi, l'iniziativa minaccia la sovranità dei cantoni e la piazza economica svizzera.
Nell’ambito del sistema federale svizzero, i cantoni dispongono di ampi poteri in diversi settori, tra cui in quello della fiscalità. Possono, tra l’altro, fissare le tariffe delle imposte dirette in modo autonomo, tenendo conto degli introiti di cui necessitano per finanziare le infrastrutture e i servizi pubblici cantonali.
Già da molto tempo non pochi cantoni si servono della loro sovranità fiscale come strumento di promozione economica: tramite aliquote d’imposizione vantaggiose cercano infatti di attirare imprese e facoltosi contribuenti da altri cantoni e dall’estero. Negli ultimi anni la concorrenza fiscale si è così alquanto inasprita.
Alcuni cantoni si sono spinti fino ad introdurre tariffe uniche (flat tax) per tutte le categorie di reddito o addirittura decrescenti per i redditi più alti. Alcuni cantoni offrono inoltre privilegi fiscali ad aziende o privati stranieri.
Questa politica ha favorito il turismo fiscale. Ad esempio, diversi noti manager, come Daniel Vasella, Marcel Ospel, Oswald Grübel hanno lasciato negli ultimi anni i cantoni di Basilea o Zurigo per trasferirsi a Svitto o Zugo. Anche varie imprese e numerosi cittadini europei si sono lasciati sedurre dai regimi d’imposizione particolarmente allettanti.
Critiche anche dall’Ue
I regimi d’imposizione introdotti da alcuni cantoni hanno finito per irritare l’Unione europea. Secondo Bruxelles, i vantaggi concessi a determinati tipi di imprese europee (società holding, società di gestione e società miste) equivalgono ad aiuti statali e violano gli accordi di libero scambio. I Ventisette stanno esercitando grandi pressioni per costringere il governo svizzero ad aprire trattative in materia di fiscalità.
Gli incentivi al turismo fiscale hanno suscitato proteste anche da parte di altri cantoni, che devono sopportare un’infrastruttura troppo pesante per poter partecipare a questa corsa al ribasso. Ad esempio, Zurigo si è visto strappare negli ultimi anni diversi ricchi contribuenti dai cantoni vicini, che approfittano nel contempo della vasta offerta zurighese di posti di lavoro, università, trasporti pubblici e attività culturali.
Nella vertenza sulle imposte decrescenti è intervenuto nel 2007 perfino il Tribunale federale, chiamato a pronunciarsi su un ricorso inoltrato contro la nuova legge fiscale adottata dal canton Obvaldo. Secondo la massima istanza giudiziaria svizzera, le aliquote decrescenti sono anticostituzionali, dal momento che violano il principio “dell’imposizione secondo la capacità economica” (art. 127 capoverso 2 della Costituzione federale).
Tariffe minime d’imposizione
È in questo contesto che si iscrive l’iniziativa del Partito socialista “Per imposte eque. Basta con gli abusi nella concorrenza fiscale”. Secondo lo schieramento di sinistra, l’inasprimento delle rivalità fiscali minaccia la coesione nazionale e contravviene ai principi di giustizia sociale.
Del turismo fiscale approfitterebbero soltanto poche persone ricche, che possono cambiare facilmente il loro luogo di residenza. Per alleggerire il carico fiscale di questa minoranza, i cantoni si priverebbero degli introiti necessari al finanziamento delle prestazioni statali in favore della collettività e delle classi meno favorite.
Depositata nel 2008, l’iniziativa dei socialisti propone innanzitutto di ancorare nella Costituzione federale un divieto delle imposte decrescenti. Il testo mira inoltre a frenare la concorrenza fiscale, introducendo tassi minimi d’imposizione per i redditi e i patrimoni più alti.
Un’aliquota di almeno il 22 percento dovrebbe essere applicata in tutti i cantoni sui redditi imponibili superiori a 250’000 franchi. I patrimoni a partire da 2 milioni di franchi dovrebbero invece essere tassati con aliquota minima del 5 per mille. Questi adeguamenti toccherebbero circa il 2 percento dei contribuenti in tutta la Svizzera.
Piazza economica indebolita
L’iniziativa “Per imposte eque” è stata respinta dal governo e dalla maggioranza dei membri delle due Camere del parlamento, che invitano il popolo a bocciarla. Ai loro occhi, l’applicazione di un’aliquota minima sui redditi e sui patrimoni costituisce un’ingerenza nella sovranità fiscale dei cantoni.
Se l’iniziativa fosse accolta, le tariffe per i redditi e i patrimoni più alti dovrebbero venir ritoccate verso l’alto in oltre la metà dei cantoni – a livello cantonale o in alcuni comuni. In tal modo, sostengono gli oppositori, non verrebbe solo compressa l’attrattiva fiscale dei cantoni a bassa imposizione, ma sarebbe indebolita tutta la piazza economica svizzera. La concorrenza fiscale permette infatti di attirare ricchi contribuenti dall’estero e contribuisce quindi a mantenere basso il livello delle imposte in Svizzera.
Le regioni periferiche perderebbero inoltre l’opportunità di compensare, attraverso una politica fiscale mirata, gli svantaggi dovuti alla loro posizione geografica rispetto ai cantoni più centrali. Diversi piccoli cantoni e comuni riescono a disporre di mezzi finanziari sufficienti soltanto grazie alla presenza di ricchi contribuenti sul loro territorio.
In Svizzera sono legittimati a riscuotere imposte sia la Confederazione, che i cantoni e i comuni. Le procedure di riscossione sono affidate ai cantoni.
La Confederazione preleva un’imposta sul reddito, chiamata Imposta federale diretta. Le sue principali entrate provengono però da fonti d’imposizione indirette, come l’imposta sul valore aggiunto (IVA), dazi e imposte speciali sul consumo.
Gli introiti dei 26 cantoni derivano invece soprattutto dalle imposte dirette sui redditi e sui patrimoni. Ogni cantone può definire la propria legislazione tributaria e fissare liberamente le proprie aliquote fiscali.
I circa 2’800 comuni possono prelevare a loro volta liberamente, nell’ambito delle disposizioni cantonali, imposte dirette sui redditi e sui patrimoni.
Un’aliquota fiscale pari ad almeno il 22 per cento verrebbe applicata alla quota di reddito imponibile delle persone sole che eccede 250’000 franchi.
Un’aliquota fiscale pari ad almeno il 5 per mille verrebbe applicata alla quota di sostanza imponibile delle persone sole che eccede 2 milioni di franchi.
Per le coppie tassate congiuntamente e per le persone sole con figli, il legislatore ha la facoltà di aumentare il limite di reddito e di sostanza imponibile a partire dal quale l’aliquota fiscale minima sarebbe applicabile.
L’aliquota fiscale media applicabile ad ogni imposta diretta prelevata dalla Confederazione, dai Cantoni e dai Comuni non può decrescere né con l’aumento del reddito imponibile, né con l’aumento della sostanza imponibile.
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