“La medicina integrativa è la soluzione del futuro”
Abbinando le medicine alternative a quella classica si otterrebbero terapie complete, più efficaci e meno onerose. Con questa tesi, il Comitato di sostegno a "un futuro con la medicina complementare" ha lanciato la campagna per la votazione federale del 17 maggio.
L’obiettivo dell’articolo costituzionale sottoposto al verdetto popolare non è affatto quello di contrapporre la medicina convenzionale a quelle alternative.
Al contrario si vuole rafforzare la cooperazione fra le diverse scuole, valorizzando la loro complementarietà, ha puntualizzato venerdì, in una conferenza stampa a Berna, il senatore liberale radicale solettese Rolf Büttiker, promotore del testo adottato dal parlamento.
“Entrambi questi due diversi sistemi medici hanno punti di forza e di debolezza. Utilizzando gli elementi di forza di ambedue si aumenta il tasso di successo dei trattamenti”, ha aggiunto Büttiker.
Per non perdere il treno
Una combinazione vincente, anche secondo Bruno Ferroni, medico generalista e omeopata. “La medicina integrativa è la soluzione del futuro” perché “tiene conto della cartella clinica completa di ogni singolo individuo”, ha pronosticato, basandosi sulla sua esperienza trentennale.
Perciò, “la Svizzera, reputata per la sua medicina altamente specializzata, non può essere in ritardo in questo campo”, ha osservato il dottor Ferroni, illustrando con esempi concreti i risultati terapeutici ottenuti coniugando sapientemente la medicina classica con quella complementare.
Un connubio proficuo che deve essere incentivato nell’interesse della salute. Perciò deve essere accessibile a tutti in tutta la Svizzera e occorre garantire la formazione e la ricerca a livello universitario. Oggi in Svizzera su circa 250 cattedre di medicina ce n’è solo una per quella complementare, ha lamentato Ferroni. Secondo i sostenitori della medicina complementare, sarebbero necessarie almeno 11 cattedre.
Ancorare nella Costituzione federale l’obbligo di considerare la medicina complementare non significa spalancare le porte a una serie infinita di trattamenti alternativi praticati da terapeuti non medici, hanno sottolineato i fautori del nuovo articolo, replicando indirettamente ai timori espressi dagli avversari.
Reintegrare le 5 medicine escluse
Secondo la senatrice socialista bernese Simonetta Sommaruga, i dibattiti parlamentari non lasciano dubbi sul fatto che si tratta di reintegrare nelle prestazioni dell’assicurazione malattie obbligatoria soltanto le cinque discipline alternative stralciate nel 2005 dal ministro della sanità Pascal Couchepin, ossia l’omeopatia, la fitoterapia, la terapia neurale, la medicina tradizionale cinese e quella antroposofica. Così come traspare chiaramente che queste debbano essere praticate da medici diplomati.
Le cinque medicine alternative in questione soddisfano i tre criteri fissati dalla legge per il rimborso da parte dell’assicurazione malattie di base, vale a dire: efficacia, economicità e appropriatezza, ha dichiarato la Sommaruga.
Il programma per la valutazione scientifica eseguito su mandato della Confederazione è giunto a conclusioni diverse perché si è basato esclusivamente su criteri della medicina classica, ha argomentato la senatrice. E ciò è contrario a una sentenza del Tribunale federale del 1997, secondo cui l’esame dell’efficacia non può essere limitato a un’ottica scientifica o di medicina classica.
Reintegrare queste cinque medicine nelle prestazioni rimborsate dall’assicurazione malattie di base è un atto di “giustizia sociale”, secondo Bruno Ferroni. In base alla sua esperienza, il medico grigionese che esercita nel canton Vaud ha calcolato che da quando sono state stralciate dall’assicurazione obbligatoria, circa un paziente su cinque ha dovuto rinunciarvi perché da una parte non ha i mezzi per pagare di tasca propria tali prestazioni e d’altra parte è escluso dalle assicurazioni complementari. Si tratta di anziani o di persone affette da malattie croniche o congenite.
Governo contro parlamento?
Gli oratori hanno d’altra parte biasimato l’atteggiamento ostile del governo federale. In particolare, Rolf Büttiker ha rimproverato all’esecutivo un’informazione faziosa sull’oggetto in votazione e il mancato rispetto della volontà del parlamento. Questo articolo ha avuto il sostegno di “quasi l’80%” dei membri delle Camere federali: gode dunque di un solido consenso interpartitico, ha ricordato il senatore liberale radicale solettese.
Nelle spiegazioni per l’elettorato, il Consiglio federale scrive che “l’articolo fissa un principio generale senza tuttavia precisarne le modalità di attuazione” e che, in caso di accettazione in votazione, si dovranno “sancire a livello legislativo i provvedimenti che consentano di meglio integrare la medicina complementare nel sistema sanitario”. “Ciò è sbagliato”, ha tuonato Büttiker.
Per l’applicazione dell’articolo non occorrono né nuove leggi né nuovi regolamenti: bastano quelle vigenti per la medicina classica. “Manca solo la volontà politica”, ha proseguito Christian U. Vogel, membro della presidenza del Comitato per il sì a “Un futuro con la medicina complementare”.
Proprio a causa dell’assenza di tale volontà, è stata imboccata la via costituzionale per ottenere il riconoscimento della medicina complementare, hanno spiegato i sostenitori. La medicina classica, invece, non è iscritta nella Costituzione federale, semplicemente perché non ne ha alcun bisogno, visto che è già riconosciuta e non è contestata, ha precisato Büttiker.
swissinfo, Sonia Fenazzi
Nel 1999 sono state introdotte provvisoriamente nell’assicurazione malattie obbligatoria cinque medicine complementari – omeopatia, fitoterapia, terapia neurale, medicina tradizionale cinese e antroposofica – praticate da medici.
Durante il periodo di prova di 5 anni è stato valutato se rispondevano ai tre criteri fissati dalla legge per essere rimborsate dall’assicurazione di base, ossia efficacia, economicità e adeguatezza.
Il programma di valutazione ha concluso che la loro efficacia non è provata scientificamente. Nel 2005 il ministro della sanità Pascal Couchepin le ha quindi escluse dall’assicurazione obbligatoria.
Nel frattempo, i fautori hanno lanciato un’iniziativa popolare che proponeva un articolo costituzionale per la “completa considerazione della medicina complementare” da parte di Cantoni e Confederazione. L’iniziativa ha raccolto quasi 140mila firme.
Il parlamento le ha opposto un controprogetto indiretto, che ha mantenuto lo stesso articolo senza il termine “completa”.
I promotori dell’iniziativa hanno allora ritirato il loro testo.
L’elettorato il 17 maggio dovrà perciò pronunciarsi solo sul controprogetto.
Conta fra i suoi membri 36 senatori e 100 deputati, di tutti i partiti in parlamento, oltre a gruppi professionale e d’interesse delle medicine complementari.
Rivendica: la promozione della medicina integrativa, l’inclusione delle medicine complementari nell’assicurazione di base, la creazione di diplomi federali per terapeuti non medici, la preservazione della farmacopea, la garanzia dell’insegnamento e della ricerca in medicina complementare.
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