La ministra della difesa Viola Amherd annuncia le sue dimissioni
Eletta in Consiglio federale nel 2018, Viola Amherd è stata la prima donna a dirigere il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). Lascerà il Governo a fine marzo.
“Dopo oltre 30 anni di politica attiva, di cui più di 25 in una funzione esecutiva, è giunto il momento di lasciare il posto a nuove forze”, ha dichiarato mercoledì la consigliere federale al termine della conferenza stampa in cui ha presentato quello che verosimilmente sarà uno dei suoi ultimi progetti in veste di responsabile del DDPS, che prevede l’introduzione dell’obbligo per le donne di partecipare a una giornata di informazione sul servizio militare e la protezione civile.
L’annuncio arriva a poche settimane dal completamento del suo anno presidenziale. Le dimissioni di Gerhard Pfister, presidente del suo partito, il Centro, una settimana fa, hanno alimentato nuovamente le voci su un addio di Amherd, che ora si concretizza.
Alla domanda se stia sfuggendo dalle critiche sulla gestione dell’esercito, la consigliera federale ha affermato che “bisogna lasciar parlare le malelingue”. Se avesse voluto liberarsi delle sue responsabilità, avrebbe potuto cambiare dipartimento. “Non l’ho fatto”, ha sottolineato.
Appena quattro giorni fa, l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) aveva chiesto le sue dimissioni, accusandola di aver fissato priorità sbagliate per l’esercito e di aver sbagliato nomine. Inoltre, durante la sessione invernale di dicembre, la Delegazione delle finanze delle Camere federali aveva inviato una lettera alla responsabile del DDPS in cui esprimeva preoccupazione per lo stato di diversi progetti dell’esercito.
Viola Amherd ha precisato che era da un po’ di tempo che stava pensando di lasciare la carica.
La consigliera federale ha espresso la convinzione di aver raggiunto alcuni importanti risultati durante il suo mandato. Certo, non tutto è andato alla perfezione, ha ammesso. C’è ancora del lavoro da fare per il suo successore. Fra i ricordi positivi che le rimarranno, ha citato quello dell’anno presidenziale, in particolare.
Per quanto riguarda un bilancio del suo operato ha lasciato con un sorriso che siano i giornalisti a farlo. Ha comunque evidenziato alcuni punti a suo avviso positivi per il DDPS: l’aumento dei fondi per l’esercito, la creazione della Segreteria di Stato della politica di sicurezza, la cooperazione internazionale in materia di difesa, uno studio sulla discriminazione e la violenza sessuale nelle forze armate e il rafforzamento dell’etica nello sport. Fra le sfide a venire, Amherd ha menzionato la crescente polarizzazione del mondo politico.
Nuovi caccia
Eletta a dicembre 2018 al posto della sua compagna di partito Doris Leuthard, Viola Amherd è da subito confrontata con una sfida di rilievo: convincere la popolazione svizzera della necessità di acquistare nuovi aerei da combattimento per l’esercito svizzero.
Una sfida che nel 2014 non era riuscita all’allora responsabile del DDPS Ueli Maurer. L’elettorato aveva infatti respinto l’acquisto dei jet svedesi Gripen.
Il 27 settembre 2020, Viola Amherd può tirare un sospiro di sollievo: seppur per una manciata di voti (50,1% di “sì”) la maggioranza dell’elettorato approva il credito di circa 6 miliardi per l’acquisto di nuovi caccia.
Quando qualche mese dopo la consigliera federale annuncia che la scelta è caduta sui caccia F-35A del produttore americano Lockheed Martin, le critiche si scatenano: aerei troppo costosi, inadeguati alla Svizzera, acquistati senza alcuna considerazione di politica estera. La ministra incassa senza battere ciglio; il suo obiettivo è stato raggiunto.
La stampa ha poi rivelato che il ministro degli esteri Ignazio Cassis e quello delle finanze Ueli Maurer erano in trattativa con la Francia per l’acquisto dei Rafale. Viola Amherd ha sempre dichiarato di non essere stata a conoscenza di queste discussioni.
Una guerra che ha cambiato le carte in tavola
La capa dell’esercito ha anche beneficiato del particolare contesto internazionale. La guerra in Ucraina ha cambiato le carte in tavola, riportando le forze armate al centro delle preoccupazioni.
Il Parlamento intende aumentare il budget militare all’1% del PIL entro il 2030, con l’obiettivo di rafforzare la difesa. E questo nonostante le finanze federali siano in rosso. Appena qualche settimana fa, ha approvato un aumento di 4 miliardi in quattro anni e ha tagliato ampiamente nella cooperazione internazionale.
Durante il suo anno presidenziale nel 2024, Viola Amherd ha dovuto far fronte a diverse turbolenze. Nel caso del presunto “buco” miliardario nelle casse dell’esercito, buco che poi non si è rivelato tale, la comunicazione della consigliera federale e del suo dipartimento è stata lacunosa.
Viola Amherd non si è espressa subito, preferendo inviare il capo dell’esercito Thomas Süssli a spiegare la situazione ai media. Quando finalmente la ministra si è pronunciata, ha contraddetto il suo capo dell’esercito. In conclusione, l’esercito non ha problemi finanziari, ma un problema di comunicazione.
La vicenda dei Leopard italiani
La vallesana ha inoltre dovuto sbrogliare la matassa dell’acquisto di carri armati Leopard 1 dall’Italia nel 2016 da parte dell’azienda di armamenti Ruag, di proprietà della Confederazione. Le transazioni che circondano l’acquisto di questi carri armati sono state poco chiare.
In particolare, ad attirare l’attenzione è stata l’acquisizione di questi carri armati da parte dell’azienda tedesca Rheinmetall. La società ha mostrato interesse per i carri armati sin dall’inizio della guerra in Ucraina, nel marzo 2022. Tuttavia, il Consiglio federale ha rifiutato la vendita alla Rheinmetall, sottolineando non potevano essere trasferiti all’Ucraina.
A seguito di questa mancata rivendita, Brigitte Beck, CEO di Ruag, ha annunciato le sue dimissioni nell’agosto 2023. Nel febbraio del 2024 si è poi dimesso a sua volta il presidente del consiglio di amministrazione Nicolas Perrin, dopo che l’azienda era stata criticata in un audit del Controllo federale delle finanze.
Viola Amherd ha dovuto affrontare altri problemi di personale. Appena nominato a capo del nuovissimo Segretariato di Stato per la politica di sicurezza, Jean-Daniel Ruch ha dovuto rinunciare all’incarico, ufficialmente per scelta personale, ufficiosamente per dei comportamenti considerati inappropriati quando era ambasciatore.
Ridorare il blasone dell’esercito
Malgrado queste difficoltà, Viola Amherd è riuscita con piccoli gesti a ridorare il blasone dell’esercito e a valorizzarne il lavoro.
Durante la crisi del coronavirus, 6’000 militari sono stati mobilitati per sostenere le autorità cantonali. Si è trattato del più grande dispiegamento di forze armate dal tempo della Seconda guerra mondiale. Durante le inondazioni in Ticino e Vallese nell’estate del 2024, l’esercito è intervenuto in soccorso.
Molto apprezzata dall’opinione pubblica, anche se recentemente nei sondaggi la sua popolarità è crollata, Viola Amherd si è anche distinta nel corso del suo mandato per l’avvicinamento alla NATO, che le è valso molte critiche, in particolare da destra.
Nel suo anno presidenziale, la consigliera federale è stata spesso sotto la luce dei riflettori, in particolare nel giugno 2024, quando al Bürgenstock ha accolto i leader di diversi Paesi per la conferenza di pace sull’Ucraina.
Infine, a fine anno, la vallesana ha potuto annunciare al fianco della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen la conclusione dei negoziati tra Berna e Bruxelles per un nuovo pacchetto di accordi bilaterali.
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