La politica della droga continua a far discutere
Il parlamento ha approvato una revisione della legge sugli stupefacenti che dà una base legale alla politica pragmatica seguita nell'ultimo decennio dalla Svizzera. La revisione regola tra l'altro l'uso terapeutico di sostanze stupefacenti. Per la destra la proposta lancia però un segnale sbagliato.
Per capire l’attuale discussione, occorre risalire alla fine degli anni Ottanta. All’epoca la Svizzera era confrontata con una situazione molto difficile sul fronte della droga.
Le scene aperte della droga di Zurigo aprirono gli occhi all’opinione pubblica svizzera e mondiale sulla drammaticità del problema. Molti lettori ricorderanno la fama sinistra del Platzspitz e del Letten, luoghi di ritrovo a cielo aperto di centinaia di tossicodipendenti.
Politica dei quattri pilastri
La Svizzera reagì elaborando la cosiddetta “politica dei quattro pilastri”, un pacchetto di misure volte sia ad evitare la diffusione degli stupefacenti (attraverso la prevenzione delle dipendenze e la repressione del traffico), sia a migliorare le condizioni di vita dei tossicodipendenti (attraverso la riduzione dei rischi collegati alla loro dipendenza e l’offerta di possibilità di terapia e reinserimento sociale).
Con questa politica pragmatica, il paese ha assunto un ruolo di pioniere in Europa, permettendo in particolare la distribuzione controllata di eroina ai tossicodipendenti refrattari ad altre forme di terapia. Nel 1992 il governo ha autorizzato per la prima volta la distribuzione di eroina sotto controllo medico a 250 persone fortemente dipendenti.
Alla specificità del modello elvetico contribuisce anche il sostegno che la popolazione ha dato ai suoi aspetti più controversi: nel 1999 una maggioranza di votanti ha approvato il decreto federale sulla prescrizione medica di eroina.
Il decreto arriverà però a scadenza nel 2009. Già qualche anno fa il parlamento ha perciò cercato di dare una base legale duratura alla “politica dei quattro pilastri”.
Il fallimento della depenalizzazione
Recependo lo zeitgeist elvetico degli anni Novanta, piuttosto pragmatico in materia di droghe, il progetto di legge prevedeva anche una depenalizzazione del consumo di canapa. All’epoca la Svizzera sembrava in procinto di seguire l’esempio dell’Olanda e imboccare una strada più liberale nell’ambito delle droghe leggere.
All’approssimarsi delle elezioni politiche dell’autunno 2003 il vento è tuttavia cambiato. Nel settembre del 2003 e di nuovo nella primavera del 2004 il Consiglio nazionale, la camera del popolo, ha definitivamente affossato il progetto di legge, rifiutandosi di discutere la depenalizzazione della canapa.
La revisione della legge sugli stupefacenti sulla quale gli elettori devono ora esprimersi nasce proprio da quel fallimento e riunisce i punti non particolarmente controversi del precedente progetto. La depenalizzazione della canapa non è più oggetto della revisione – per questo gli ambienti favorevoli alla depenalizzazione hanno lanciato un’iniziativa popolare, sottoposta lo stesso giorno a votazione polore.
Uso terapeutico di sostanze stupefacenti
Nella revisione vengono ribaditi a grandi linee i principi sui cui si basa la prassi attuale. Durante il passaggio alle camere, alcuni possibili punti d’attrito del progetto originario sono stati anzi ancora smussati.
Nell’articolo introduttivo, che definisce gli scopi della legge, l’obiettivo dell’astinenza è messo al primo posto. E il parlamento ha preferito non seguire il governo su un punto di notevole portata simbolica: lo stralcio dell’eroina dall’elenco delle sostanze proibite. Il progetto di legge fissa invece le eccezioni possibili per un uso terapeutico di tutte le sostanze stupefacenti.
Con queste modifiche, il progetto di legge non ha avuto difficoltà ad esser approvato dal parlamento: il Consiglio nazionale lo ha sostenuto con 114 voti contro 68 e 14 astensioni, il Consiglio degli Stati con 42 voti contro 0.
Referendum della destra
Ma tutto questo non è bastato alla destra per abbandonare le sue riserve nei confronti della distribuzione controllata di eroina e di una politica non completamente incentrata sul principio dell’astinenza.
Con il sostegno dell’Unione democratica di centro (UDC), l’Unione democratica federale (UDF), piccola formazione conservatrice d’ispirazione cristiana, ha lanciato con successo il referendum.
Fra i motivi di maggior opposizione alla revisione della legge c’è il fatto che la distribuzione controllata di eroina è finanziata dall’assicurazione malattia. I promotori del referendum temono inoltre che in futuro diventi possibile estendere i programmi di distribuzione controllata ad altre sostanze, come per esempio la cocaina.
I fautori della nuova legge fanno invece notare che l’attuale prassi ha dato buona prova di sé, permettendo un miglioramento delle condizioni sanitarie dei tossicodipendenti e la diminuzione delle morti per droga.
swissinfo, Andrea Tognina
La revisione della legge sugli stupefacenti dà una base legale alla cosiddetta politica dei quattro pilastri (prevenzione, terapia, riduzione dei danni, repressione). In particolare ribadisce la possibilità di distribuire eroina sotto controllo medico a persone da lungo tempo dipendenti e che sono refrattarie ad altre terapie.
Sono inoltre stabiliti i criteri per autorizzare l’uso di sostanze stupefacenti per scopi terapeutici. La revisione, a differenza del progetto respinto dalla camera bassa del parlamento nel 2004, non prevede invece la depenalizzazione della canapa.
In Svizzera il trattamento basato sulla prescrizione di eroina è impiegato dal 1994. Il decreto su cui si basa è stato confermato in votazione popolare nel 1999, ma scadrà nel 2009. All’inizio di quest’anno su 26’000 tossicodipendenti in terapia 1283 partecipavano al programma di distribuzione controllata di eroina.
Il 17 novembre il ministro dell’interno italiano Roberto Maroni (Lega) ha dichiarato a Como che l’Italia non si farebbe distrarre da un eventuale sì del popolo svizzero all’iniziativa per la
depenalizzazione della canapa, in votazione il 30 novembre.
“Noi ribadiamo che per tutte le droghe è necessaria la tolleranza zero. Quelle leggere portano infatti a quelle pesanti”, ha affermato Maroni.
Alla domanda se esista il timore che le zone di confine con la Svizzera diventino un corridoio per lo spaccio, Maroni ha ribadito: “Per noi resta la tolleranza zero”.
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