La Quinta Svizzera ambasciatrice in tempo di crisi
Mentre i paesi occidentali stanno mettendo sotto torchio il segreto bancario, la Confederazione è alla ricerca di una nuova immagine da proporre all'estero. Un compito che, secondo il presidente dell'OSE Jacques-Simon Eggly passa anche dalla Quinta Svizzera che rivendica però più attenzione e riguardo.
Non è un compito facile quello degli oltre 670 mila svizzeri residenti all’estero. Lontani dalla loro patria, sono chiamati ad essere ambasciatori estemporanei di un paese che troppo spesso sembra non rendersi conto dell’importante peso politico che questa comunità riveste.
E proprio ora che l’immagine della Svizzera è oscurata dalla polemica sul segreto bancario, Berna strizza l’occhio ai suoi espatriati perché contribuiscano a sfatare quegli stereotipi così sconvenienti in tempo di crisi. Un appello reiterato anche dal presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE), Jacques-Simon Eggly, che abbiamo incontrato a Senigallia in occasione del congresso del Collegamento svizzero in Italia.
Una nuova immagine per la Svizzera
«Di fronte agli attacchi di paesi come Francia e Germania sul segreto bancario, i nostri connazionali all’estero – spiega a swissinfo Eggly – hanno il compito di veicolare quei valori fondamentali che fanno della Svizzera il paese che conosciamo. Da noi lo Stato non è considerato come un nemico e grazie a questo rapporto di fiducia, la protezione della sfera privata è diventata una priorità, molto più che in altri paesi».
L’introduzione della Svizzera nella cosiddetta “lista grigia” dei paradisi fiscali, stilata dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) a inizio aprile, ha suscitato non poche perplessità anche tra gli svizzeri dell’estero, costretti a rimanere sulla difensiva di fronte a chi accusa il loro paese di sottrarre soldi illegalmente.
«L’OCSE – precisa Eggly- ha comunque una sua parte di responsabilità in questa crociata contro la Svizzera. Invece di agire in modo imparziale, ha preferito stare agli ordini delle grandi potenze come Stati Uniti e Inghilterra, dimenticando che il denaro riciclato o legato al traffico di droga finisce molto più facilmente nelle banche di questi paesi che in quelle elvetiche».
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Quinta Svizzera
Dare per avere
Di fronte a queste accuse, Eggly invita il Governo a passare al contrattacco: «La Svizzera ha sempre pensato di potersi rifugiare dietro il diritto internazionale, ma sta lentamente scoprendo che in questi rapporti di forza, il rischio di isolamento è grande ed è indispensabile trovare nuovi alleati, anche tra gli stessi connazionali all’estero».
L’invito è rivolto alla Quinta svizzera affinché non si lasci intimorire dalle crescenti critiche, ma contribuisca concretamente a dare una nuova immagine di un paese dinamico e aperto ai cambiamenti.
Maggiore responsabilità dunque, ma anche qualche rivendicazione per questa comunità di emigranti che negli ultimi mesi ha dovuto ingoiare bocconi amari. Prima fra tutti la decisione del Parlamento federale di ridurre di 500 mila franchi (su un totale di 1,83 milioni) il budget della Schweizer Revue, la rivista per i connazionali all’estero.
Una battaglia persa che brucia ancora al presidente dell’OSE: «La Confederazione ha un dovere d’informazione verso gli svizzeri dell’estero. Un dovere a cui – in seguito a queste decisioni – non adempie più in modo soddisfacente».
L’ex consigliere nazionale non risparmia nemmeno qualche frecciatina all’indirizzo del Consiglio federale, reo di non ascoltare a sufficienza la voce della Quinta svizzera. «Di fronte ai problemi che toccano direttamente gli svizzeri dell’estero, sarebbe auspicabile che il Consiglio federale consultasse sistematicamente l’OSE». Il ruolo di questa istituzione sarebbe così maggiormente riconosciuto e ufficializzato.
Una voce politica da oltreconfine
In attesa del congresso dell’OSE, in programma dal 7 al 9 agosto a Lucerna, il suo presidente ha ribadito l’importanza di una migliore rappresentazione dei cittadini residenti all’estero dopo la decisione della Camera alta di affossare l’iniziativa del deputato socialista Carlo Sommaruga a favore di circoscrizione elettorale per la Quinta Svizzera.
«Abbiamo sostenuto questa proposta non tanto perché eravamo convinti che fosse la soluzione migliore, ma perché era fondamentale lanciare un dibattito sul tema», spiega Eggly. La priorità, per l’OSE, rimane comunque il potenziamento delle condizioni di partecipazione alle votazioni e alle elezioni federali, attraverso l’e-voting.
Un principio adottato in febbraio dal canton Ginevra e che fa ben sperare Jacques-Simon Eggly: «Le pressioni esercitate dall’OSE hanno avuto un esito particolarmente positivo in questo campo, anche se probabilmente l’e-voting non sarà operativo per le elezioni federali del 2011 come speravamo inizialmente».
«Sono comunque convinto che, passo dopo passo, anche altri cantoni seguiranno questa via, offrendo così un’ulteriore opportunità agli svizzeri dell’estero di partecipare attivamente alla vita politica del loro paese».
Françoise Gehring e Stefania Summermatter, swissinfo.ch, Senigallia
Il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE) costituisce una sorta di Parlamento della diaspora. È l’interlocutore riconosciuto dalle autorità e rappresenta in patria gli interessi degli svizzeri dell’estero.
Il CSE si riunisce due volte all’anno – in primavera e in estate – nella Confederazione per esaminare i temi politici che riguardano la Quinta Svizzera e far conoscere la posizione di quest’ultima.
È composto di 130 rappresentanti delle comunità svizzere sparse in tutto il mondo e di 40 membri residenti nella Confederazione.
La prossima sessione del CSE è in calendario per l’87° Congresso degli svizzeri, che si svolgerà dal 7 al 9 agosto a Lucerna.
Pubblicata dall’Organizzazione degli svizzeri all’estero in tedesco, francese, inglese, spagnolo e – in forma leggermente modificata – anche in italiano, la rivista viene spedita gratuitamente agli svizzeri registrati all’estero. Ha una tiratura di 400’000 copie.
Nei sei numeri annuali, il periodico informa la Quinta Svizzera sugli sviluppi in corso in patria. Contiene inoltre una sezione ufficiale – redatta dal Servizio degli svizzeri all’estero del Dipartimento federale degli affari esteri – che fornisce spiegazioni su leggi, diritti, doveri e pratiche amministrative riguardanti gli espatriati.
La versione italiana (Gazzetta svizzera) appare 11 volte all’anno (tiratura: 28’400 copie) e contiene tutte le comunicazioni ufficiali pubblicate nelle altre lingue.
A dicembre, il Parlamento ha deciso di tagliare di 500’000 franchi il budget destinato a questo organo di informazione. Una decisione che andrà a colpire indirettamente anche la Gazzetta svizzera.
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