La Quinta Svizzera in cerca di peso politico
Una comunità sempre più vasta, che ha contribuito a far crescere l'importanza della Svizzera al di là delle frontiere nazionali. Eppure, non è facile calcolare l'impatto politico in patria dei confederati che vivono all'estero.
Secondo l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) per incrementare la partecipazione degli espatriati agli appuntamenti elettorali sarebbe decisivo introdurre subito il voto elettronico.
Le cifre sono impressionanti. Negli ultimi quindici anni, i cittadini svizzeri residenti all’estero iscritti alle liste elettorali sono schizzati da 12.000 a oltre 110.000 – e non si vedono segnali di flessione all’orizzonte.
“L’importanza degli espatriati continua ad aumentare e anche i partiti politici ormai ne tengono seriamente conto”, dichiara a swissinfo il direttore dell’OSE Rudolf Wyder.
Negli ultimi tre decenni, spiega, l’emigrazione ha cambiato radicalmente faccia: i confederati hanno guadagnato in mobilità e si recano all’estero per studiare, lavorare o semplicemente viaggiare. “Molti, però, ci tengono a conservare legami con la madrepatria e allora si iscrivono alle liste elettorali”.
Club e gruppi di svizzeri all’estero hanno lanciato campagne d’informazione per promuovere la partecipazione attiva degli espatriati alla vita politica della Confederazione. L’OSE, la piattaforma che è punto di incontro per circa 650.000 cittadini elvetici che vivono altrove, due anni e mezzo fa ha inaugurato un forum che consente uno scambio costante con i parlamentari. “Hanno aderito alla nostra iniziativa oltre 80 deputati. Si tratta di una rete di comunicazione preziosa che, anche se indirettamente, garantisce agli svizzeri all’estero l’accesso al Parlamento federale”, sostiene Wyder.
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Nell’arena della politica
Eppure, non è affatto semplice calcolare il peso politico della Quinta Svizzera. Dal 1992, gli espatriati hanno il diritto di partecipare per corrispondenza alle votazioni federali ma, per ragioni che affondano le loro radici nella storia, i voti non sono aggregati e resi pubblici come sottogruppo specifico, ma confluiscono nel computo generale dei suffragi, spesso nella città svizzera in cui l’elettore viveva prima di emigrare.
Eppure, poiché parecchi fra i 2700 comuni elvetici hanno una popolazione limitata, non sarebbe difficile riuscire a ricostruire l’origine geografica di una scheda elettorale. “Ma sarebbe una violazione del diritto di ogni cittadino alla segretezza del voto”, sottolinea Hans-Urs Willi della Cancelleria Federale.
All’inizio di quest’anno, il Parlamento ha così stabilito che i dati elettorali di tutti e 26 i cantoni debbano essere raccolti in un registro centrale.
Una ricerca realizzata quattro anni fa ha fornito una prima indicazione sulle inclinazioni politiche degli svizzeri all’estero: gli espatriati pendono a centro-sinistra, sono in genere più aperti al mondo e più liberali della media dei cittadini rimasti in patria.
“E non credo che sia cambiato molto dal 2003 ad oggi”, commenta l’analista politico Claude Longchamp. Osservazione, la sua, corroborata da una manciata di statistiche elaborate sul tema dai cantoni. Ma resta controversa la questione se gli espatriati possano davvero incidere sul responso delle urne. È opinione comune, ad esempio, che la loro influenza sia stata decisiva, nel 2002, per la sconfitta del referendum che chiedeva un giro di vite sul diritto d’asilo. Ma in effetti non esistono prove vere e proprie che possano convalidare questa versione dei fatti.
“Gli svizzeri all’estero hanno un considerevole potenziale d’impatto sulla politica, ma è un potenziale reso vano dalla dispersione dei loro voti nei cantoni”, sintetizza Wolf Linder, analista politico all’Università di Berna.
Un seggio nella Capitale
Nessun rappresentante degli espatriati siede in Parlamento: non ce ne sono al Consiglio Nazionale, né al Consiglio degli Stati.
I socialdemocratici sono l’ultima forza politica, in ordine di tempo, che abbia tentato di dare voce alla Quinta Svizzera. Con una proposta concreta: farne un cantone a sé, il ventisettesimo della Confederazione, con tanto di quote di rappresentanza in Parlamento, come già succede in altri paesi del mondo.
Tanto il direttore dell’OSE Rudolf Wyder, che l’analista politico Wolf Linder, però, si dicono scettici rispetto alla fattibilità del progetto, che potrebbe tra l’altro suscitare attriti con altri gruppi di cittadini. Ma: “La proposta ha il merito di sottolineare la necessità di impegnarsi perché agli espatriati sia riconosciuto il peso che meritano”, commenta Wyder.
Secondo il direttore dell’OSE, deve partire dal sistema politico l’iniziativa per intrecciare e mantenere reti di relazione e fare crescere la partecipazione dei cittadini all’estero a votazioni ed elezioni. L’OSE chiede ai partiti campagne specifiche e liste dedicate, per incoraggiare la Quinta Svizzera a candidarsi alle prossime elezioni.
Ma in cima alla lista dei desiderata, c’é il voto per posta elettronica. Fa indignare Rudolf Wyder che le autorità federali non sembrino scalpitare per accelerarne l’introduzione. Eppure: “il Consiglio degli svizzeri all’estero lo vuole entro il 2011”.
swissinfo, Urs Geiser
(traduzione di Serena Tinari)
Nel 2006 vivevano all’estero 645,010 cittadini svizzeri (+ 1.7 per cento rispetto al 2005 e + 11.1 rispetto al 2000).
Dei 494,802 espatriati maggiori di 18 anni, 111,249 (ovvero il 22.5 per cento) sono iscritti nelle liste elettorali.
Gli svizzeri all’estero hanno dal 1992 il diritto di partecipare per corrispondenza a votazioni ed elezioni federali.
Attualmente, nessun espatriato siede in Parlamento.
Le principali comunità di svizzeri all’estero sono nel continente europeo: 390,182 espatriati risiedono nell’Unione Europea, principalmente nelle vicine Francia (171,732), Germania (72,384) e Italia (47,012). Nel resto del pianeta, ce ne sono negli Stati Uniti (71,984), Canada (36,374), Australia (21,291), Argentina (15,061), Brasile (13,956), Israele (12,011) e in Sud-Africa (8,821).
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