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La Quinta Svizzera non vota ancora abbastanza

E-voting, una prspettiva ancora lontana per gli svizzeri dell'estero Keystone

La partecipazione degli Svizzeri all'estero agli appuntamenti elettorali raggiunge il 18 percento. Una percentuale che, pur essendo in aumento, è tuttora inferiore alla metà della media svizzera.

Votare dall’estero, anche per corrispondenza, risulta più complicato.

«Non voto, ma leggo la stampa svizzera.» Stabilitosi in Canada nel 1968, Gérard Bochu non vede l’utilità di esercitare i suoi diritti civici. Ma se ci fosse un problema, sarebbe «il primo a salire sulle barricate».

Per René Weiss, che dal 1981 vive nel Burkina Fasso, è il contrario: «Mi interesso molto di politica e partecipo sempre. Salvo alle elezioni federali dello scorso ottobre, perché ho ricevuto il materiale di voto… in dicembre. Ma il problema è in Svizzera, non nel Burkina.»

La posta può essere un problema. Come per Jean-François Salberg, in America del Sud: «Dato il cattivo funzionamento della posta colombiana, era praticamente impossibile che rinviassi la mia scheda in tempo. Ora vado in Ecuador, e il problema sarà risolto.»

Un diritto acquisito da poco

Dal 1° luglio del 1992, gli svizzeri all’estero hanno la possibilità di votare per corrispondenza sul piano federale – e in certi cantoni possono pure esprimersi sul piano cantonale e comunale. Mentre prima, per esercitare i loro diritti civici dovevano rientrare al loro comune di domicilio.

Oggi, sui circa 600’000 svizzeri all’estero (tre quarti dei quali sono bi-nazionali), sono 82’700 a esercitare i loro diritti politici sul piano federale.

Georg Stucky, presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE), stima che «ciò corrisponde a una media del 18,2% delle persone autorizzate a votare».

Difficoltà pratiche

Il tasso delle persone nei registri di voto varia fortemente secondo il paese di residenza e i temi sui quali i cittadini sono chiamati ad esprimersi.

Nel 2002, per esempio, questo tasso ha raggiunto una media del 30,1 % tra gli svizzeri in Italia, il 22,6% in Germania e il 18,9% in Francia.

Gabrielle Keller, responsabile dell’informazione presso l’OSE, commenta: «Più gli emigrati sono vicini alla Svizzera, e più sono attivi politicamente.»

In altre regioni, come l’America latina, ci sono molti bi-nazionali della seconda e terza gnerazione, che non parlano più le nostre lingue. «Quindi non sono più attivi, e a seconda dei paesi i tasso di iscritti si aggira tra il 5% e l’11%», aggiunge Gabrielle Keller.

Temi più o meno facili

Gli internazionali si interessano molto naturalmente a temi quali le assicurazioni sociali o le relazioni con l’Europa e il mondo. Invece, gli oggetti più tecnici o più locali non mobilitano molto, come del resto capita anche in Svizzera.

«Votiamo raramente», spiega Jean-François Salberg in Ecuador, «perché quando si tratta di una votazione, i temi sono spesso troppo tecnici o troppo al limite. Mentre, per le elezioni, non siamo sufficientemente informati sui vari candidati. Per scegliere, bisogna limitarsi ai partiti, ed è frustrante».

I cittadini all’estero devono d’altronde far prova di una grande motivazione, richiedendo di iscriversi nel loro comune per ricevere il materiale di voto, il che costituisce un ostacolo supplementare.

Perché la documentazione non viene inviata automaticamente a tutti gli svizzeri all’estero, stimolandoli così a votare? «Costerebbe troppo», risponde Gabrielle Keller. «Attualmente, gli invii postali costano già circa un milione di franchi.»

Partecipazione in aumento

Ma nonostante tutto, la partecipazione aumenta, e dal 1999 a oggi vi sono 16’000 votanti in più. «Speriamo di raggiungere presto i 100’000 iscritti nei registri elettorali», dichiara Georg Stucky. Ovvero il minimo indispensabile per lanciare un’iniziativa popolare in Svizzera.

L’anno scorso, l’OSE ha lanciato una «campagna per aumentare il peso politico della Quinta Svizzera», utilizzando le relazioni tra i vari club e associazioni di emigrati.

Dal canto loro, le autorità hanno fatto un gesto, autorizzando i comuni a inviare con più anticipo il materiale di voto agli svizzeri all’estero. Vale a dire, da 5 a 6 settimana prima dello scrutinio, invece delle 3-4 settimane che sono la regola nei comuni svizzeri.

Ben venga il voto elettronico

Inoltre, l’OSE chiede l’introduzione del voto elettronico. Ma per questo bisognerebbe introdurre un registro unico degli elettori all’estero. Una cosa impossibile, a causa del federalismo. La confederazione non può esigere che vengano redatti registri cantonali, e ancor meno comunali.

«Si tratta anche di un problema tecnico: sarebbe troppo complicato riunire i dati delle 3600 circoscrizioni elettorali della Svizzera», spiega Gabriella Brodbeck, giurista al Servizio degli svizzeri all’estero.

Per quanto concerne l’e-voting, si sono finora avute esperienze nei cantoni di Ginevra, Neuchâtel e Zurigo. Ma l’introduzione del voto elettronico in SVizzera non sarà d’attualità prima del… 2010, si stima presso la stima della Cancelleria federale. Dunque, pazienza.

Detto ciò, il problema della partecipazione non sarebbe nemmeno risolto del tutto, dato che l’accesso a Internet non è garantito in tutti i paesi.

«Il mio sentimento è che la Quinta Svizzera è anche la quinta ruota del carro, e francamente non so se potrà cambiare», conclude filosoficamente Jean-François Salberg.

swissinfo, Isabelle Eichenberger
(traduzione dal francese: Fabio Mariani)

600’000 svizzeri, circa il 10% della popolazione, vivono all’estero,.
Il 75% circa sono bi-nazionali.
67’000 hanno votato nel 1999, 82’700 nel 2003, cioè il 18% degli aventi diritto.
In Svizzera, alle elezioni federali 2003 si è registrata una partecipazione del 45%.

Gli svizzeri all’estero possono esercitare il loro diritto di voto sia recandosi nel loro comune di domicilio, sia – dal 1992 – per corrispondenza.

Per votare, devono essere iscritti in un comune in Svizzera, sia il loro comune d’origine, sia uno dei loro comuni di domicilio anteriori.

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