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La Quinta Svizzera: una voce non insignificante

Irène Beutler-Fauguel, presidente del Collegamento svizzero in Italia. swissinfo.ch

La comunità svizzera in Italia si sente un po' trascurata dalla classe politica. Ciononostante, l'attaccamento al proprio paese rimane forte, specialmente alla luce dei notevoli passi avanti verso la parità dei sessi.

«Fate sentire la vostra voce e andate al voto. Soltanto così potete influenzare il dibattito politico in patria. La Svizzera ha bisogno del nostro bagaglio di esperienze maturate all’estero, del nostro sguardo da fuori», afferma durante il congresso tenuto a Tirrenia Irène Beutler-Fauguel, presidente del Collegamento svizzero in Italia, invitando gli espatriati in Italia ad andare alle urne il prossimo ottobre.

La Quinta Svizzera ha infatti un peso politico non trascurabile. Conta oltre mezzo milione di aventi diritto di voto, anche se sono soltanto poco più di un quarto, ossia circa 135’000, gli svizzeri all’estero iscritti a un registro elettorale.

Una diaspora trascurata

Considerata il 27esimo cantone elvetico, la diaspora fa gola a molti partiti, specialmente alle quattro formazioni maggiori del paese che hanno inviato i loro esponenti di spicco a fare proseliti durante i congressi della Quinta Svizzera. È stato così in Francia e in Germania. In Italia, invece, di politici in caccia di voti non se ne sono visti.

Un’assenza che ha soffiato forse nella brace del sentimento di abbandono provato da molti svizzeri in Italia. A sentirsi dimenticata dalla classe politica elvetica è, per esempio, Yvette Duroux, presidente del Circolo svizzero di Parma. «Mi sento trascurata da Berna. Negli ultimi anni hanno soppresso molte cose, una su tutte l’AVS facoltativa, assicurazione molto importante per noi donne».

Anche se utilizza toni più pacati, Robert Engeler, presidente della scuola svizzera di Milano, lamenta a sua volta un certo scollamento tra i politici di Palazzo federale e la diaspora. Pure lui, rievoca l’amaro calice dell’abolizione dell’AVS facoltativa per gli svizzeri residenti nei paesi dell’UE, presa dal parlamento elvetico una decina di anni fa.

Parla in seguito di una misura di risparmio più recente: la chiusura dei consolati in Europa. «È un altro duro colpo. Per un terzo degli svizzeri in Italia non sarà più possibile raggiungere un consolato e ritornare al proprio domicilio in un solo giorno. Per un altro terzo, il viaggio con i mezzi pubblici per rinnovare la carta d’identità o il passaporto durerà addirittura tre giorni», sottolinea Engeler.

Le donne e i giovani in politica

Per far sentire maggiormente la propria voce a Berna, la diaspora non punterà tuttavia sugli espatriati in corsa alle elezioni 2011. «Sono troppo poco conosciuti in Svizzera per avere delle possibilità di essere eletti. Noi puntiamo piuttosto sui candidati che vivono nella Confederazione e si interessano alle nostre richieste e preoccupazioni», afferma Robert Engeler.

Bianca Rubino, presidente del neocostituito Collegamento giovani svizzeri in Italia, confida invece nei giovani e nelle donne, i quali si augura sappiano prendersi degli impegni per il futuro, specialmente per quanto riguarda le questioni ambientali. Della politica elvetica è specialmente l’età media dei parlamentari a sorprenderla in positivo. «A differenza dell’Italia, la Svizzera dà la possibilità anche a noi di occupare una poltrona a Palazzo federale», ricorda Rubino.

Fiero della politica svizzera e dello spazio dato a giovani e donne è anche Alberto Fossati, presidente della Società svizzera di beneficenza di Milano. «Anche se il diritto di voto alle donne risale soltanto all’inizio degli anni Settanta, in Svizzera la parità dei sessi ha compiuto notevoli passi avanti. Se non sbaglio, l’anno scorso tre rappresentanti del cosiddetto gentil sesso hanno occupato le più alte cariche politiche nazionali. E anche in Consiglio federale, la maggioranza è femminile», si felicita Fossati.

Il cambiamento storico non è sfuggito nemmeno alla presidente del Circolo svizzero di Parma. «Sono molto contenta di avere quattro ministre donne in governo. È una composizione governativa che al momento l’Italia si sogna», evidenzia Yvette Duroux.

Stemperare i toni tra Svizzera e Italia

Di recente, tra il governo italiano e quello svizzero non è scorso sempre buon sangue. Ad incrinare i rapporti tra i due paesi ci sono le divergenze in materia di fiscalità. A riaccendere il fuoco della discordia ci pensano con una certa regolarità sia il ministro dell’economia italiano Giulio Tremonti sia il presidente della Lega dei ticinesi Giuliano Bignasca con le loro uscite ad effetto.

Di questo inasprimento dei toni tra due importanti partner economici si meraviglia molto Alberto Fossati che si dice anche preoccupato della tendenza della Svizzera a chiudersi a riccio, atteggiamento che non rivede nella cultura elvetica. «Per risolvere questo contenzioso basterebbe sedersi a tavolino per capire ciò che vuole l’Italia, visto che la Confederazione non ha mai nascosto nulla», sostiene il presidente della Società svizzera di beneficenza di Milano.

Per Robert Engeler, questa situazione è il prodotto di una sempre maggiore personalizzazione della politica. Il presidente onorario del Collegamento degli svizzeri in Italia cerca però di stemperare un po’ il clima di tensione, giustificando in una certa misura il ministro delle economia italiano. «Tremonti sta tentando di far quadrare un bilancio statale, difficile da equilibrare, con altre entrate fiscali», sostiene Engeler che si augura di veder ristabiliti al più presto i rapporti di buon vicinato tra due paesi amici.

Nella Confederazione l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) rappresenta gli interessi degli espatriati. Le autorità la riconoscono come portavoce della Quinta Svizzera.

La diaspora ha il proprio parlamento: il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE), che si riunisce in Svizzera due volte all’anno, in primavera e in estate in occasione del Congresso annuale degli svizzeri all’estero.

Alla seduta primaverile tenuta l’8 aprile a Brunnen, nel cantone di Svitto, il CSE ha adottato all’unanimità il “Manifesto elettorale 2011 dell’OSE”, che si rivolge a tutti i partiti e i candidati alle elezioni federali del 23 ottobre.

Si tratta di un catalogo di sette richieste concrete della Quinta Svizzera per la prossima legislatura.

Esso chiede:
– di creare una legge per gli svizzeri all’estero;
– di agevolare l’esercizio dei diritti politici dall’estero (voto elettronico, partecipazione all’elezione dei membri del Consiglio degli Stati);
– di favorire la mobilità internazionale degli svizzeri (accordi sulla libera circolazione delle persone, eliminazione di ostacoli);
– un’assistenza consolare adeguata (rete consolare sufficiente, sviluppo cyberamministrazione);
– di sviluppare la comunicazione con la Quinta Svizzera (Gazzetta svizzera, swissinfo, SwissCommunity);
– di consolidare il Consiglio degli svizzeri all’estero quale organo rappresentativo della Quinta Svizzera;
– di rafforzare/sviluppare la presenza e la partecipazione internazionale della Svizzera.

Alla fine del 2010 nelle rappresentanze svizzere all’estero erano immatricolati 695’101 cittadini elvetici, l’1,5% in più di un anno prima. Di questi ben 538’243 sono maggiorenni ed hanno dunque diritto di voto e di eleggibilità.

In Italia alla fine del 2010 erano immatricolati 49’187 cittadini svizzeri, di cui 38’897 con diritto di voto ed eleggibilità. Iscritti a un registro elettorale erano 13’583, ossia circa il 35%.

La partecipazione politica della Quinta Svizzera aumenta costantemente. Alla fine del 2010, nei registri elettorali erano iscritti 135’877 svizzeri dell’estero, pari a una crescita del 4,5% in un anno.

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