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La riforma della previdenza professionale in una posizione scomoda in vista della votazione

anziano in palestra
Keystone / Ti-Press

A meno di due settimane dalle votazioni federali, la maggioranza del popolo svizzero respingerebbe la modifica della Legge federale sulla previdenza professionale, emerge dal secondo sondaggio della SSR. Anche l'iniziativa sulla biodiversità si incammina verso un "no", benché svizzere e svizzeri residenti all'estero la sostengano ancora.

La riforma della previdenza professionale (LPP) potrebbe essere respinta alle urne il prossimo 22 settembre, stando al secondo sondaggio realizzato dall’Istituto gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR).

Il 51% dell’elettorato si oppone al progetto del Governo e del Parlamento che ha lo scopo di consolidare il “secondo pilastro” del sistema pensionistico svizzero. Il campo dell’opposizione alla riforma ha guadagnato 12 punti percentuali in un mese. Il 42% approva ancora la modifica di legge e il 7% resta indeciso. Lo schema si ripete quasi specularmente per l’elettorato residente all’estero.

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L’orientamento politico e la fiducia nei confronti del Governo sembrano essere i fattori che determinano maggiormente le intenzioni di voto.

Le persone vicine ai Verdi (sinistra ecologista) o al Partito socialista (PS) e coloro che non simpatizzano per nessun partito sono chiaramente contrarie al progetto. Quest’ultimo ha ancora il sostegno di una maggioranza dell’elettorato del Partito liberale radicale (PLR, destra), del Centro e del Partito verde liberale (PVL, centro-destra ecologista), mentre coloro che votano Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) sembrano divisi. “La tendenza verso il ‘no’ si manifesta in seno a tutte le formazioni politiche”, sottolinea la politologa di gfs.bern Martina Mousson.

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Gran parte delle persone interpellate ritiene tuttavia che sia necessario agire. L’85% è dell’opinione che la previdenza professionale delle persone che lavorano a tempo parziale – in particolare le donne – debba essere migliorata. Questa constatazione non basta però a spingere la gente a votare “sì”. Il progetto non sembra quindi rispondere alle attese del popolo, indica l’istituto demoscopico.

Per il secondo sondaggio in vista delle votazioni federali del 22 settembre 2024, l’Istituto gfs.bern ha interpellato 13’979 elettori ed elettrici tra il 26 agosto e il 4 settembre. Il margine d’errore statistico è di +/- 2,8 punti percentuali.

L’argomento principale del campo del “no” sembra colpire nel segno: il progetto sarebbe “una fregatura”, poiché le persone salariate pagherebbero contributi più elevati per ricevere, più tardi, delle rendite pensionistiche più basse. Il 55% è d’accordo con questa affermazione. “È sicuramente l’argomento che influisce di più sulle intenzioni di voto”, aggiunge Mousson.

L’evoluzione dell’opinione pubblica su questa riforma non segue lo schema abituale. Di norma, quando si tratta di un progetto proposto dalle autorità, l’elettorato tende ad allinearsi alle posizioni di Governo e Parlamento con l’avanzare della campagna, ricorda gfs.bern.

In questo caso però, l’errore di calcolo dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali nelle previsioni delle spese dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS, il “primo pilastro”) ha senza dubbio aiutato chi si oppone al progetto. Ricordiamo che, dopo l’annuncio dell’errore, è emerso che il sistema è messo molto meglio di quanto previsto. “Questo ha avuto influenza sulle intenzioni di voto, soprattutto perché il tema è stato trattato estensivamente dai media. L’impatto è tuttavia difficile da quantificare”, afferma Mousson.

L’Istituto gfs.bern constata che “sotto l’impulso dei media si è venuto a creare un clima di preoccupazione sulle cifre e sulle ripercussioni della riforma”. La complessità del progetto e la difficoltà a capirne l’influenza sulla situazione di ogni singola persona sono aspetti che a loro volta hanno giocato a sfavore del testo, afferma gfs.bern.

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Verso un “no” all’iniziativa sulla biodiversità

L’iniziativa sulla biodiversità, dal canto suo, segue invece lo schema abituale nella formazione delle opinioni per questo tipo di votazione. Come succede di norma per le iniziative popolari, il “no” si è rafforzato nel corso della campagna e il testo finirà probabilmente con l’essere respinto alle urne il 22 settembre, secondo il sondaggio SSR.

Il 51% dell’elettorato, ovvero l’8% in più rispetto alla prima indagine demoscopica, è contrario all’iniziativa popolare che chiede di dedicare più risorse e più territorio alla biodiversità. Il 46% è ancora favorevole mentre il 3% non ha ancora deciso come votare.

Le intenzioni di voto della Quinta Svizzera differiscono da quelle di chi abita nella Confederazione. Il 56% di coloro che vivono all’estero sostiene il progetto, il 43% si oppone e l’1% è indeciso.

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“Abbiamo già osservato una simile differenza nell’ambito degli scrutini sulle questioni ambientali”, commenta Mousson. Ci sono due aspetti che spiegano il fenomeno, secondo la politologa: la diaspora ha tendenza a essere più a sinistra e, siccome non paga le tasse in Svizzera, non deve farsi carico dei costi dell’implementazione del testo.

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L’orientamento politico di elettori ed elettrici è determinante per questo tema, secondo il sondaggio. A sinistra dello scacchiere politico, il sostegno all’iniziativa continua a essere importante, così come in seno al PVL. L’elettorato delle altre formazioni politiche, invece, si oppone con fermezza.

L’iniziativa divide anche le zone rurali da quelle urbane. Il 63% di chi vive in campagna si oppone, mentre coloro che abitano nelle grandi città sono in maggioranza a favore della proposta. “Si tratta di una divisione tipica per questo tipo di tematica”, commenta il politologo di gfs.bern Lukas Golder. Sottolinea tuttavia che il divario è meno grande e il dibattito meno emotivo rispetto a quanto accaduto prima delle due iniziative anti-pesticidi nel 2021, segnate da tensioni estreme.   

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A cura di Samuel Jaberg

Traduzione: Zeno Zoccatelli

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