La stampa si interroga sul rimpasto governativo
All’indomani dei cambiamenti che hanno interessato quattro ministeri su sette, i giornali svizzeri parlano di «campo di battaglia», di «parquet di Palazzo ricoperto di cocci», ma anche di «ripartizione ottimale». Gli editorialisti sono tuttavia concordi: il nuovo governo ha affondato già alla prima seduta la collegialità.
«Una buona decisione, malgrado la pecca» è il titolo del commento dell’Aargauer Zeitung il giorno dopo il grande rimpasto in governo federale.
Le Temps parla invece di un «arrocco della discordia» e di un «governo a maggioranza femminile che non ha saputo produrre un consenso». «È un ritorno brutale alla realtà: la ripartizione dei dipartimenti mina gravemente la concordanza», sottolinea il foglio romando.
Per la Neue Zürcher Zeitung si è trattato di una «falsa partenza» e il Blick titola il suo commento con un perentorio «L’arroganza dello pseudo-potere».
Anche per La Regione le «cose non sono partite con il piede giusto» e continua sottolineando come le speranze di una «maggiore compattezza e forza della compagine governativa» siano subito state affossate.
Così come ieri a Palazzo federale, anche nei commenti dei giornali svizzeri le opinioni si dividono sui numerosi cambiamenti alla testa dei dipartimenti federali decisi dal governo: quattro su sette ministeri attendono infatti l’imminente arrivo di un nuovo responsabile. Una parte della stampa nazionale vede il bicchiere mezzo pieno, l’altra mezzo vuoto.
Tutto bene…
Così, per la Neue Zürcher Zeitung, la distribuzione dei ministeri era il primo esame per il nuovo governo. Stando al foglio zurighese, il Consiglio federale ha superato la prova poiché «la maggior parte dei dipartimenti è stata occupata in maniera ottimale».
Anche per l’Aargauer Zeitung i cambiamenti sono stati propizi. Il quotidiano del cantone d’origine di Doris Leuthard sostiene infatti che il dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) necessitava di una ventata nuova dopo tre lustri sotto la direzione del socialista Moritz Leuenberger.
Della stessa opinione è anche la NZZ che sottolinea come il cambio alla testa del DATEC non è «così terribile, come le proteste dei verdi e dei socialisti vogliono far credere».
«Anche il cambio alla direzione del dipartimento dell’economia è logico visti il percorso professionale e l’attività politica di Johann Schneider-Ammann», commenta ancora l’Aargauer Zeitung.
Sulla stessa lunghezza d’onda si trova anche la Berner Zeitung che saluta favorevolmente il cambio al vertice del DATEC. «Con il cambiamento di Doris Leuthard le infrastrutture ritornano di nuovo in mano borghese, così come ha preteso l’Unione democratica di centro. Anche l’industriale Johann Schneider-Ammann si trova splendidamente nel dipartimento dell’economia».
Per l’editorialista del Corriere del Ticino, il rimpasto rientra nel normale ordine delle cose. «L’alternanza, il cambiamento di colore politico e di persona alla testa di un dipartimento chiave, dopo 15 anni di conduzione di Moritz Leuenberger, pare buona cosa» e continua affermando che anche le aspirazioni di Eveline Widmer-Schlumpf sono giustificate, così come l’assegnazione del dipartimento dell’economia a Johann Schneider-Ammann.
…tutto male
Di tutt’altro avviso è invece il Blick, secondo il quale, lunedì, la nuova composizione governativa era aspettata al varco. «Cinque giorni dopo l’elezione suppletiva, questo governo inizia con il piede sbagliato». Il quotidiano zurighese indica immediatamente anche la colpevole di questa situazione: Doris Leuthard. «Non è stata in grado di distribuire in maniera collegiale i ministeri. Si è scontrata infatti con il suo ego».
Del medesimo avviso è anche La Liberté: «Alla prima seduta, il parquet federale è già ricoperto di cocci».
Sul tema della collegialità ritorna anche la Basler Zeitung. «Questo governo che desiderava dare inizio ad un’era nuova, dopo cinque giorni è vecchio quanto quello di prima». E il foglio di Basilea conclude: «Fintanto che i tre partiti di maggioranza non saranno rappresentati degnamente in governo […] non ci sarà tranquillità in Consiglio federale».
La NZZ si chiede inoltre se l’assegnazione del dipartimento di giustizia e polizia alla neoeletta Simonetta Sommaruga trovi una qualche logica. No, stando alla NZZ, e continua affermando che a far riflettere è soprattutto «la maniera con la quale la distribuzione di questo ministero ha avuto luogo: non in maniera collegiale e consensuale».
Del medesimo avviso è anche il romando Le Temps, secondo il quale «la socialista Simonetta Sommaruga sarà chiamata a dirigere un dipartimento contro la sua volontà» e dovrà difendere delle posizioni approvate in votazione popolare che il suo partito ha avversato.
Un tentativo per salvare il seggio
Il Tages Anzeiger si chiede invece nell’editoriale se è possibile non rieleggere una ministra dell’economia che siede alla testa del dipartimento delle finanze da un solo anno. «Eveline Widmer-Schlumpf si augura naturalmente – replica il quotidiano zurighese – che la maggioranza dei parlamentari risponda “no” a questo interrogativo nel 2011».
Anche Le Temps vede in questo arrocco un tentativo da parte di Widmer-Schlumpf di rimanere in governo oltre il 2011. «È un dicastero strategico in cui la direzione ha bisogno di continuità».
Il Tages Anzeiger sottolinea tuttavia che Widmer-Schlumpf con il suo passaggio al dipartimento delle finanze si è inimicata la sinistra, «proprio quel partito che le poteva permettere una rielezione in governo».
Il Blick ritorna invece ad analizzare le forze messe in campo durante l’elezione in governo di mercoledì scorso, durante la quale – stando al quotidiano – la sinistra ha permesso al centro di guadagnare la maggioranza in Consiglio federale. «Il partiti di centro hanno ringraziato la sinistra in maniera un po’ strana. Si sono presi i pezzi di filetto».
Per il Corriere del Ticino, comunque questo bailamme è semplicemente «una tempesta in un bicchiere d’acqua». «Fra un anno – ricorda l’editorialista del foglio ticinese – dopo il test decisivo delle elezioni federali, anche gli equilibri in governo dovranno essere rivisti. […] A meno di un terremoto elettorale, un secondo esponente dell’UDC prenderà il posto di Widmer-Schlumpf e la concordanza verrà rafforzata».
Il Consiglio federale è composto di sette membri.
È eletto dalle due camere del parlamento (consiglio nazionale e consiglio degli Stati) riunite in Assemblea federale.
Dal 2008, in governo sono rappresentati cinque partiti: il Partito socialista (2 seggi), il Partito liberale radicale (2 seggi), il Partito popolare democratico (1 seggio), l’Unione democratica di centro (1 seggio) e il Partito borghese democratico (1 seggio).
I sette membri del governo prendono le loro decisioni in modo collegiale.
Ognuno dei consiglieri federali è a capo di un dipartimento. Diversamente da quanto succede per i ministeri di altri paesi, i dipartimenti federali riuniscono più settori.
A cinque giorni dall’elezione suppletiva per la successione dei ministri Moritz Leuenberger e Hans-Rudolf Merz, il Consiglio federale ha proceduto il 27 settembre 2010 alla ripartizione dei sette dipartimenti e ha stabilito le rispettive supplenze.
• Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE):
Micheline Calmy-Rey, supplente: Didier Burkhalter
• Dipartimento federale dell’interno (DFI):
Didier Burkhalter, supplente: Simonetta Sommaruga
• Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP):
Simonetta Sommaruga, supplente: Eveline Widmer-Schlumpf
• Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS):
Ueli Maurer, supplente: Johann Schneider-Ammann
• Dipartimento federale delle finanze (DFF):
Eveline Widmer-Schlumpf, supplente: Micheline Calmy-Rey
• Dipartimento federale dell’economia (DFE):
Johann Schneider-Ammann, supplente: consigliera federale Doris Leuthard, presidente della Confederazione
• Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC):
Doris Leuthard, supplente: Ueli Maurer
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