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La Svizzera non invierà soldati a Baghdad

I militari svizzeri resteranno a casa Keystone Archive

Il Consiglio federale non intende inviare dei membri del servizio di sicurezza militare in Iraq per assicurare la protezione della missione elvetica di collegamento a Baghdad.

Secondo il governo, gli iracheni potrebbero credere che anche i soldati svizzeri contribuiscano all’occupazione del paese.

L’Iraq è un paese occupato da truppe straniere da quindici mesi. In un contesto del genere, l’invio di militari sul posto, anche se la loro missione si limita ad assicurare l’incolumità delle persone e delle cose, potrebbe aumentare il rischio di attentati contro la rappresentanza svizzera, scrive il Consiglio federale nella sua risposta a una domanda della consigliera nazionale Barbara Haering (PS/ZH).

Inoltre, l’invio di membri del servizio di sicurezza militare deve essere approvato dal parlamento.

Una tale procedura riveste un’importanza politica non trascurabile, prosegue il governo, tanto che sarebbe sicuramente messa in risalto dai media esteri.

L’esecutivo ritiene che i cittadini iracheni potrebbero anche fraintendere le intenzioni della Confederazione. Magari, arrivando a credere che anche la Svizzera ha deciso di inviare le sue truppe nel paese mediorientale a sostegno dell’occupazione.

Una controversa società privata

La consigliera federale Micheline Calmy-Rey aveva già espresso i propri timori in un’intervista apparsa sabato scorso sul quotidiano ginevrino “Le Temps”.

Secondo la Calmy-Rey, sarebbe inadeguato mandare soldati svizzeri in un paese occupato.

“La stampa irachena ha fatto suo questo dibattito e temo che tale invio potrebbe essere mal interpretato. L’opinione pubblica potrebbe anche non fare distinzioni tra i soldati che vengono per combattere e quelli che sono nel paese per proteggere un’ambasciata”.

La responsabile della diplomazia svizzera ha recentemente preso atto del rapporto del Dipartimento federale della difesa sulla fattibilità dell’invio di soldati svizzeri a Baghdad.

Tale rapporto era stato commissionato in seguito allo scoppio di una polemica sulla scelta di Berna di ricorrere ai servizi di una controversa società di sicurezza privata sudafricana, la Meteoric tactical solutions (MTS), per proteggere l’Ufficio di collegamento svizzero nella capitale irachena.

“Nessun problema con MTS”

Nell’intervista, la capa del Dipartimento federale degli affari esteri ha difeso il lavoro effettuato dalla società sudafricana.

“I collaboratori della MTS che lavorano con un mandato svizzero in Iraq non sono dei mercenari. Si trovano sotto la responsabilità del nostro capo missione in loco e non abbiamo mai avuto alcun problema con loro”, ha detto la Calmy-Rey.

La MTS annovera tra i suoi clienti pure due Ministeri iracheni e la Banca mondiale. I sette collaboratori di MTS impiegati alla missione svizzera sono degli ex membri della polizia e dell’esercito sudafricano. Il direttore della società è stato una delle guardie del corpo di Nelson Mandela.

Tuttavia, la MTS non ha ancora ottenuto la licenza d’esercizio in Sud Africa. Un’autorizzazione necessaria per esercitare le attività definite dalla legge sudafricana anti-mercenari, il Foreign Military Assistance Act.

Inoltre, due ex-collaboratori della MTS sono stati implicati in un recente tentativo di colpo di Stato in Guinea equatoriale.

E durante l’apartheid?

La deputata Barbara Haering non è del tutto soddisfatta dalla risposta del Consiglio federale.

Ad esempio, segnala la socialista, il governo non ha chiarito se il personale di MTS aveva, a suo tempo, lavorato per il regime dell’apartheid. La Haering deplora pure il fatto che “la Svizzera delega i rischi a degli altri paesi”.

swissinfo e agenzie

1,6 milioni di franchi per un anno: i fondi stanziati dal governo per garantire la sicurezza dell’Ufficio di collegamento svizzero di Baghdad;
1 mese: il termine entro il quale la Svizzera può disdire il contratto con la MTS, la ditta sudafricana incaricata di proteggere l’Ufficio.

L’Ufficio di collegamento svizzero a Baghdad è gestito da quattro persone: un incaricato d’affari, un console e due collaboratori della Direzione dello sviluppo e della cooperazione.

La loro protezione è assicurata dalla Meteoric Tactical Solutions, una ditta specializzata sudafricana che però non dispone di una licenza nel suo paese d’origine.

La Confederazione ha tuttavia deciso di non affidare l’incarico ai propri militari: l’opinione pubblica irachena potrebbe non fare distinzione tra i militari nel paese per combattere e quelli a protezione di un’ambasciata.

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