La Svizzera rimane sulla via bilaterale
Accettando con pragmatismo l'estensione della libera circolazione, gli svizzeri hanno confermato di voler proseguire sulla via dei bilaterali con l'UE.
Il tema dei rapporti con l’Unione europea continuerà in ogni caso ad occupare l’agenda politica elvetica dei prossimi anni.
In Svizzera esiste una maggioranza chiara, seppur non schiacciante, che è favorevole ad un avvicinamento cauto e pragmatico all’Unione europea e che non si è lasciata impressionare dagli scenari catastrofici disegnati dagli avversari dell’estensione della libera circolazione delle persone.
È questa la prima indicazione che si può trarre dal risultato scaturito domenica dalle urne. Un’indicazione che smentisce i timori di quanti, all’indomani della votazione di giugno sull’adesione della Svizzera agli accordi di Schengen/Dublino, pronosticavano una campagna durissima e un risultato risicato.
Le cittadine e i cittadini svizzeri hanno accettato per due volte, nell’arco di pochi mesi, di approfondire la collaborazione con l’Europa, nell’ambito della sicurezza, dell’asilo e ora del mercato del lavoro, rigettando la diffidenza degli anti-europeisti ad oltranza.
L’estensione della libera circolazione ha anzi ottenuto con il 56% di sì un sostegno percentualmente maggiore di quello registrato da Schengen/Dublino (54,6% di sì). E se come da tradizione la Svizzera francese ha dimostrato di essere più aperta verso l’Europa rispetto alla Svizzera tedesca, ormai non si può parlare di una spaccatura netta del paese.
Vince il pragmatismo
La differenza tra le due parti della Svizzera si è ridotta considerevolmente. Rispetto al voto su Schengen/Dublino, la percentuale di sì nella Svizzera tedesca (e in particolare nelle regioni rurali) è aumentata, nella Svizzera francese è diminuita. I cantoni di Appenzello esterno, Sciaffusa, Turgovia, Lucerna, San Gallo, Argovia, Grigioni, che avevano votato contro Schengen/Dublino, si sono espressi domenica per il sì.
Sebbene queste mutazioni possano essere fatte risalire a cause molteplici – tra cui il ruolo del ministro della giustizia e leader UDC Christoph Blocher nel convincere una parte dell’elettorato di destra a schierarsi con il sì e il peso del no di estrema sinistra nella Svizzera francese – in termini generali si può dire che alle urne ha trionfato il pragmatismo.
Di fronte alle incognite della libera circolazione delle persone, i romandi sembrano aver abbandonato il loro entusiasmo quasi acritico nei confronti dell’Europa. Di fronte alla prospettiva di compromettere le relazioni con l’UE, molti svizzero-tedeschi hanno invece messo da parte, almeno temporaneamente, i loro timori isolazionistici.
A ribadire il no espresso già in occasione del voto su Schengen sono rimasti solo i cantoni della Svizzera centrale, dove il bacino elettorale nazional-conservatore è particolarmente forte, e il Ticino, che da oltre un decennio si esprime regolarmente contro ogni tentativo di avvicinamento all’UE.
L’Europa rimane un tema centrale per la Svizzera
La vittoria del sì all’estensione della libera circolazione delle persone permette al governo svizzero di tirare un sospiro di sollievo, dopo aver affrontato con successo due difficili votazioni di argomento europeo. Per almeno due anni, il popolo svizzero non dovrebbe più essere chiamato ad esprimersi sulle relazioni con l’Unione europea.
La prossima votazione potrebbe tenersi nel 2007-2008, dopo l’adesione all’UE di Romania e Bulgaria. L’estensione della libera circolazione delle persone ai due nuovi paesi dell’unione offrirebbe nuovamente al fronte antieuropeista la possibilità di lanciare un referendum.
Gli accordi bilaterali 1 prevedono inoltre la possibilità per la Svizzera di esprimersi nuovamente sull’intero pacchetto della libera circolazione delle persone (con i «vecchi» e i «nuovi» paesi UE) nel 2009.
Al di là degli appuntamenti alle urne, la questione europea continuerà in ogni caso ad occupare un posto di primo piano nel dibattito politico elvetico. Al centro della discussione c’è in particolare la domanda di adesione all’UE depositata dalla Svizzera nel 1992.
Prospettive allargate
La domanda è ormai congelata, ma da tempo l’Unione democratica di centro (UDC) chiede che sia ritirata. Nelle scorse settimane anche Fulvio Pelli, presidente del Partito liberale radicale (PLR), si è espresso in questo senso.
Finora il governo ha sempre respinto la richiesta, ritenendo che questo passo irriterebbe inutilmente l’Unione europea. Ma intanto ha cercato di allargare le prospettive di politica estera, allontanandosi pian piano dall’obiettivo strategico dell’adesione.
Sia la proposta, avanzata dal ministero degli esteri, di negoziare un accordo quadro con l’Unione europea, che consolidi gli accordi bilaterali e che offra una cornice stabile alle relazioni reciproche, sia il nuovo accento messo sui rapporti con gli Stati Uniti e con i paesi emergenti dell’Asia testimoniano di un approccio più cauto e pragmatico alla questione europea.
Rimane tuttavia il fatto che la via bilaterale ha dei limiti e che per ora nessuno parla di negoziati bilaterali 3, nonostante ci siano dossier sui cui Svizzera e UE sono interessate a discutere, quali la liberalizzazione del mercato dell’elettricità o il commercio di prodotti agricoli. Con un’Europa dei 25 o dei 27 sarà in ogni caso sempre più difficile portare avanti con successo delle trattative bilaterali.
Entro il 2007, il Consiglio federale dovrà presentare un rapporto sui pro e sui contro di un’eventuale adesione all’Unione europea. In questo rapporto dovrebbe essere considerata anche la possibilità di negoziare un accordo quadro con l’UE. Il dibattito sull’Europa non è perciò destinato a finire tanto presto e sulla questione dell’adesione gli sconfitti di oggi potrebbero anche essere i vincitori di domani.
swissinfo, Andrea Tognina
Sì all’estensione della libera circolazione: 1’457’807 voti (56%).
No: 1’147’784 voti (44%).
L’estensione della libera circolazione è stata accolta da 16 cantoni e da 3 semi-cantoni.
L’hanno invece rifiutata 4 cantoni e 3 semi-cantoni.
Tasso di partecipazione al voto: 54%.
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