La Svizzera rinuncia alla missione Atalanta in Somalia
La Svizzera non parteciperà alla missione Atalanta di lotta contro la pirateria al largo della Somalia. La Camera del popolo ha definitivamente respinto l'entrata in materia sul decreto federale urgente che prevedeva l'invio nella regione di soldati elvetici.
La Camera bassa del Parlamento ha rifiutato di trattare l’oggetto per 102 voti contro 81 e 10 astenuti. L’opposizione è giunta soprattutto dai ranghi dell’Unione democratica di centro (UDC), dai Verdi e da alcuni deputati socialisti.
È la seconda volta di seguito, dopo il no del 16 settembre, che il Consiglio nazionale respinge l’entrata in materia sulla missione Atalanta.
La proposta del governo – sostenuta anche dalla Camera dei cantoni (Consiglio degli Stati) – che avrebbe voluto inviare un contingente di 30 militari al massimo nel golfo di Aden, al largo delle coste somale, è quindi stata definitivamente affossata.
Il ministro della difesa Ueli Maurer ha in effetti dichiarato che il rifiuto odierno non lascia più il tempo necessario per coordinare una partecipazione elvetica nel 2010. La Svizzera, ha reagito Maurer, «ha perso un’occasione per fare qualcosa in favore della solidarietà internazionale».
Civili, non soldati
I soldati svizzeri avrebbero dovuto proteggere le navi mercantili elvetiche e le imbarcazioni del Programma alimentare mondiale che trasportano viveri alla popolazione somala.
I militari svizzeri non avrebbero teoricamente potuto essere ingaggiati in azioni offensive. Una condizione che per l’UDC sarebbe stata difficile da rispettare in caso di attacco dei pirati.
Gli oppositori di sinistra chiedevano invece un maggior impegno sul fronte umanitario. Secondo il deputato socialista Josef Lang, la Confederazione deve mettere al servizio della pace le sue competenze civili, e non militari.
I sostenitori del coinvolgimento elvetico hanno dal canto loro rammentato che l’insicurezza che regna al largo del Corno d’Africa compromette l’aiuto allo sviluppo. La mancata partecipazione dei soldati svizzeri, hanno sottolineato in Parlamento, nuoce all’immagine del paese.
Nessun commento da Bruxelles
L’Unione europea (Ue) ha preso atto della rinuncia di giovedì del Consiglio nazionale. Non ha però voluto commentare la decisione di uno «Stato sovrano», hanno indicato fonti diplomatiche a Bruxelles.
L’Ue potrebbe prendere in considerazione un’altra proposta svizzera, che prevede una partecipazione alla lotta ai pirati somali tramite contributi finanziari o l’invio di personale civile.
Nel mese di febbraio, il rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza comune Javier Solana aveva definito però l’eventuale finanziamento elvetico come «non prioritario», preferendo invece un impegno sul piano militare.
swissinfo.ch e agenzie
La marina svizzera – un paese che non ha sbocchi sul mare – è nata durante la Seconda guerra mondiale.
Sei armatori gestiscono 35 bastimenti con una stazza che va dalle 4’000 alle 73’000 tonnellate. Si tratta di navi che trasportano container, prodotti chimici, petrolio e – soprattutto – cereali , carbone e materiali ferrosi.
Tutte le navi portano nomi svizzeri: Lugano, Martigny, Lausanne, Général Guisan, Matterhorn ecc.
Fino a vent’anni fa, la metà dei membri dell’equipaggio era svizzero. Oggi su 600 marinai, solo sei sono svizzeri. Il capitano José Schäffli, uno svizzero d’Argentina, è l’unico ufficiale elvetico.
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