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La Svizzera si riconcilia con gli ebrei

Il Congresso ebraico mondiale e la Svizzera si sono definitivamente riconciliati dopo le tensioni emerse in seguito alla vicenda dei fondi in giacenza del periodo nazista.

L’incontro tra il presidente della Confederazione Pascal Couchepin e Ronald Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale (WJC), «ha ristabilito definitivamente i legami di cooperazione tra l’organizzazione mantello e la Confederazione», ha dichiarato mercoledì Alfred Donath, presidente uscente della Federazione svizzera delle comunità israelitiche.

Il responsabile del WJC rifiuta di adottare «i metodi polizieschi» degli ex dirigenti dell’organizzazione, ha aggiunto Donath. L’ex segretario generale del WJC, Israël Singer, aveva ad esempio paragonato la neutralità elvetica durante la Seconda guerra mondiale alla complicità austriaca o al collaborazionismo francese.

Negli anni ’90, la vicenda dei fondi ebraici era stata marcata da veementi attacchi contro le banche elvetiche, ma pure contro la Svizzera. Nel 1998, l’UBS e il Credit Suisse – accusati di non aver reso i capitali delle persone che avevano aperto un conto nel periodo 1933-1945 – avevano sbloccato 1,25 miliardi di dollari in virtù di un accordo globale con le organizzazioni ebraiche.

Quello di Berna è stato il primo incontro tra un alto responsabile del WJC e un membro del Consiglio federale dall’inizio della vertenza, ha precisato il portavoce di Couchepin, Jean-Marc Crevoisier.

Alla vigilia dell’incontro con Couchepin, Ronald Lauder si era mostrato decisamente meno conciliante in merito al viaggio in Iran della ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, criticata per aver «svenduto la credibilità del suo paese in cambio di 5,5 miliardi di metri cubi di gas».

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